Ho
trovato affascinante quello che la
puntata “Princess Diana” (1.02) di Ramy (ne ho parlato qui), scritta da Leah Nanako Winkler, e
diretta da Christopher Storer, è riuscita a trasmettere.
La
premessa è abbastanza semplice: Ramy (Ramy Youssef) perde il proprio impiego e i genitori
invitano a cena lo zio Naseem (Laith Nakli) perché il giovane prenda in
considerazione di lavorare per lui. Quello che è affascinante è il modo
realistico, sottile e complesso in cui riescono a costruire attraverso la
figura dello zio, non solo la sua persona ma una serie di relazioni umane, e a
farlo diventare il catalizzatore di un evento significativo.
Questo
zio è razzista, antisemita, omofobo e misogino e i figli non mancano di farlo
notare ai genitori, che però insistono per l’incontro e perché siano tutti
presenti. Si ritrae bene il disagio di tutta la famiglia di fronte alle
dichiarazioni del parente, da far accapponare la pelle, e ci si ritrova
facilmente in quell’imbarazzo di dover aver a che fare con una persona di cui si
trova aberrante il pensiero, ma che per convenienza, per affetto, per rispetto
e per dovere non si vogliono contrastare apertamente, pur ritenendole inaccettabili, le cose che dice.
Prima di
ogni cosa la serie riesce sia a mostrare il fastidio e la sopportazione, sia a
ridere delle posizioni discriminatorie e delle sue assurdità. Quando la sorella
di Ramy, Dena (May Calamawy) viene criticata per il suo comportamento, lei
coglie la palla al balzo e usa la misoginia a suo favore, dando la colpa al
ciclo e ottiene, in virtù dello stato fragile in cui si trova per questa
situazione, di uscire, cosa che i genitori non volevano che facesse. Si ride
della sua abilità, e la ben calibrata recitazione fa sì che si noti lo scacco
in cui i genitori sono stati messi, consapevoli delle assurdità retrograde di
Naseem, ma nella posizione di non poterlo contestare.
Si riesce
attivamente a ridere delle dichiarazioni antisemite e misogine, cosa rischiosa
da riuscire a fare senza risultare a propria volta antisemiti e misogini. Ma se
si irride la mentalità del personaggio, si riesce contemporaneamente a non
degradare lui. Mentre escono in macchina insieme, lo zio impone al nipote di
accostare la macchina per accorre in aiuto di una donna che è in pericolo di essere
aggredita dal fidanzato con cui stava litigando, e c’è una zuffa. La ragazza va
via con il suo uomo ugualmente, ma loro hanno scongiurato il peggio e comunque
hanno fatto un’azione nobile. Il motivo che ha spinto Naseem ad andare in
soccorso della donna è comunque di un sessismo molto usuale (quante volte l’ho
sentito io stessa nella vita) ovvero che le donne vanno protette non perché non
ci si fida di loro, ma perché non ci si fida degli uomini. In questo modo si
umanizza un personaggio che si vede come cerchi di fare la cosa giusta, pur nei
limiti del proprio bigottismo e di come, di fatto, lui con le sue idee
discriminatorie e la sua attenzione ai soldi si sia dato da fare a favore di un
altro essere umano, anche rischiando in prima persona, più di quanto non
avrebbe fatto Ramy, che è ostile alla discriminazioni e si vede animato di
passione, ma non si sarebbe fermato. Vuole fare un’attività che abbia un valore
per lui, non solo lavorare per guadagnare. Nella zuffa, in cui era stato
coinvolto anche lui, perde una scarpa. Quando la regia gli fa guardare al
termine di tutto il suo piede col solo calzino, c’è condensata tutta la ragione
che lo fa accettare di andare a lavorare con lo zio a dispetto della sua
ignoranza e dei suoi pregiudizi. Capisce che ha da imparare da lui. Che ci
sono cose a cui tiene, che c’è comunque un certo idealismo in lui.
Tutta la
puntata riflette sull’etica del lavoro - la passione è per i bianchi, gli
ricorda il padre, loro lavorano e lavorano duramente - e sulla mascolinità, su
che cosa consista essere un vero uomo - e fra le connessioni fra i due aspetti
della vita. E interessanti sono sia le diverse aspettative generazionali
sia quelle sociali: come ad esempio goda di considerazione un uomo con soldi
che però ha delle idee fortemente insultanti nei confronti di suoi simili, e al
contempo un ragazzetto di nobili principi, ma senza un’occupazione, non venga
visto come un uomo la cui mascolinità sia apprezzabile. È un’osservazione
pregnante rispetto alla realtà proprio nell’accostamento, e contemporaneamente
appunto si spinge a far riflettere Ramy sull’importanza del guadagnare e di
avere denaro proprio, e a non svilire del tutto l’umanità di chi mostra poca
considerazione per gli altri.
Le
persone, le relazioni, le situazioni, vengono davvero mostrate con notevoli
chiaroscuri, e con un realismo anche sgradevole, ma decisamente umano.
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