Devo ammettere che una
delle riflessioni più originali e stimolanti della seconda stagione di Black-ish è stata quella sul Natale. Il
senso della puntata natalizia standard è molto simile a quella del senso comune
in cui si lamenta che si è perso lo spirito del Natale facendolo diventare una
cosa puramente commerciale, e si finisce grosso modo con la stessa quantità di
doni sotto l’albero solo conditi di maggiore consapevolezza del senso ultimo
della festa. Qui sembra prima facie che
accada la stessa cosa, ma il discorso messo in scena è molto più sottile.
Gli adulti della
famiglia si lamentano della scarsa considerazione che i ragazzi danno a
qualunque cosa ce non sia avere moltissimi regali e per di più quelli che vogliono
loro. Sono interessati solo alla roba – “Stuff” (2.10), roba, è proprio il titolo
della puntata. Il nonno (Laurence Fishburne) propone un Natale alla vecchia
maniera in cui ciascuno ha un solo regalo e la cena è pollo fritto ordinato
pronto e mangiato dal cartone, proprio come quelli dell’infanzia di Dre
(Anthony Anderson). Lui li detestava. Riceveva sempre e solo cetriolini
sottaceto e difende il diritto e il piacere di avere tutti quei doni – sia per
il lui stesso che adora vedere il volto soddisfatto dei suoi figli sia per loro
che se li godono. Entrambi i genitori trovano triste che ci sia un solo oggetto
sotto l’albero e, sebbene ufficialmente si segua il piano del nonno, alternativamente
organizzano nella cabina-armadio un Natale segreto, più contenuto ma comunque “commerciale”.
Il Natale alla vecchia maniera è un fallimento, nessuno ne coglie il senso, ma
quando cercano di ripiegare sul Natale alla nuova maniera il risultato non è
migliore. Non c’è soddisfazione nel volto dei giovani, irriconoscenti. Zoe
(Yara Shahidi), ad esempio, si lamenta che ha ricevuto un iPhone 6 e non un
iPhone 6S. come aveva espressamente richiesto. Come uscire dall’impasse?
È il
confronto dalle due generazioni di adulti che porta alla soluzione. Nonno Earl confessa
al il figlio che anche a lui non è mai piaciuta la celebrazione della festa
così come la facevano, ma non poteva permettersi altro e si vergognava troppo
per ammetterlo, così cercava di spacciarlo per il modo migliore. Regala al
figlio i pattini che per anni da bambino questi gli aveva chiesto e i figli a
turno promettono che cercheranno di apprezzare di più quello che ricevono.
La radicalità della
puntata sta nella sua laicità. I Johnson, come molte persone, festeggiano il
Natale come una sorta di ricorrenza civile volta a mostrare l’affetto fra le
persone attraverso lo scambio di doni, più che non nel suo significato
cristiano. Qui accade proprio questo, e senza scuse o finzioni. Questo fatto è
enfatizzato da nonna Ruby (Jenifer Lewis). Lei è l’unica del gruppo che si può
considerare effettivamente religiosa. E come festeggia il Natale? Dal momento
che è il genetliaco di Gesù, prepara una torta di compleanno con tanto di
candeline, e non solo canta “happy birthday” al
“Gesù nero”, come lo chiama lei, di fronte alla faccia perplessa e
vagamente disdegnata della nuora Bow (Tracee Ellis Ross), ma intona anche “perché è un bravo ragazzo” al suo Salvatore
nella perplessità generale. Il distacco da qualunque idea di religiosità è
piuttosto marcato.
Non a tutti piacerà, ma devo
dire che io, che ne condivido lo spirito, lo apprezzo molto. Questo testo comunque
si innesta su un discorso più ampio sulla religiosità che meriterebbe un
approfondimento separato.
Nessun commento:
Posta un commento