lunedì 29 maggio 2023

SUCCESSION: la memorabile quarta e ultima stagione

Si è appena chiusa Succession, una delle serie più emblematiche e seminali degli ultimi tempi: commedia, tragedia, satira. Pur con sole quattro stagioni ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama televisivo: un successo artistico di prim’ordine.  SPOILER PER LA QUARTA STAGIONE.

L’ultima stagione, che ripercorro a seguire, è iniziata in modo molto intenso da subito, con il compleanno (4.01) del magnate Logan (Brian Cox) rivelatore il suo riferirsi alle persone come "unità economiche", come soggetti che operano in un mercato, anche perché racchiude il capitalismo e ciò che lui rappresenta in un modo molto concreto. I fratelli apprendono che il padre sta tentando di acquistare nuovamente la Pierce Global Media e decidono di lanciare un'offerta rivale. Sono riusciti a creare la tensione tra le parti in gara con molta semplicità. Industry crea questo aspetto di negoziazioni affaristiche altrettanto bene, ma è così complicato che si ha l'impressione di aver bisogno di una laurea in finanza per capire cosa sta realmente accadendo. Qui no. C'è lo stesso tipo di suspense e lo stesso senso della posta in gioco, ma con numeri che un bambino delle elementari può capire. Essere così efficaci con così poco materiale è un punto di forza sottovalutato.

Si è rafforzata la posizione del patriarca come un despota che riesce a radunare la gente intorno a sé come un vero leader: è temuto, ma dalla folla riesce a suscitare una risposta onestamente esaltata, perché è credibile, in contrasto con i suoi figli, il cui ruolo è sempre perennemente amatoriale. “You’re not serious people – non siete persone serie” (4.02) spunta nei loro confronti, dopo che li ha tenuti in bilico facendo loro creder di aver bisogno di loro; non si crede alla sincerità di Logan, ma nonostante ogni possibile realtà loro, come noi, vorrebbero che fosse vero. Connor (Alan Ruck), il figlio di primo letto perenne outsider, è sempre apparso un po' patetico rispetto ai suoi fratelli. Qui, nonostante la sua situazione insicura e infelice, sembra il più forte nella sua consapevolezza di non essere amato e di non averne bisogno. Per Logan è una prolessi perfetta al suo inchino finale.

Già il titolo della serie e l'immagine di chiusura dei titoli di testa, quando i ragazzi si voltano per vedere il padre che se ne va, lasciavano naturalmente intendere che prima o poi si doveva aver a che fare con la scomparsa di Logan, lasciando i ragazzi a fare i conti con la successione. Quello che l’ideatore Jesse Armstrong e i suoi hanno fatto magistralmente è stato il tempismo con cui hanno scelto di farlo uscire di scena. Nessuno se lo aspettava così presto, magari un paio di puntate prima della fine, ma non certo alla terza puntata. È stato molto reale anche: la morte arriva quando arriva, non sceglie il momento opportuno. L'episodio “Le nozze di Connor” (4.03) è stato semplicemente superbo e ho passato metà del tempo a piangere. Non mi sorprende che sia stato salutato come uno dei migliori episodi di sempre dello show, se non della televisione proprio. Ho amato il modo in cui ha saputo cancellare tutto il resto, nel senso che questi eventi sono così potenti che sono come campi gravitazionali per le persone emotivamente coinvolte: vengono risucchiate in un buco nero di dolore e tutto il resto scompare temporaneamente. Ho amato il modo in cui hanno mantenuto il tour de force di una singola scena per molto tempo, e la sensazione di frantumazione che si prova, in tutte le multiple reazioni di sgretolamento progressivo. Ho amato il fatto che non ci abbiano mostrato il crollo e la morte di Logan, distante per noi come per i suoi figli, e già un'assenza, come in fondo la morte è. Tutta la recitazione era di alto livello, cruda e reale, ed è stato incredibile come siano riusciti a non renderla melodrammatica. Mi sono piaciuti i frenetici tentativi di determinare cosa stesse accadendo, il rifiuto di ammettere l'inevitabile da parte di Roman (Kieran Culkin), la necessità di un equilibrio tra la vita privata e quella pubblica, e il fatto che abbiamo potuto vedere come un lutto colpisca le persone in modo diverso. In genere, vengono mostrati solo coloro che sono molto vicini per legame familiare o emotivo, qui hanno mostrato anche persone più distanti e legate a lui a livello professionale, che possono essere anche (e non solo) rattristate, ma in modo diverso. Inoltre, credo sia stato intelligente evocare anche i ragionamenti egoistici, Tom (Matthew Macfadyen) in particolare, e far scegliere a Connor di procedere con le proprie nozze.

