È tiepida la reazione a Roswell,
New Mexico, nuovo adattamento della serie di libri Roswell High di Melinda Metz, già divenuta una serie di culto dal
titolo Roswell alla fine degli negli
anni ’90 grazie a Jason Katims. In questa incarnazione sviluppata da Carina
Adly Mackenzie per la CW si preme molto l’acceleratore e in modo esplicito
sulla metafora dell’immigrazione, così come Streghe
lo ha fatto con il femminismo. Non si va tanto per il sottile e il muro voluto
da Trump per tenere lontani i centro e sud americani viene nominato prima di
raggiungere il traguardo dei 10 minuti, così come le invettive del locale
intrattenitore radiofonico contro gli alieni sono copiate senza difficoltà da
quelle rivolte con troppa facilità dagli ispano-americani da politici e
opinionisti vari nella vita vera. Sempre di alieni insomma tratta, che siano
terrestri o extraterrestri.
Siamo appunto a Roswell, in New Mexico. Liz Ortecho (Jeanine Mason), una
ricercatrice biomedica, figlia di immigrati illegali, torna a casa da Denver, dove
lavorava a un progetto sperimentale di medicina rigenerativa, dopo 10 anni di
assenza. Mentre si trova nella tavola calda a tema alieno gestito dal padre, le
sparano e muore. Max (Nathan Parsons, General
Hospital), innamorato di lei dai tempi del liceo e ora vice-sceriffo, la fa
rivivere, finendo poi per rivelare un segreto custodito da anni: è in realtà un
alieno, arrivato sulla terra quando alla
fine degli anni ’40 sono lì precipitati degli UFO, e non è il solo: come lui,
ma con poteri diversi, ci sono anche Isobel (Lily Cowless, figlia di Christine
Baranski di The Good Fight e lo
scomparso Matthew Cowles, per chi si ricorda di Eban Japes in Quando si Ama), che a parte legare e
dominare sessualmente il suo partner non è ben chiaro in partenza che cosa
faccia, che è cresciuta con lui come sorella dalla coppia che li ha adottati, e
il ribelle Michael (Michael Vlamis), cresciuto da famiglie in affido, attratto
da Alex (Tyler Blackburn, Pretty Little Liars), un veterano di guerra. Max si
confida con Liz che giura di mantenere il segreto. Quello che non vuole sappia però
(e che cosa sia non lo sappiamo nemmeno noi) è che cosa è realmente capitato
alla sorella gemella di lei, Rosa, morta anni prima. A Kyle Valenti (Michael
Trevino), ex-ragazzo di Liz dei tempi del liceo ora chirurgo, pure viene
rivelata la presenza di alieni fra noi, ma dal sergente maggiore Jesse Manes (Trevor
St John), che intende dar loro la caccia. Liz tornata in città ritrova anche
una delle sue migliori amiche, Maria (Heather Hemmens).
Dal pilot si direbbe che tutti i pezzi sono al posto giusto, ma in
qualche modo manca magia, questo perché è assente una buona chimica fra i protagonisti
principali. In una scena del pilot potenzialmente molto bella e romantica Max “si fonde” con Liz per farle vedere come
ricorda il loro primo incontro, e subito dopo c’è un bacio mancato perché lui
non vuole forzarla in un momento in cui sa che emotivamente i sentimenti di lei
sono solo un eco dei propri; lei gli
dice che allora lo bacerà dopo una settimana, quando cioè il sentimento sarà
autenticamente suo, non il riflesso della “fusione” che ha appena vissuto.
Sulla carta, e nella recitazione, è inoppugnabile, la premessa di una grande
storia d’amore, ma la sensazione nel vederlo è che sia posticcio, poco
autentico, fiacco e insipido. Lo stesso si può dire dei protagonisti nella loro
versione professionale: poco credibili.
Julie Plec, qui regista del pilot e produttrice esecutiva, esperienza di
storie alla The Vampire Diaries ne ha
molta, quindi ci si può aspettare che si segua almeno in parte quel modello,
con una narrazione solida e colpi di sena già ben programmati. I protagonisti sono
un po’ cresciuti e addio angosce adolescenziali, benvenuta allegoria politica:
integrazione, assimilazione, appartenenza e che cosa significano e comportano. Non sarà entusiasmante o sottile,
ma accettabile e rilevante sì.
Nessun commento:
Posta un commento