Nella giornata mondiale
della terra ha senso parlare di “Extrapolations – Oltre il limite”, una serie
di AppleTV+ che ha mandato in onda la sua ultima puntata proprio ieri. È un pianeta ecologicamente
disastrato infatti quello che è sotto i riflettori in una produzione alla fine
dei conti meritevole, ma scialba, nonostante abbia attirato nomi di grande
calibro e popolarità: Meryl Streep, Sienna Miller, Kit Harrington, Matthew
Rhys, Keri Russell, David Schwimmer, Edward Norton, Marion Cotillard, Tobey
Maguire, Forest Whitaker, Gemma Chan, Tahar Rahim…
Si tratta di otto storie
autonome, ma vagamente collegate, che si susseguono nel tempo a distanza di
decenni: nel pilot ambientato nel 2037, uno degli esordi più deboli e
soporiferi che ricordi in tanto tempo, scritto e diretto dall’ideatore Scott Z.
Burns, l’obiettivo principale, richiesto dalle dimostrazioni di massa e
perseguito tanto dalla politica quanto dal miliardario di turno, è quello di
tenere sotto controllo l’aumento della temperatura globale in modo che non
superi i due gradi celsius all'anno, mentre le foreste bruciano; nel 2046
(1.02) gli animali stanno estinguendosi uno dopo l’altro, e una scienziata, comunica
con l’ultima balena rimasta; nel 2047 (1.03) il livello degli oceani si è
alzato enormemente e molte città devono decidere quali edifici preservare e
quali lasciare che vangano inghiottiti dall’acqua: un rabbino di Miami cerca
di salvare la propria sinagoga; nel 2059 (1.04), probabilmente la più riuscita
delle puntate, con una storia nientemeno che di Dave Eggers (ma il teleplay di
Scott Z. Burns), degli ecoterroristi ritengono di poter salvare la Terra con un progetto
di geoingegneria, rilasciando nell’atmosfera cloruro di calcio attraverso una
flotta di aerei, ma il consulente della presidente degli Stati Uniti ritiene
che l’effetto possa essere imprevedibile e troppo rischioso, con conseguenze
non benefiche, ma disastrose; sempre nel 2059, due indiani vengono incaricati
di portare in salvo dei semi che potrebbero far ricrescere le colture nel clima
sempre più arido; nel 2066, in un episodio che, come il successivo, fa molto “Black
Mirror”, Erza, personaggio che avevamo conosciuto bambino nel secondo episodio,
ora adulto, si guadagna da vivere impersonando a pagamento personaggi per
persone che si trovano in situazioni difficili, e conserva i propri ricordi a
pagamento in una cloud, aggiornandoli progressivamente, ma se non paga è
costretto a cancellarli; per il 2068,
che pure ricorda Upload, l’aria si è
fatta ormai completamente irrespirabile, e c’è chi decide di caricare la
propria coscienza e mettere la propria vita in pausa con LifePause per essere
risvegliati in un nuovo corpo in tempi migliori, riducendo così per il momento
a zero la propria impronta di carbonio; si chiude nel 2070 con il processo per
ecocidio del miliardario Nick Bilton (un Harrington che regala un’interpretazione
particolarmente riuscita), CEO della corporation Alpha, che controlla un
po’ tutto nel corso degli anni – apprezzabile qui il tentativo di aggiornare la
moda, sia per abbigliamento che per parrucco, che è mi piaciuta particolarmente
sul versante maschile.
Nonostante l’ambizione del
progetto, e la pregnanza di molte delle tematiche che estrudono in maniera
fluida da quella centrale dell’ecologia — l’amore, la famiglia, la
fede, l’avidità, il lavoro, la salute, la responsabilità nei confronti di se
stessi e delle altre specie, l’umanità, la tecnologia, l’economia, la legge, l’ipocrisia di non voler vedere il
costo delle comodità… — lo spessore della riflessione è sottile, e delle numerose
idee messe in campo non si vedono poi le vere conseguenze, cosa che avrebbe
dato maggiore soddisfazione: quando gli ecoterroristi buttano il cloruro di
calcio evidentemente non hanno l’effetto voluto, dato che il pianeta va sempre
peggio, ma che cosa è successo esattamente? Ci sentiamo traditi perché si crea
una tensione anche buona che però è priva di risoluzione narrativa. E al di là
del respirare ossigeno da bombole, avere una dieta limitata e dover stare
dentro per molte ore al giorno, come è stata impattata la vita quotidiana?
Quali comportamenti correttivi sono stati messi in atto o (in un’ottica
educativa) sarebbe bene metter in nato per prevenire? E la popolazione, è
aumentata o diminuita? Si mostra una storia catastrofista senza mostrare
possibili soluzioni o almeno tentativi di soluzione che non siano appunto
quelle degli ecoterroristi, o dei genetisti che ripopolano il pianeta
attraverso il DNA di animali ormai estinti. E poi…non c’è troppo poco interesse
per le piante fuori da foreste che bruciano e quattro semi?
Siamo davanti a una parabola
speculativa che se riesce per la gran parte a non fare la predica, non riesce nemmeno ad essere
illuminante se non nell’offrirci worst-case
scenarios che, francamente, non è difficile immaginare per nessuno.
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