Con rammarico devo dire
che, dopo aver seguito l’intera prima stagione, non condivido il grande
entusiasmo che tutta la critica sembra aver riservato per Abbott Elementary (in Italia su Star di Disney+), sit-com pluripremiata. Forse mi sfugge quanto pregnante sia per la
realtà che ritrae. È chiaro che è una lettera d’amore ai tanti insegnanti che con
molta dedizione e spirito di sacrificio lavorano nella scuola primaria
pubblica, evidenziando le difficoltà che incontrano, ma al di là del sentimento
apprezzabile, i personaggi sono troppo bidimensionali e l’umorismo appena
percepibile.
Siamo in una scuola
pubblica di Philadelphia a maggioranza nera, la Willard R. Abbott Elementary
School, dove una troupe (che non vediamo) sta registrando un documentario: come di prammatica, gli
insegnanti spesso parlano come rivolti a una telecamera per spiegare alcune
cose o vi rivolgono sguardi di commento. Le condizioni sono dure: sono pieni di
lavoro, sottofinanziati, con una preside incompetente e vanesia che ha ottenuto
il posto solo perché ha ricattato il responsabile che doveva scegliere chi
assumere, a scapito di uno di loro che ora è lì supplente.
Janine (Quinta Brunson,
che è anche ideatrice) è una maestra di seconda elementare di gran cuore e con
molto ottimismo, che ci mette sempre tutta sé stessa per aiutare i propri
studenti anche a rischio di strafare. Come modello, quasi una mamma sul posto
di lavoro, ha Barbara Howard (una magnifica Sheryl Lee Ralph), un'insegnante
d'asilo di grande esperienza, e la più rispettata. Pure entusiasta è Jacob (Chris
Perfetti), mentre smaliziata e con contatti con la mala locale che usa a fin di
bene è Melissa Schemmenti (Lisa Ann Walter). Come supplente arriva Gregory (Tyler James Williams) che ha una cotta per Janine e
rimane sempre in imbarazzo per le sgradite avance e ammiccamenti di Ava (Janelle
James), l'inetta, egocentrica e narcisa preside. Chiude il gruppo il bidello
Mr. Johnson (William Stanford Davis).
Ha un che di sapore antico
questa workplace comedy, come venivano confezionate una vota, e portandoci in
una scuola elementare ci conduce in un ambiante che, in linea di massima,
abbiamo frequentato un po’ tutti, anche se evidentemente non dalla parte degli
insegnanti. Vuoi tifare per loro e per loro determinazione di fronte a costanti
frustrazioni. Le storie sono quotidiane, ruotano intorno ad avere nuove
attrezzature per i propri studenti, a coinvolgere il genitore assente, a
motivare i bambini…e imparano loro stessi giorno per giorno che cosa funziona e
che cosa no: racconta di vita vera, con gli sguardi in camera tipici dei
mockumentary che coinvolgono lo spettatore nei propri sentimenti di imbarazzo o
incredulità, vago disprezzo per quello che devono sopportare o in cerca d’intesa
- Tyler James Williams è particolarmente esilarante in questo, per quanto tutti
siano molto efficaci sotto questo aspetto. Gli attori hanno un ritmo ineccepibile
e concordo in pieno con chi vi ha ritrovato il senso di comunità di Parks and Recreation. Sono reali e sono
veri. Solo, non fanno ridere.
Ho letto varie recensioni
per cercare di capire la magia di questa serie per cui tutti si sperticano in
lodi e che evidentemente fa sganasciare tutti tranne me, che al massimo abbozzo
qualche sorriso qui e lì. E pure tirato. Qualche occasionale battuta c’è anche,
ma se la gran parte delle scene sono per me passabili, quelle con Ava sono addirittura
inguardabili: ora che si può usare questo termine anche in italiano, posso dire
cringy all’ennesima potenza.
Forse, come il personaggio
di “Gifted Program” (1.06) loro sono solo troppo avanti e io non riesco a
rendermi conto della loro genialità, ma per me bocciati. Per chi lo apprezza però c'è una seconda stagione e, visti i premi ricevuti, non dubito ce ne saranno anche a venire.
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