ATTENZIONE
SPOILER. Una delle immagini più strappacuore delle visioni televisive del 2020
è per me quella di zio Naseem (2.09), nella seconda stagione di Ramy, che per la strada mangia con le
mani, piangendo, la torta di condoglianze che aveva comprato per l’uomo a cui
in palestra faceva dei pompini e per il quale cominciava a provare dei
sentimenti. Il razzista, antisemita, misogino, omofobo Naseem ha provato, ma
non è riuscito a instaurare una relazione con un uomo che era aperto a
intrecciare una storia con lui, incapace di superare il disprezzo di sé e la
vergogna così fortemente ingranati nel proprio modo di pensare. Nell’anonimato
della sauna riusciva a concedersi, il
tentativo di un bacio lo ha fatto reagire con violenza, pur desiderandolo
profondamente. Terribilmente umano e devastante.
Un altro
vertice della stagione è stato “Atlantic City” (2.07). Gli amici portano Ramy (Ramy
Youssef) a celebrare l’addio al nubilato e assumono delle spogliarelliste. Lui
non le vuole e le licenzia, finendo poi a dover masturbare lui stesso l’amico Steve
(Stephen Way), che ha una grave forma di distrofia muscolare ed è sulla sedia a
rotelle. Già trattare il tema della sessualità di una grave forma di disabilità
è notevole, qui poi lo si riesce a fare con tatto e un notevole umorismo. Nessuno
dei due vuole minimamente quello a cui si vedono costretti.
La madre Maysa
(Hiam Abbass) deve fare il test per
ottenere la cittadinanza e viene messa
in crisi da un transessuale e dal pronome da utilizzare (“They” – 2.06); il
padre Farouk (Amr Waked) perde il lavoro e cade in depressione (“Frank” -
2.08); la sorella Dena (May Calamawy), per quanto si ritenga razionale, si
lascia coinvolgere nella superstizione del malocchio e nel timore di diventare
calva (“3riana grande” - 2.05)… a volte sembra che siano i comprimari ad avere
le storie più riuscite, qui ben in bilico tra americanità e alterità, fra
antico e nuovo.
La serie
si è volutamente messa su un terreno minato affrontando di petto la spinta
religiosa del protagonista principale, Ramy appunto. Forse ho più pregiudizi di
quello che penso o che vorrei sull’Islam, ma questa sua conversione spirituale
mi ha messa a disagio, anche se ritengo che elicitare questa potenziale ansia
fosse voluto, dal momento che gli stessi amici più intimi del personaggio, Mo
(Mohammed Amer) e Ahmed (David Merheje), manifestano un certo timore che lo
Sheikh (il sempre carismatico Mahershala Ali) che sceglie come propria guida
spirituale lo “corrompa” facendolo diventare troppo religioso ed che frequentare
una nuova moschea lo porti a diventare estremista (2.02). E in effetti Ramy
vuole essere così tanto un bravo musulmano che finisce per essere incosciente e
abbandonare il buon senso (2.03). La storia che lo vede accogliere come un
soldato dell’Iraq che vuole convertirsi e la violenza che ne consegue mettono bene in luce sia l’entusiasmo e le
buone intenzioni sia i realistici sentimenti culturali diffusi verso questa
specifica religione in questo momento storico.
Le
vulnerabilità e le motivazioni che muovo Ramy sono anche molto ben delineate,
riprese dalla prima stagione alla quale pure ci sono dei rimandi. L’emozione
dominante è quella del vuoto esistenziale: più è circondato da persone, più si
sente solo. L’errore che riconosce in se stesso è quello di cercare di
riempirlo attraverso il sesso e il porno. La soluzione che cerca è nell’opposto,
nell’astinenza che gli propone la sua religione, cercando di riempire quel
vuoto con Dio. Dove la serie non è convincente a sufficienza, a mio avviso, è
nel mostrare che si tratta di una coincidentia
oppositorum, non è che uno è male a l’altro è bene, ma entrambe le
posizioni nel loro estremismo non sono sane. È vero che in “Miakhalifa.mov”
(2.04), nell’incontro con una pornodiva delle cui mammelle molti vogliono bere
il latte, si riflette sul fatto che la pornografia fiorisce soprattutto negli ambienti oppressivi e oscurantisti. Allo stesso tempo non si fa quel passo in
più del vedere che forse anche l’alternativa dell’astinenza intransigente non è
auspicabile. Forse la serie, un po’ come il protagonista, è confusa, e di
fronte a situazioni che sono emotivamente contorte e complesse è bene così
perché un’eccessiva semplificazione le appiattirebbe. Ramy decide di sposarsi
(2.10) con la figlia dello Sheikh, Zainab (MaameYaa Boafo), con cui nel corso
della stagione ha costruito una bella relazione. ma anche a causa del ritorno della cugina con
cui aveva avuto una storia nella stagione precedente, la conclusione non è così
lineare.
Ramy si conferma una serie che parla in modo originale della contemporaneità e delle nostre angosce esistenziali e dimostra di avere ancora molto da dire.
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