Wayward Pines, tratta dall’omonima serie di romanzi di Blake
Crouch, che si trova anche nelle librerie italiane (tre libri che corrispondono
alla prima stagione, pur con variazioni), non tornerà per una seconda stagione
e me ne rammarico. Non si grida al miracolo, ma è stata una serie solida, ben
realizzata e coinvolgente.
Da quello che si sapeva
prima della messa in onda, gli articoli di presentazione,
il mio post in proposito compreso, paragonavano questa serie a Twin Peaks, ma ci sia accorge presto
come questo paragone sia fuorviante. C’è anche qui un agente segreto, in questo
caso Ethan Burke (Matt Dillon), che si ritrova in una bizzarra cittadina in
mezzo ad un panorama boscoso, con tanto di cartello di benvenuto, ma le
similarità di fermano lì.
Molto più azzeccata è l’assimilazione
a Il Prigioniero e a Persons
Unknown. L’agente in questione, andato alla ricerca una sua collega con
cui in passato aveva avuto una relazione, Kate (Carla Cugino), sparisce all’improvviso,
tanto che la moglie Theresa (Shannyn Sossamon) e il figlio Ben (Charlie Tahan) cominciano
a preoccuparsi e a indagare. Ethan, dopo un apparente incidente, si risveglia
in ospedale, accolto dall’infermiera Pam (Melissa Leo, Treme), in una città in cui tutti sono costantemente vigilati da
telecamere e microfoni e devono seguire scrupolosamente alcune regole, come dover rispondere
sempre al telefono e non parlare mai del proprio passato, pena la morte che
avviene con una esecuzione conosciuta come “reckoning”, il “giudizio”, fatta in
pubblico dallo sceriffo Arnold Pope (Terrence Howard, Empire). Molti dettagli del
luogo non convincono (non ci sono veri grilli, i soldi sono finti…). Circondati
da un alto muro di cinta, nessuno può fuggire. Più di qualcuno però, lui
compreso, vuole tornare alla vita di prima e cerca una via d’uscita. A capo dei
“ribelli” c’è proprio quella Kate che Ethan era venuto a cercare, che ora
gestisce un negozio di giocattoli insieme al marito Harold (Reed Diamond)
Portata in TV da Chad
Hodge, quello che distingue questa serie dai due precedenti a cui ho fatto
riferimento è che mentre lì non si arriva mai a una spiegazione, qui invece ce
n’è una, ed è sensata e solida e davvero, nel momento in cui si viene a sapere,
tutti i pezzi nel puzzle vanno al loro posto. Già con “The Truth” (1.05),
quindi a metà esatta di stagione, si scopre la verità, attraverso gli occhi dei
protagonisti più giovani che in una lezione di “orientamento” scolastico ricevono
indicazioni sul fatto di essere la prima generazione di Wayward Pines dalla
loro preside Megan Fisher (Hope Davis). Il protagonista scopre poi la verità
nella puntata successiva (1.06), grazie allo psichiatra locale, il dottor
Jenkins (Toby Jones), poi conosciuto anche come David Pilcher. Scrivo sotto la
spiegazione, saltate il paragrafo se volete evitare spoiler.
!INIZIO SPOILER! Non
siamo nel duemilaquindici, ma nel quattromilaventotto (non lo scrivo in numeri
per evitare che l’occhio legga senza volerlo il numero). Gli abitanti di Wayward
Pines sono gli unici sopravvissuti. Gli esseri
umani nel corso dei secoli si sono trasformati a causa di mutazioni genetiche
in esseri bestiali che si nutrono anche selvaggiamente di carne umana. Sono
quelli che loro chiamano “aberrazioni” o “abbies”. L’unica cosa a proteggerli
ora è il muro di cinta. Se loro si sono salvati è perché uno scienziato, il
dottor Pilcher, aveva previsto che questo sarebbe accaduto, anche se nella
comunità scientifica nessuno gli aveva dato ascolto, e aveva rapito e ibernato
una serie di persone per ripopolare il mondo una volta che si fossero risvegliati.
Lui è “il salvatore” e ha una infrastruttura complessa che gestisce tutto. Ha “riportato
in vita” un primo gruppo di persone, ma non sono stati in grado di accettare la
verità e tutto è andato in rovina. Con questo secondo gruppo di persone da lui risvegliate,
ha deciso di tenere gli adulti all’oscuro, ma di rivelare la verità ai giovani,
mentalmente più flessibili e preparati a ripopolare la cittadina sapendo di
essere l’ultima speranza per l’umanità. !FINE SPOILER!
Si sollevano con leggerezza
molti interrogativi su che cosa significhi e che cosa comporti essere degli
umani, sulla privacy e il controllo, sul senso del tempo, sulla responsabilità,
sul rapporto fra individuo e gruppo, sugli affetti, sull’educazione dei figli. Suspense
e azione sono però la spina dorsale di un thriller dal sapore distopico-fantascientifico.
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