Uno degli aspetti più
sorprendenti di The Good Place, della
NBC, sono i suoi colpi di scena, e in particolare nella prima stagione quelli
di “The Eternal Shriek” (1.07) e della finale “Michael’s Gambit” (1.13), anche
in considerazione nel fatto che le sit-com tradizionalmente tendono a mantenere
il più possibile lo status quo. Non sorprende, in questa prospettiva, che
l’ideatore Mike Schur (Parks and Recreation, Brooklyn Nine-Nine) abbia rivelato (Stanhope)
come abbia preso come modello Lost, prevedendo
una storia autoconclusiva all’interno della singola puntata, ma con una
drammatico cliffhanger alla fine, che porta il programma completamente in
un’altra direzione. Senza fare troppo spoiler, si può dire che la conclusione a
cui si arriva al termine del primo arco è la stessa messa in scena da Jean-Paul
Sartre nell’opera teatrale “No Exit”, ovvero che l’inferno sono le altre
persone (Fienberg).
Eleanor Shellstrop (una
sempre radiosa, adorabile Kristen Bell) è una giovane donna che, colpita da un
camion che pubblicizzava una pillola per la disfunzione erettile, è morta ed è
finita nell’aldilà, nella “parte buona” (il good
place del titolo). Michael (Ted Danson, che dimostra per l’ennesima volta
perché sia un veterano tanto amato), che è l’architetto del luogo ed è al suo
primo progetto, quando la accoglie le spiega tutta la situazione. Eleanor si
rende però conto che c’è stato un errore, l’hanno scambiata per qualcun altro,
perché lei non si è mai comportata bene in vita, anzi. Decide però di tenere la
cosa segreta a Michael, e di cercare di meritarsi la ricompensa eterna. Per
questo arruola quello che dovrebbe essere la sua “anima gemella”, Chidi
(William Jackson Harper), un professore di etica che cerca di spiegarle i
rudimenti delle filosofie morali per farla diventare una persona migliore. Sua
vicina di casa, e in seguito amica, è Tahani (Jamela Jamil), una filantropa legata
nell’aldilà a un monaco che ha fatto voto di silenzio, Jianyu Li (Manny Jacinto), o almeno così crede lei, perché si scopre
presto che anche lui è una “frode” e il suo vero nome è Jason Mendoza. Ad
aiutare tutti, in quanto depositaria dell’intero sapere dell’universo, è Janet
(D’Arcy Carden), una guida celestiale che appare e scompare quando viene
chiamata.
La serie è sia dolce che
frizzante, piena di arguzie e bizzarrie, brillante ma allo stesso tempo
spensierata. Si ride di gusto. I personaggi vengono colorati esasperando le
loro inclinazioni, ma senza che questo li riduca a sagome bidimensionali. Anche
i “tormentoni” (l’impossibilità di dire parolacce che si trasforma in locuzioni
alternative spassose, le lezioni di etica, il frozen yogurt) sono giocati in
modo così intelligente da sembrare raramente delle ripetizioni.
Si riflette su dilemmi
filosofici, che vengono incorporati nella storia, e c’è in particolare una riflessione
morale su che cosa sia e significhi comportarsi bene, come si misuri, in che
maniera le motivazioni di ciascuno influiscano nel valutarla, quanto di un
comportamento etico vada appreso. Sarà vero che aggiustare il triciclo di un
bambino che ama i tricicli fa guadagnare 6,60 punti, abbracciare un amico
triste ne fa guadagnare 4,98 e mantenere la calma mentre si è in fila nel parco
giochi acquatico di Huston ben 61,14, mentre dire a una donna di sorridere né fa
perdere 53,83, usare Facebook come verbo dà un meno 5,55 e non rivelare la malattia
di un cammello prima di venderlo 22,22?
C’è un’impostazione
metafisica (più di qualcuno ha fatto dei parallelismi con Westworld) e spirituale, ma acutamente non c’è alcuna affiliazione
religiosa, non si prendono le parti di nessuno,
i personaggi vengono da diversi background e quel che conta è il comportamento
etico. Eleanor, nello studiare come diventare una persona migliore, studia
filosofia morale ed etica, non religione, un’impostazione che personalmente io
condivido da un punto di vista ideologico, ma che oltretutto permette di
includere ogni credo e fede. Ci sono anche meditazioni sul senso dell’amore, su
se esista una persona per la quale siamo intesi, sull’amicizia, sul sacrificio,
sul passato.
Una sit-com ambiziosa,
che sono felice di aver visto rinnovata dopo una prima stagione di 13 puntate. La seconda ha appena esordito negli USA.