I cosiddetti MacGyverismi
ammetto che lasciano sempre un po’ di stucco, ma il nuovo MacGyver, reboot dell’omonima serie TV degli anni ’80 con Richard Dean
Anderson, delude moltissimo, anche se alla fine del pilot si spiega l’origine
della Phoenix Foundation per cui l’eroe ha sempre lavorato e anche se si
intravedono alcune delle sue caratteristiche distintive (la sua riluttanza
all’uso delle armi da fuoco, ad esempio). Non è solo che non si rende giustizia
all’iconico personaggio ideato da Lee David Zlotoff, è che il risultato è proprio
pessimo.
Il giovane Angus
MacGyver (Lucas Till), che qui non ha problemi a presentarsi col suo nome di
battesimo, mentre nell’originale questo è un gran segreto per lungo tempo, dopo
studi all’MTI, esperienza militare e trofei vari vinti in campo scientifico,
lavora ora per il segretissimo Dipartimento di Servizi Esterni, al cui vertice
c’è Patricia Thornton (Sandrine Holt, Hostages),
che deve occuparsi dei soliti progetti di distruzione o conquista del mondo da
parte di cattivi di turno. Accanto a lui troviamo Jack Dalton (George Eads, CSI), abile con le armi, e la sua
ragazza Nikki (Tracy Spirikados, Revolution).
Per la fine del pilot lei è uscita di scena (o forse no?) e al suo posto come
analista informatica entra l’hacker fino ad allora tenuta in carcere di massima
sicurezza, Riley Davis (Tristin Mays). Mac, come lo chiamano come nomignolo, ha
poi un compagno di stanza (il cui ruolo sembra quello di consentire un momento
leggero-comico), Wilt (Justin Hires).
Non si capisce davvero
perché la CBS abbia deciso di riesumare quello che ha tutta l’aria di uno
zombie, se non voleva impegnarsi a fare sul serio. Nessuno si aspetta cronaca
vera, ma i personaggi sono così inverosimili da apparire risibili (un esempio
per tutti Riley e la sua uscita dal carcere), quasi parodistici. Le vicende
sono trite e il dialogo sono puramente di servizio – e nella prima puntata che
esordisce con delle scene girate sul lago di Como non si ha avuto nemmeno l’accortezza
di assumere degli under-five (così nel sistema americano vengono
contrattualmente definiti quegli attori che sono più di mere comparse, ma hanno
meno di 5 battute) che sapessero pronunciare l’italiano in modo decente.
Un primo pilot era stato
cestinato perché non convinceva. Forse sarebbe stato meglio fare lo stesso con
questo. Il cast è anche più che dignitoso, ma la qui non si dice nulla che non
sia stato già detto, e meglio, in passato. Questa incarnazione sviluppata da Peter
M. Lenkov odora già di stantio.
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