sabato 22 aprile 2023

EXTRAPOLATIONS: meritevole, ma scilaba

Nella giornata mondiale della terra ha senso parlare di “Extrapolations – Oltre il limite”, una serie di AppleTV+ che ha mandato in onda la sua ultima puntata proprio ieri. È un pianeta ecologicamente disastrato infatti quello che è sotto i riflettori in una produzione alla fine dei conti meritevole, ma scialba, nonostante abbia attirato nomi di grande calibro e popolarità: Meryl Streep, Sienna Miller, Kit Harrington, Matthew Rhys, Keri Russell, David Schwimmer, Edward Norton, Marion Cotillard, Tobey Maguire, Forest Whitaker, Gemma Chan, Tahar Rahim…

Si tratta di otto storie autonome, ma vagamente collegate, che si susseguono nel tempo a distanza di decenni: nel pilot ambientato nel 2037, uno degli esordi più deboli e soporiferi che ricordi in tanto tempo, scritto e diretto dall’ideatore Scott Z. Burns, l’obiettivo principale, richiesto dalle dimostrazioni di massa e perseguito tanto dalla politica quanto dal miliardario di turno, è quello di tenere sotto controllo l’aumento della temperatura globale in modo che non superi i due gradi celsius all'anno, mentre le foreste bruciano; nel 2046 (1.02) gli animali stanno estinguendosi uno dopo l’altro, e una scienziata, comunica con l’ultima balena rimasta; nel 2047 (1.03) il livello degli oceani si è alzato enormemente e molte città devono decidere quali edifici preservare e quali lasciare che vangano inghiottiti dall’acqua: un rabbino di Miami cerca di salvare la propria sinagoga; nel 2059 (1.04), probabilmente la più riuscita delle puntate, con una storia nientemeno che di Dave Eggers (ma il teleplay di Scott Z. Burns), degli ecoterroristi ritengono di poter salvare la Terra con  un progetto di geoingegneria, rilasciando nell’atmosfera cloruro di calcio attraverso una flotta di aerei, ma il consulente della presidente degli Stati Uniti ritiene che l’effetto possa essere imprevedibile e troppo rischioso, con conseguenze non benefiche, ma disastrose; sempre nel 2059, due indiani vengono incaricati di portare in salvo dei semi che potrebbero far ricrescere le colture nel clima sempre più arido; nel 2066, in un episodio che, come il successivo, fa molto “Black Mirror”, Erza, personaggio che avevamo conosciuto bambino nel secondo episodio, ora adulto, si guadagna da vivere impersonando a pagamento personaggi per persone che si trovano in situazioni difficili, e conserva i propri ricordi a pagamento in una cloud, aggiornandoli progressivamente, ma se non paga è costretto a cancellarli;  per il 2068, che pure ricorda Upload, l’aria si è fatta ormai completamente irrespirabile, e c’è chi decide di caricare la propria coscienza e mettere la propria vita in pausa con LifePause per essere risvegliati in un nuovo corpo in tempi migliori, riducendo così per il momento a zero la propria impronta di carbonio; si chiude nel 2070 con il processo per ecocidio del miliardario Nick Bilton (un Harrington che regala un’interpretazione particolarmente riuscita), CEO della corporation Alpha, che controlla un po’ tutto nel corso degli anni – apprezzabile qui il tentativo di aggiornare la moda, sia per abbigliamento che per parrucco, che è mi piaciuta particolarmente sul versante maschile.

Nonostante l’ambizione del progetto, e la pregnanza di molte delle tematiche che estrudono in maniera fluida da quella centrale dell’ecologia — l’amore, la famiglia, la fede, l’avidità, il lavoro, la salute, la responsabilità nei confronti di se stessi e delle altre specie, l’umanità, la tecnologia, l’economia, la legge, l’ipocrisia di non voler vedere il costo delle comodità… lo spessore della riflessione è sottile, e delle numerose idee messe in campo non si vedono poi le vere conseguenze, cosa che avrebbe dato maggiore soddisfazione: quando gli ecoterroristi buttano il cloruro di calcio evidentemente non hanno l’effetto voluto, dato che il pianeta va sempre peggio, ma che cosa è successo esattamente? Ci sentiamo traditi perché si crea una tensione anche buona che però è priva di risoluzione narrativa. E al di là del respirare ossigeno da bombole, avere una dieta limitata e dover stare dentro per molte ore al giorno, come è stata impattata la vita quotidiana? Quali comportamenti correttivi sono stati messi in atto o (in un’ottica educativa) sarebbe bene metter in nato per prevenire? E la popolazione, è aumentata o diminuita? Si mostra una storia catastrofista senza mostrare possibili soluzioni o almeno tentativi di soluzione che non siano appunto quelle degli ecoterroristi, o dei genetisti che ripopolano il pianeta attraverso il DNA di animali ormai estinti. E poi…non c’è troppo poco interesse per le piante fuori da foreste che bruciano e quattro semi?

Siamo davanti a una parabola speculativa che se riesce  per la gran parte a non fare la predica, non riesce nemmeno ad essere illuminante se non nell’offrirci worst-case scenarios che, francamente, non è difficile immaginare per nessuno.


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