È difficile seguire un episodio epocale e Succession ci è riuscita comunque benissimo. Segno di buona scrittura, il loro dolore era molto specifico: per quanto parlasse delle conseguenze di una morte in generale, era davvero molto legato alla realtà della loro situazione. Notevole il modo in cui hanno usato la musica "d'ambiente" da funerale in chiesa come sottofondo per scene che non avevano nulla a che fare con la morte in sé. La genialità dell'episodio (4.04) è stata però l'enigma della linea sottolineata o barrata (personalmente opto per quella sottolineata) sul nome di Kendall (Jeremy Strong) come successore del magnate, in un documento testamentario privo di valore legale.  C'è tutto: il passato (Logan che è sempre stato ambiguo nei sentimenti verso i suoi figli - in parte amore, in parte disprezzo), il presente (chi prenderà il controllo), il futuro (la messa in discussione della legittimità del ruolo di Kendall). Racchiude le dispute sulla successione, che ha interessato gli episodi successivi. Si è vista l'incompetenza, il disagio e la debolezza dei fratelli Roy, anche se erano letteralmente e figurativamente al vertice e il loro essere in bilico fa l’interrogarsi su che cosa avrebbe fatto il padre e fare scelte autonome, e sono emerse le loro rivalità Shiv (Sarah Snook) che complotta con Matsson (Alexander Skarsgård), Kendall che dichiara “una testa, una corona” (4.07), Rome, sboccato giullare di corte che alla fine è il più sensibile ed emozionale di tutti – ho singhiozzato al suo straziante crollo al funerale del padre, in una puntate (1.09) fra quelle che più mi è piaciuta in una stagione davvero potente. Gli elogi funebri sono stati l'occasione per smascherare chi è veramente ognuno di loro a questo punto. Apprezzabile il ritratto che Ewan ha fatto di suo fratello. James Cromwell, che lo interpreta, sa essere piuttosto inquietante, persino terrificante per me (penso soprattutto ad American Horror Story e Six Feet Under). Probabilmente la mia scena preferita dell'intero episodio è stato lo scambio di battute tra Shiv e sua madre sulla sua gravidanza. Il modo in cui si sono capite con mezze parole e frasi che avevano a malapena un senso. Inarrivabile. Frank Vernon (Peter Friedman), Gerri Kellman (J. Smith-Cameron), Karl Muller (David Rasche) e Hugo Baker (Fisher Stevens) sul fronte professionale e le mogli di Logan pure sono sempre stimolanti da guardare. Mi ha convinto meno invece la puntata sulle elezioni presidenziali (4.08) — il Guardian ha stilato una propria classifica di tutti gli episodi, se qualcuno fosse interessato.

Si può contare sempre sull’umorismo di Greg (Nicholas Braun) e Tom e sempre acutissime sono le interazioni tra Logan e Tom, perché quest'ultimo deve navigare su una linea delicata tra servilismo e familiarità che è allo stesso tempo scomoda e divertente da guardare. Sembra uno che si avvicina a una bestia feroce senza sapere come reagirà e dove atterrerà. Si sente l'odore della paura. Si è visto Tom testare le acque su come sarebbe stata la situazione tra loro nel caso in cui lui e Shiv avessero deciso di lasciarsi, poi il lutto ha cambiato le cose e lui e Shiv hanno avuto riavvicinamenti e allontanamenti che sono esplosi a fuoco d’artificio nella feroce litigata sul balcone (1.07), spettacolare da ogni punto di vista: recitazione, emozioni, scrittura... Sembrava molto crudo e reale, anche per il fatto che hanno riesumato cose del passato (come la paura di Tom di andare in prigione) e come ognuno di loro le ha lette. Onestà brutale.

