“Non siamo persone
cattive, ma abbiamo fatto una cosa cattiva”: così recita la tagline della serie Bloodline, “rilasciata” da Netflix il 20 marzo scorso, dopo che era
stata presentata un mese prima al Festival Internazionale del Cinema di Berlino.
La narrazione, meticolosamente costruita, è lenta, introspettiva, intensa, misurata,
nella ferocia dei piccoli gesti, nella profondità di sentimenti stratificatisi
e rievocati, nel bruciore di relazioni che specchiano il passato nel presente. Le
vicende e i sentimenti che le accompagnano lo spettatore le assorbe come una
spugna. Si vede che la serie è stata ideata da Todd A. Kessler, Glenn Kessler,
e Daniel Zelman, già autori del successo di Damages,
che qui come lì hanno costruito la tensione slittando fra tempi narrativi
diversi. Cruciale è anche il montaggio.
Protagonisti sono i
Rayburn, una famiglia delle Florida Keys, le isolette a sud della Florida, e le
vicende prendono il via dal ritorno all’ovile della pecora nera della famiglia,
Danny, un incompreso maledetto interpretato con vera maestria dall’attore
australiano Ben Mandelsohn, minaccioso
nella sua apparente innocuità, vulnerabile della sua durezza esteriore. I
genitori Sally (Sissy Spacek) e Robert (Sam Shepard) gestiscono una
casa-albergo per turisti e sono noti e apprezzati nella comunità, tanto che,
per il quarantacinquesimo anniversario del loro resort, la città vuole dedicar loro un molo, festeggiamento che
riporta appunto a casa il figlio maggiore. Il secondogenito John (un sempre
magnifico Kyle Chanlder, che ricordiamo da Homefront
e Friday Night Lights soprattutto, anche
se i più forse lo rammentano per Early
Edition – Ultime dal cielo) è il locale vice-sceriffo, è quello che si fa
sempre carico dei problemi della famiglia ed è felicemente sposato con Diana
(Jacinta Barrett) da cui ha due figli adolescenti; Kevin (Norbert Leo Butz) è
la testa calda, un uomo che lavora rimettendo a nuovo barche e ha il matrimonio
in crisi; Meg (Linda Cardellini, ER) è un’avvocatessa che è fidanzata con
Marco Diaz (Enrique Murciano), partner sul lavoro del fratello John, ma ha
anche una relazione con un suo cliente, Alec (Steven Pasquale, The Good Wife).
Il ritorno di Danny
riporta a galla un tragico evento del passato, la morte di un’altra figlia di
Sally e Robert, Sarah, annegata mentre si trovava con Danny che, colpevolizzato
dal padre, lo aveva picchiato. Tutta la famiglia aveva poi mentito alla polizia
per proteggere il padre. Danny, rientrando, si lega a un giro di spaccio di
droga per recuperare in fretta il denaro che gli serve per pagare un debito
alla malavita, che a Miami aveva bruciato un ristorante da lui avviato. La sua
attività minaccia di portare a fondo tutta la famiglia. E la “cosa cattiva”
della tagline che nella serie è in
bocca a John, e che si scopre subito, è superficialmente quella di aver ucciso
il fratello, fatto poi coperto dagli altri, e in profondità quello di averlo
trattato Danny come un paria e averlo spinto a diventare quello che era,
rendendolo il capro espiatorio delle difficoltà familiari. I come e i perché di
tutto sono rivelati tassello per tassello, lasciando che le dinamiche assumano
via via maggiore pregnanza e significato.
Pur essendo estremamente diversa, richiama The Affair, riuscendo lì dove quest’ultima delude. I legami che uniscono
una famiglia e i segreti e i dolori che le dividono sono centrali, così come il
ruolo che ciascuno finisce per avere all’interno della propria famiglia,
qualche volta forzatamente. È quasi un ammonimento sulle
profezie che si autoavverano. Danny, a cui la famiglia ha attribuito il ruolo
del cattivo, non riesce a liberarsi da questo ruolo nemmeno quando ci prova
disperatamente. Trova più accoglienza dagli amici Eric (Jamie McShane) e
Chelsea (Chloë Sevigny) che da coloro che condividono il suo sangue. In ultimo,
rinfaccia al fratello di non essersi mai sentito sicuro e mai protetto in
famiglia. Ha sempre dovuto supplicare e scusarsi per tutto. A questo punto è l’anti-eroe
per eccellenza. E a seguito di una scena molto intesa in uno dei rapporti fra
fratelli meglio costruiti che si siano visti in TV, Abele (John) ha ucciso
Caino (Danny).
Sono stata nelle Florida Keys, per tre settimane, molti anni fa. Le cose
che probabilmente ricordo di più sono l’inteso caldo, la sensazione di precarietà di quello che mi
circondava, l’amichevolezza delle persone e il lussureggiante paradiso del luogo.
È però un luogo anche di fulmini e tempeste – come mostra la sigla d’apertura
(sotto) sulle note di “The water lets you in” dell’artista Book of Fears. Scegliendolo
come ambientazione, facendo leva sulla polarità atmosferica e utilizzandolo il posto
in modo apparentemente controintuitivo ma simbolico, questo thriller costruisce
un noir insolito, viscerale quanto cerebrale. Sicuramente è una delle migliori
serie del 2015.
Nessun commento:
Posta un commento