La terza, e confermata
ultima, stagione di Penny Dreadful,
che ha sempre rivolto uno sguardo poetico sulla condizione umana attraverso un
filtro gotico e una sensibilità in una certa misura neo-vittoriana (The
Victorianist), si è chiusa con Mr Clare (Rory Kinnear) che cita la quarta
stanza dell’Ode dell’Immortalità di Wordsworth - “dove sono ora la gloria e il sogno?” –
mentre porge il suo ultimo saluto sulla tomba di Vanessa Ives. John Logan,
ideatore della serie, ha dichiarato: “Dal momento che lo show per me ha sempre
riguardato la lotta di una donna con Dio e la fede, ho pensato che l’idea di
lei che con le unghie ritrovava la sua
via verso Dio e finalmente raggiungeva un qualche tipo di apoteosi fosse la
fine appropriata”. (THR)
Questa stagione, partita
con i vari personaggi isolati l’uno dall’altro, ciascuno coinvolto in una
storia autonoma, è stata vibrante come sempre, con vertici impensati come la
straordinaria “A blade of grass – Un filo d’erba” (3.04), interamente
imperniata sui due personaggi sopracitati, una volta che lei in psicoterapia
con la dottoressa Seward (Patti Lupone) scava nel proprio io e nei propri ricordi.
Nuove entrate sono state
Dracula (Christian Camargo), che nella sua veste quotidiana aveva l’identità
del dottor Sweet, uno zoologo, e con lui il suo storico “aiutante” Renfield (Samuel Barnett); Catriona (Perdita
Week), una tanatologa con esperienza di
sovrannaturale (e un aspetto quasi fuori dal tempo – ammetto che mi è tanto
sembrata una “cacciatrice” alla Buffy-maniera); e il dottor Jeckyll / Hyde
(Shazad Latif, un attore poco convincente in un cast di eccelenze), amico di
Victor (Harry Treadaway).
In questo arco si sono
rincorsi e intrecciati diversi lietmotiv. L’abbracciare il proprio lato oscuro
contro il combatterlo per rimanere puri è stato un tema dominante, per Ethan
(Josh Hartnett) in bilico fra l’essere il Salvatore o il Lupo (3.05), per il
dottor Jeckyll, sebbene non sia stato esplorato attraverso di lui, ma bensì
attraverso le ricerche da lui condotte su pazienti di un manicomio che lui
cerca di curare, e naturalmente in Vanessa, nella sublime già menzionata 3.04,
ma in tutto il suo percorso e nel cedere finale alle lusinghe di Dracula.
Altro fulcro è stata la
riflessione su che cosa ci renda dei mostri e specificatamente se siano i
nostri ricordi a renderci tali. Qui di nuovo tornano in campo Ethan, e gli
esperimenti medici di Jeckyll, ma il tema è stato affrontato moltissimo anche
attraverso Lily (Billie Piper). Le vicende di quest’ultima, che ha anche
arruolato fra le sue fila la giovane prostituta Justine (Jessica Barden), sono
state un’esplicita allegoria del femminismo, contro la cultura patriarcale
dominante e contro la chiesa cattolica che vede le donne autonome come streghe
(3.07). Il vassoio di mani tranciate via a uomini prepotenti sulla tavola di
Dorian Grey che ospita queste tavolate di donne ribelli è un’immagine potente.
Le donne che si battono per i diritti propri e delle proprie sorelle sono viste
come mostri. Vogliono togliere a Lily legittimi rabbia e dolore per
trasformarla un una donna decorosa, appropriata, in una “obbediente
mogliettina” (3.08). Justine preferisce la morte. E alla fine Victor rinuncia a
rendere tale Lily perché lui stesso, che la ama, cerca di essere umano, quando
sarebbe troppo facile essere mostri (3.08). C’è, nel corso delle vicende, una
costante rivendicazione al diritto al proprio dolore, alle proprie perdite,
alle proprie cicatrici e ferite, alla propria tristezza, da Vanessa che
riconosce che questi sentimenti a volte sono tutto ciò che è (3.06), a Lily che
nel supplicare Victor di non cercare di cambiarla contro la sua volontà si sviscera
emotivamente davanti a lui e dichiara che “ci sono cicatrici che ci rendono chi
siamo, e senza di essere non esistiamo” (3.08)
Infine c’è stata la
riflessione e la tensione fra una fine necessaria e un’eternità che ci rende
meno umani. La Creatura preferisce che il figlioletto malato muoia piuttosto
che riportarlo in vita come il mostro che lui stesso è, anche se questo
significa rinunciare alla donna amata che lo mette davanti all’ultimatum di ritornare
con il piccolo in vita o non tornare affatto; Dorian Grey (3.09) soffre un’immortalità
che lo condanna alla solitudine perenne, bellissimo e “morto”, “un perfetto immutabile
ritratto” di se stesso e anche nel confronto con Lily si ammette che una vita
di passione per quanto porti alla tragedia, sia comunque preferibile a una
senza, privati di affetto e interessi, desideri e connessioni umane; Vanessa (3.09)
si rassegna alla sua fine e quasi la cerca, pronunciando parole che suonano
come un monito anche per noi per la chiusura della serie: “Let it end – lascia che
finisca”.
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