ATTENZIONE SPOILER. Un’esplosiva,
in senso letterale, season finale ha
lasciato Game of Thrones rinvigorito
alla fine di una sesta stagione che ha sicuramente convinto. Dei molti eventi
che l’hanno caratterizzata, probabilmente i due che prima della chiusura hanno
spiccato sono stati la resurrezione di Jon Snow (6.02) e la commovente morte di
Hodor (6.05), il cui ripetere sempre la stessa parola si spiega finalmente con
il suo compito di “hold the door”, tenere la porta, in modo che Bran possa fuggire
e salvarsi. Il sottofinale (6.09) è stato la spettacolosa epica cosiddetta “battaglia
dei bastardi”, registicamente una vera meraviglia di scontri militari, quasi
una danza, e si è chiuso con la morte del sadico Ramsay dato in pasto ai cani
da Sansa, evento brutale ma appropriato, quasi appagante – il mezzo sorriso di
lei non glielo si biasima.
La finalissima (6.10) ha
svelato uno dei misteri più a lungo custoditi, l’identità dei genitori di Jon
Snow, rivelatisi Lyanna Stark, la sorella minore di Ned Stark, che lo ha
cresciuto come suo figlio, e Rhaegar Targeryen, il fratello maggiore di Daenerys.
Ora Jon è acclamato re del Nord. Cersei si è ritrovata nella posizione opposta
a quella in cui era in conclusione
della stagione precedente, allora umiliata e sconfitta, ora proclamata
regina, dopo che ha fatto esplodere il Tempio di Baelor uccidendo l’Alto
Passero, la regina Margaery e il fratello, evento che ha causato il suicidio di
suo figlio re Tommen. La sua trasformazione è stata più visibile che mai,
segnata anche da un netto cambio nel look. Ad abiti che ne esaltavano la femminilità
si sostituisce ora una divisa quasi militare. La consacrazione di questi due
monarchi si è accompagnata a sguardi che sono il seme di possibili minacce alla
stabilità futura. Nel caso di Jon, quello fra la sorella Sansa e Ditocorto, nel
caso di Cersei quello suo con il fratello-amante Jaime.
La chiusura ha lasciato
due decise impressioni. La prima è la forza con cui si sono imposte le donne in
questo arco. Certo, Samwell Tarly, è arrivato a Vecchia Città per diventare il
nuovo Maestro di Castello Nero, e ha gli occhi che gli luccicano al vedere la
gigantesca biblioteca. I libri sono incatenati e in quel luogo delle meraviglie
Gilly, in quanto donna con bambino, non può entrare. A quelle come lei la
cultura è interdetta, viene da pensare, ma in questa stagione sono più che mai le
donne a ergersi dalla massa, pronte alla battaglia, talvolta ferite ma rese più
determinate se non addirittura feroci per questo: la piccola, ma tostissima
Lady Lyanna Mormont infiamma il Nord con il suo discorso pro-Jon; Sansa è
determinante della vittoria di suo fratello e non è più la damigella in
pericolo perennemente spaventata; Yara è riconosciuta anche dallo stesso Theon
come l’erede legittima dei Greyjoy; Arya si riconosce come tale e non solo come
“una ragazza” o come “nessuno” e sgozza
Walder Frey dopo avergli fatto mangiare un pasticcio di carne cucinato con
quella dei suoi figli; Daenerys, per un nanosecondo si è ritrovata fra i
Dothraki in un’apparente situazione di debolezza, ma l’esperienza la fa
trionfare velocemente, sa rinunciare al suo amante per “ragioni di Stato” e, forte
anche dell’alleanza e consulenza di Tyrion, è pronta con flotta e draghi ad
arrivare a Westeros.
La seconda impressione è
che si sia quasi chiusa la premessa, e che ora si cominci, con tutte le pedine
pronte per l’offensiva finale. Come è caratteristica di questa serie, ci sono
colpi di scena e morti a profusione, ma riescono a non essere scontati e finora
han sempre appassionato. E in chiusura della sesta stagione si esce
energizzati: che il gioco per la conquista del Trono abbia inizio. L’inverno
dopotutto è arrivato.