Nei giorni scorsi è
scoppiata una bomba nel mondo della televisione: su Joss Whedon (Buffy, Angel,
Dollhouse, Firefly), uno degli autori più amati, stimati, studiati,
riveriti e ammirati, non solo perché considerato un autentico genio nel suo
lavoro, ma perché un modello di comportamento e un femminista che si batteva
per l’uguaglianza di genere e il rispetto delle donne, si sono riversate accuse
che ne fanno crollare il mito. Ed era un tale faro all’interno della comunità
che tanti stanno soffrendo di queste rivelazioni. Sono stata indecisa se
affrontare la questione perché mi occupo di serie, in linea di massima, e non
di altre questioni, ma in passato io stessa ne ho parlato e l’ho lodato qui sul
mio blog (qui
e qui),
e per questo ho deciso di almeno accennare a quanto sta succedendo.
La Warner Brothers stava
già investigando sul presunto comportamento abusante di Whedon dopo le accuse
mosse nei suoi confronti da Ray Fisher, l’attore di Cyborg nel film Justice
League. Nei giorni scorsi Charisma Carpenter, che interpretava Cordelia
Chase in Buffy ed Angel, è intervenuta con un tweet intitolato “la mia verità”
(si legga qui)
in cui accusa lo sceneggiatore di gravi comportamenti
di cui dice di riportare conseguenze fisiche croniche tutt’ora, di aver creato
sul set un’ambiente tossico e ostile, e se in passato non ha avuto il coraggio
di parlare, ora non si sente più di rimanere in silenzio. Non ha usato mezzi
termini nell’affermare che il vampiro era lui.
Si è aperto un vaso di
pandora, con ulteriori accuse, da parte di altri attori – Michelle
Trachtenberg, che interpretava Dawn in Buffy, allora minorenne, ha
dichiarato che in seguito ad un “incidente” era vietato a Whedon di essere in
camerino da solo con lei (si legga qui)
e sceneggiatori – Jose Molina in un tweet
scrive che “casualmente crudele” era il modo perfetto per descrivere l’autore e
di come trovasse divertenti le cattiverie. Numerosi altri hanno o corroborato
le accuse, o comunque dato il proprio sostegno alle vittime (a partire da Sarah Michelle Gellar,
l’attrice di Buffy), anche lì dove non hanno vissuto l’esperienza in prima
persona o magari non se ne sono nemmeno accorti (è il
caso di Anthony Head, che interpretava Giles).
Naturalmente uno è
innocente fino a prova contraria, ma qui diciamo che le accuse sono pesanti e
numerose e la gente sta credendo – io stessa credo – alle voci delle vittime che
hanno molto da perdere e nulla da guadagnare. Whedon da parte sua non ha
rilasciato dichiarazioni in proposito. Queste accuse non arrivano nemmeno del
tutto inaspettate, dato che in passato anche la moglie dell’autore aveva
dichiarato che Joss non era chi voleva far credere di essere. Gli spettatori
non potevano sapere, o in una certa misura, accecati dalla sua figura, forse
hanno preferito non vedere.
I fan di Joss sono stati traditi
ferocemente. Whedon ha creato intorno alla propria immagine e ai valori che
propugnava un vero e proprio brand. L’ipocrisia perciò fa bruciare ancora di
più la delusione. Io stessa che ho pubblicato su Slayage il mio primo
saggio e che su Facebook faccio parte del gruppo della Whendon Studies
Association, che al mio scrivere sta valutando di cambiare nome, non posso
negare di essermi sentita veramente molto triste nell’ascoltare così tante
accuse rivolte a questo autore, nonostante sia anni che non lo “frequenti” nei
suoi testi.
Ed è inevitabile che, come
recentemente è capitato ad un’altra amata icona del piccolo schermo, il comico
Louis CK, le sue opere vengano ora lette in una certa misura non più come una
denuncia del marcio della società, ma come una confessione di comportamenti da
lui stesso messi in atto. Dollhouse, in questa prospettiva, risuonerà in
particolare. Queste vicende riaprono un dibattito, in qualche caso secolare,
sulla necessità e l’opportunità di distinguere autore da opera, su come gestire
personalità umanamente problematiche di fronte a un loro contributo
intellettuale apprezzabile, sul senso dell’autorialità, sul #metoo… e altre
questioni ancora.
Invito a leggere una buona
sintesi e riflessione scritta da Jason Winslade, che condivido nel suo spirito:
qui.
La sola cosa sui cui mi sento di puntualizzare è che non credo che dovremmo
promuovere la "cultura dell'annullamento" ma indubbiamente la
"cultura della responsabilità". Dopo tutto, se abbracciamo veramente
il senso di Buffy come ideale e nella sua eredità spirituale, nonostante
gli errori fatali dal suo stesso ideatore, siamo noi come persone ad avere la
forza di uccidere demoni e mostri, non importa la forma e l'aspetto che hanno. Se
il comportamento di Whedon è stato mostruoso, ognuno di noi è il prescelto e
ergersi contro di esso, ognuno di noi ha il dovere di denunciare.
Riguardava Louis CK ed
altri, anche perché è stato scritto ben prima, ma rispetto a questi temi
consiglio, se non l'avete già letto, il saggio “Confessioni di uno scudo umano”
che Emily Nussabaum — che riconosce in Buffy
il suo programma TV formativo, che è quello che l’ha fatta diventare una
critica televisiva, e pure ha espresso delusione alle notizie - qui — ha scritto nel suo libro
"Mi piace guardare". È una delle riflessioni più complesse e
illuminanti su queste tematiche in generale che abbia mai letto.
Credo che sia importante riflettere su questi temi, perché è così che una società e ciascun essere umano migliorano. E se giudicare l’uomo non sta a noi, condannare certi comportamenti è essenziale. Sono dispiaciuta per le vittime e deploro gli abusi, e in questa prospettiva mi sento di dire che #IstandwithCharisma.
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