sabato 11 gennaio 2020

ZOEY'S EXTRAORDINARY PLAYLIST: l'erede di "Crazy ex-girlfriend"


Nella nuova serie della NBC Zoey’s Extraordinary Playlist – ha debuttato negli USA il 7 gennaio – Zoey (Jane Levy, Suburgatory) è una codificatrice, la migliore, a sentire la sua boss, Joan (Lauren Graham, Gilmore Gilrs, Parenthood), per una azienda di San Francisco che si occupa di app e smart device, la SPRQ Point. Il padre Mitch (Peter Gallagher, The OC) soffre di paralisi sopranucleare progressiva, una rara malattia neurologica degenerativa che lo lascia immobile e incapace di parlare o nutrirsi da solo – a prendersene cura sono la madre Maggie (Mary Steenburgen) e il fratello David (Andrew Leeds).

Zoey, visto il padre, per scrupolo decide di andare a fare una risonanza magnetica. Mentre la sta facendo, c’è un terremoto e accade il fattaccio: stava ascoltando una playlist di musica e in qualche modo questo evento le ha fatto sviluppare un superpotere, ovvero quello di percepire pensieri ed emozioni delle persone che le sono vicine, ma sottoforma di canzoni e numeri musicali – o in alternativa sta diventando matta, come confessa intimorita al vicino di casa, Mo (Alex Newell), un DJ gender-ambiguo (l’attore, sulla base del suo profilo su Wikipedia, si identifica come un uomo gay non cisgender, e mi pare di capire che il personaggio rifletta questo – spero che il mio usare il maschile sia appropriato).

Ecco allora che sul lavoro percepisce che l’uomo per cui ha una cotta, Simon (John Clarence Stewart), sta passando un periodo veramente infelice, nonostante l’apparenza contraria, o che il suo collega e miglior amico Max (Skylar Astin, Crazy Ex-Girlfriend) si è innamorato lei, o ancora che quello che le dichiara sostegno in realtà è un rivale interessato solo a posizione e soldi…non una situazione facile da navigare.

La serie raccoglie indubbiamente il testimone da Crazy Ex-Girlfriend, da cui eredita anche l’attore Skylar Astin (che ha interpretato Greg nell’ultima stagione), con un pizzico di The Unbreakable Kimmy Schmidt, soprattutto per il rapporto Zoey-Mo che richiama quello Kimmy-Titus, ed echi di Ally Mcbeal. Il senso ultimo del musical come genere, ovvero quello di portare alla luce sentimenti molto profondi troppo forti perché si possano esprimere solo a parole, viene qui fatto emergere dall’escamotage del superpotere. L’espediente dell’incidente di laboratorio, stile Uomo Ragno, non trasporta però il personaggio nel campo dei supereroi tradizionalmente intesi, ma è inteso al limite come controbilanciamento dell’handicap del padre e come commento alle difficoltà comunicative nelle emozioni e come riflessione sulle ciò che proviamo e maschere che indossiamo, fra lo iato perciò nell’esperienza umana fra essere e mostrare, fra provare e trasmettere.

Il punto debole mi è parso di primo acchito la rappresentazione della patologia paterna, presa un po’ allegramente, mi pare, un po’ troppo pretestuosa con il genitore ridotto ad un bambolotto funzionale alla storia. E il disagio di uno dei colleghi con le donne, pronto a fare commenti sessisti poi smontati dagli altri, non mi è sembrato del tutto a fuoco. Penso ci sia la nobile intenzione di denunciarli, ma che vada rifinito.

Il fatto che le canzoni siano mostrate non interamente, ma in piccoli stralci e che siano genericamente ben note, diversamente da quelle della serie di Rachel Bloom dove erano originali, funziona. In questa creazione di Austin Winsberg potenziale interessante c’è e una certa gradevole leggerezza nell’approccio agli argomenti pure, ci sono dinamismo, vivacità e cuore, senza essere troppo zuccherini, per cui c’è tutto il necessario, o quanto meno a sufficienza, da stare a vedere dove ci conduce. 

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