Basata sull’omonimo
libro di Pamela Redmond Satran, Younger
è una commedia brillante, divertente, sexy, audace e romantica, ideata da Darren Star (Sex and the City) in onda sull’americana
TV Land.
Liza Miller, una sempre
magnifica e convincente Sutton Foster (Bunheads),
le cui espressioni facciali sono spesso il miglior commento umoristico alla più
bizzarra delle situazioni, è una quarantenne che dopo il divorzio, dovendo mantenere
la figlia Caitlin (Tessa Albertson) all’università, decide di tornare a
lavorare nell’editoria, mondo che aveva lasciato per metter su famiglia. L’ambiente
però è difficile per una donna della sua età e così, con l’aiuto dell’amica Maggie
(Debi Mazar), un’artista lesbica, finge di essere una novellina ventiseienne e
riesce così a farsi assumere dalla Empirical Press, dove diventa l’assistente di
Diana Trout (Miriam Shor) e stringe amicizia con la collega Kelsey Peters
(Hilary Duff). La scambia per coetanea anche un artista dei tatuaggi, Josh
(Nico Tortorella), con cui comincia una relazione.
Leggera e frizzante, questa
serie riesce a portare rispetto ad entrambe le età: da un lato si vede quanto
sia difficile essere una donna matura in un mondo che sembra ormai prestare
orecchio solo alle giovani, allo stesso tempo si mostra come essere ancora verdi
non sia nemmeno quello una passeggiata, per via della scarsa esperienza e del
fatto che gli altri spesso se ne approfittano contando sul fatto che si è
disposti o costretti a sacrificare molto pur di farcela. Allo stesso tempo ci
sono anche gli aspetti positivi e gioiosi di entrambe le fasi della vita, i
diversi riferimenti culturali, il rapporto con i social media. Forse è un po’ stereotipico, ma talvolta gli
stereotipi nascono per una ragione, e qui ci si tiene in un buon equilibrio nel
far notare che l’età è solo un numero, ma che allo stesso tempo non lo è. Lascia
molto su cui riflettere, consapevole delle diverse prospettive.
Il cast è
prevalentemente femminile e ci sono bei rapporti fra donne, di amicizia e
supporto, ma anche di critica. C’è un piccolo potenziale triangolo, fra quel
pasticcino per gli occhi che è Josh - e in quale altra serie si vede una donna
che mette in dubbio il suo rapporto con un uomo solo per il fatto che questi
non legge? - e il capo di Liza, Charles Brooks (Peter Herrman), con cui
effettivamente si percepisce una possibile intesa. Dicono poi che sebbene la
rappresentazione del mondo dell’editoria si prenda numerose licenze poetiche,
ci siano anche molti inside jokes e riferimenti
che solo gli addetti ai lavori riescano a cogliere, molto più realistici di
quanto si potrebbe immaginare.
La premessa apparirà
forzata, ma la serie ti trascina con la sua contagiosa energia. A gennaio
arriva la seconda stagione.
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