Liberamente tratta
dall’omonimo racconto di Edgar Allan Poe del 1840 e da altre sue opere, The Fall of the House of Usher - La caduta
della casa degli Usher (Netflix – rilasciata il 12 ottobre 2023) è un horror
gotico che si muove su due assi temporali: il primo fra il 1953 e il 1980, in
cui si narra l’ascesa al potere del potente CEO di un'azienda farmaceutica, la
Fortunato Pharmaceuticals, e della sua sorella gemella, ambiziosa direttrice
operativa dell’azienda; il secondo, nel momento presente della prima messa in
onda, quando inizia un processo nei confronti della famiglia Usher ritenuta
responsabile della morte di moltissime persone che assumevano il loro
farmaco di punta, il Ligodone, che ha causato l'epidemia di oppioidi mentre
negavano che creasse dipendenza, e quando
il magnate perde a uno a uno tutti i suoi sei figli nel giro di due settimane.
ATTENZIONE SPOILER
Roderick Usher (Bruce
Greenwood; e da giovane adulto Zack Gilford), il CEO di cui sopra, dopo il
funerale dei suoi figli, invita a casa propria C. Auguste Dupin (Carl Lumbly),
un sostituto procuratore degli Stati Uniti. Costui ha trascorso la vita a
cercare di portare alla luce il marcio della Fortunato, e Roderick gli racconta come
ha iniziato la sua carriera, dell’apporto di sua sorella Madeline (Mary
McDonnell, e da giovane adulta Willa Fitzgerald) e della misteriosa donna,
Verna (Carla Cugino) anagramma di Raven-Corvo, una delle svariate forme che
riesce ad assumere, che avevano incontrato nel Capodanno del 1979, con la quale
avevano stretto un patto e che è responsabile della cruenta morte dei suoi discendenti.
Soffre di una patologia chiamata CODASIL - una “leucoencefalopatia vascolare
caratterizzata da una serie di episodi clinici tra cui icuts ricorrenti,
emicrania, sintomi psichiatrici e disturbi cognitivi” ci dice il sito
dell’ospedale Niguarda, una demenza vascolare dice più in semplicità la serie -
per cui ha delle allucinazioni. Nondimeno ricorda con chiarezza i suoi inizi
ambizioni ma idealistici, e nel presente la tragica fine dei suoi cari. Ora è
sposato con Juno (Ruth Codd) e suo consigliere è l’avvocato Arthur Pym (Mark
Hamill).
Muoiono in ordine di età,
dal più giovane al più vecchio tutti i sui figli, gli ultimi due i soli legittimi
nati dalla stessa madre – i loro nomi sono presi ognuno da una diversa opera di
Poe (per questo e tanti altri riferimenti all’opera dell’autore americano si
veda questo
interessante pezzo su The Walk of
Fame). Prospero (Sauriyan Sapkota), un edonista dedito ad orge e droghe che
si merita l’appellativo di “Gucci Caligola” viene annientato da una pioggia
acida nel corso di una festa (1.02); Camille (Kate Siegel), a capo delle
pubbliche relazioni della Fortunato, viene dilaniata dagli scimpanzé che
l’azienda tiene in gabbia per i loro esperimenti; Napoleon (Rahul Kohli),
produttore di videogame che ha problemi di dipendenza dalla droga, finisce per
buttarsi giù da un balcone, ossessionato dal gatto che ha preso in sostituzione
di quello del suo compagno che lui ha ucciso mentre era in uno stato alterato
di coscienza; Victorine (T'Nia Miller), una scienziata che sta sperimentando un
nuovo device cardiaco su scimpanzé
con l’intenzione di usarlo preso sull’uomo, finisce per impalarsi
temporaneamente impazzita dopo aver accidentalmente ammazzato la sua
collaboratrice e amante; Tamerlane (Samantha Sloyan), che lavora con il proprio
compagno a un progetto di prodotti di bellezza, fitness e stili di vita e che lei
amava guardare mentre faceva sesso con altre, perde la cognizione del tempo e
finisce sfregiata e dilaniata da specchi che rompe; e infine Frederick (Henry
Thomas), il primo erede con una figlia avuta da Morella che, sfigurata dalla
stessa pioggia acida che ha ucciso suo fratello, lui tortura: immobilizzato
dalla stessa droga che dava alla moglie indifesa viene sepolto dalle macerie di
un loro edificio in demolizione. Non si salva nemmeno la nipote.
Con qualche eco dantesco e
Shakesperiano, la miniserie si ispira indubbiamente a Succession per il tipo di ambiente familiare che vuole mostrare,
come ne dà indizio la colonna sonora che in alcuni momenti la richiama, ma poi mantiene
in prevalenza la stessa sensibilità di The
Haunting of Hill House (2018) e The
Haunting of Bly Manor (2020) - che ho seguito, ma su cui non ho mai scritto
- di cui è già stato autore e showrunner l’ideatore Mike Flanagan che qui
riserva per sé anche il ruolo di regista, che condivide solo, alternandosi, con
Michael Fimognari che per la serie è direttore della fotografia.
Se ho elencato in modo
specifico le morti, inanellate in puntate successive autoconclusive rispetto
alla sorte di ciascun figlio, è perché l’aspetto di maggior intrattenimento è
quello di vedere che fine spetta a ciascuno dei figli Usher, persone
privilegiate, viziate e senza scrupoli: quella è la parte goduriosa, vedere
quanto orrorifiche ed originali siano. Si svelano i loro vizi, depravazioni, segreti.
Non hanno cura per niente e per nessuno e il senso ultimo di vederli morire è
quello di vederli pagare per le proprie azioni, dare la vita per quello che ritengono
di non debba avere conseguenze in virtù di quello che sono. C’è un senso di
giustizia.
Come è più esplicito dalla spettacolosa puntata finale, piena di citazioni poetiche, si riflette sulle
conseguenze delle proprie scelte, sull’eredità che si lascia ai posteri — memorabile l’immagine del
patriarca che vede dalla vetrata del grattacelo la sua: una fitta pioggia di
cadaveri —, su che cosa significhi veramente essere ricchi; poi si parla di dolore (dopotutto l’azienda
ha fatto fortuna vendendo antidolorifici) e ci si giustifica anche con una
sensata dichiarazione politica e un j’accuse alla società tutta messi in bocca
a Madeline.
Non c’è mai paura, ad esclusione al limite di qualche occasionale jump scare per le allucinazioni del CEO che sono improvvise. Bruce Grenwood, che mi fa tenerezza ricordare ragazzo nella serie Legmen, è stato davvero portentoso. Qui c’è atmosfera gotica, senso di terrore imminente, di vago sovrannaturale, feeling di inatteso disfacimento fisico ed emotivo, gusto per l’inquietante. Su questa linea, convincente a appagante. E alla fina la caduta della casa degli Usher non è solo metaforica o intesa come caduta di una famiglia, ma come effettivo crollo di un edificio: bel tocco.