Succession è stata sezionata in ogni suo aspetto come non mai, che fosse per discutere della trama, per commentare il comportamento dei Roy come fossero persone reali, fare gossip sul loro guardaroba della cosiddetta “stealth wealth” (la ricchezza che non si fa notare dei superricchi) o chissà che altro ancora. La serie non solo si è distinta narrativamente e “drammaturgicamente” – termine che uso di proposito, per chi avesse seguito quello che è successo dopo che Jeremy Strong ha usato questo termine, che evidentemente per i parlanti medi della lingua inglese deve essere una parola inusitata (qui)—, ma anche per il linguaggio: un mix di vocabolario di alto livello e di frasi buttate giù con disinvoltura e ricche di riferimenti: entusiasmante. Grandi battute anche. La serie ha costruito parte del suo successo sulla cattiveria umoristica e senza cuore, come ha ben notato Tim Goodman che ha scelto questa quarta stagione per il suo club della TV a cui ho partecipato commentando puntata per puntata e scrivendo alcune della cose scritte qui ed è vero che questa ferocia di personaggi che ci comportano gli uni con gli altri nel modo più spietato che non è una cosa sostenibile a lungo.

L’attesissima series finale mi ha lasciata appagata: è stata intensa, imprevedibile, avvincente e sensata. L’ho guardata immediatamente perché altrimenti chi sarebbe riuscito ad andare online senza avere spoiler?

Pensavo che solo Kendall avesse la possibilità di vincere, ma trattandosi di una sorta di tragedia shakespeariana, non avrebbe potuto vincere. "Sono il figlio più grande!" grida alla sorella che non vuole votare per lui, in una riunione del consiglio che vede due posizioni in contrasto rispetto all’affare GoJo, 6 a 6, con il settimo voto di Shiv a deciderne la direzione. Mette davvero il dito nella piaga: è un bambino che vuole il giocatolo per sé perché, come ricorda in qualche scena prima, suo padre glielo ha promesso quando aveva solo 7 anni.  Ho pensato che fosse piuttosto appropriato che finisse la puntata, sconfitto, davanti all'acqua, il suo elemento ricorrente nel corso delle stagioni. E in effetti, si ha anche la sensazione che stia contemplando la possibilità di buttarsi dalla ringhiera e togliersi la vita. Vederlo inquadrato da dietro mi ha fatto venire i brividi, perché mi è venuto in mente l’analoga inquadratura di Logan nella sigla, ma di fronte al consiglio di amministrazione, non da solo su una panchina fronte-fiume.

Roman è sempre stato troppo emotivo e volubile per avere una possibilità. È stato sconsolante vedere che si è reso conto che non erano niente. E Shiv tanto per cominciare era incinta, non una situazione ideale per una persona inesperta che vuole per la prima volta ricoprire quella posizione, e troppo ricca di opinioni per essere solo la facciata americana di qualcun altro. Come ha detto loro il padre, non erano "persone serie". Connor non è mai stato interessato.

Era logico che Tom fosse incoronato come nuovo CEO della Waystar Royco: Shiv lo conosce perfettamente e, alla fine, credo che sia stata la sua descrizione a venderlo a Matsson come credibile candidato a quel suolo che ironia. Inoltre, è sempre stato mostrato come uno che lavora veramente (ha ripetuto più volte nel corso della serie quanto fosse stanco, anche perché lavorava sempre), quindi in un certo senso è anche giusto. Il suo matrimonio con Shiv è stato esplicitamente anche un contratto d’interesse, e continua sulla stessa linea. Il fatto che lei aspetti un bambino è un ulteriore vantaggio. Perfetta la scena finale di loro in limousine con lui che, senza guardarla, le offre la mano e lei gliela poggia sopra, ma lui non la stringe.

Questa serie ha parlato di molte cose (il trauma di una dinamica familiare tossica, la rivalità, il potere, l'approvazione dei genitori, la successione ovviamente...). Ha riflettuto anche su come il capitalismo sfrenato ti spezza lo spirito, ti succhia l'anima e ti rende infelice. Da questo punto di vista, le scene a casa della madre dei ragazzi, Caroline (Harriet Walter), sono state un buon contraltare. Hanno mostrato un'alternativa. I fratelli hanno potuto essere una vera famiglia. Per quanto sullo sfondo lussureggiante ci siano stati feroci litigi, erano felici, almeno per quello che è loro possibile, hanno saputo trovare un’intesa e alla fine erano uniti. Non è stato così una volta tornati all'ambiente aziendale. 

La memorabile Succession in definitiva si è chiusa con un ennesimo colpo di scena, e con coerenza, in più c'è ampio spazio per uno spin-off. E se qualcuno non fosse soddisfatto, gli si può dire, non come insulto, ma come citazione telefilmicamente colta: “fuck off!”.

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