Ammetto che sono prevenuta
nei confronti di programmi come Jury Duty
– Il Giurato, che ha debuttato ad aprile 2023 su Amazon Prime, su un piano
etico-morale: non so quanto a favore io sia.
Prima facie si tratta di una serie documentaristica che
esplora il funzionamento del sistema giuridico statunitense dalla prospettiva
di una giuria chiamata a decidere su un caso specifico. In realtà, come ci
viene spiegato dalle schermate iniziali in sovrimpressione all’inizio di ogni
episodio, il caso è fittizio e sono tutti attori tranne un ragazzo che, ignaro,
pensa che sia tutto reale, salvo poi svelargli che non lo è al termine del
sottofinale (“Deliberations”, 1.07), e godersi la reazione e le rivelazioni
dettagliate nell’ultima puntata dedicata a un “dietro le quinte”.
Certo, il giurato numero 6
(Ronald Gladden) in una certa misura sapeva di venire filmato perché era
convinto di partecipare alle riprese di un documentario, e gli avvenimenti della
giornata sono stati spesso commentati in sipari a parte, di cui era
evidentemente consapevole, ma che fosse tutto falso e che anche altri momenti
più privati venissero registrati no. E per quanto alla fine lui accetti di buon
grado quanto è accaduto, salvo rammaricarsi del fatto che non può considerarsi
esonerato dalla possibilità che lo chiamino in futuro per far parte di una
effettiva giuria, e venga ripagato del suo sforzo di protagonista involontario
con 100.000 dollari, mi mette in difficoltà l’idea stessa di un programma che è
una via di mezzo fra Scherzi a Parte
(dove la durata molto limitata dello scherzo lo redime in una certa misura) e The Truman Show (dove nella finzione
narrativa del film tutta la vita del protagonista interpretato da Jim Carrey è
filmata a sua insaputa per il piacere del pubblico). Se non fosse che è stata
lodata come una delle migliori serie dello scorso anno – ha ricevuto tre
nomination agli Emmy e due ai Golden Globe e ha anche vinto come programma
dell’anno il premio dell’American Film Institute -, non l’avrei guardata se non
altro per non premiare esperimenti di questo tipo, che sono manipolatorie dei
sentimenti del coinvolto, che costruisce relazioni fasulle: una vera tragedia
più che la commedia che intendono. È interessante ed affascinante?
Sicuramente. È anche crudele. E non sono sicura di approvarlo moralmente.
Detto questo, si sono
inanellate una fila di situazioni al limite della credibilità, tanto che in
corso di via (1.06) il nostro malcapitato commenta che sembra un reality. Ronald
Gladden, un appaltatore nel campo delle istallazioni solari, arriva alla Huntington
Park Superior Court di Los Angeles, e in occasione del processo di Voir Dire,
volto a selezionare i giurati, comincia a conoscere gli altri. Fra loro c’è
anche l’attore James Marsden (Westworld), in una versione molto egocentrica e
vanesia di sé stesso, che attrae i paparazzi. Per evitare potenziali disturbi,
il giudice Alan Rosen (Alan Barinholtz), che presiede la causa, impone il
sequestro della giuria, costretta a risiedere in un albergo fra un’udienza e
l’altra. Hanno così modo di conoscersi fra loro: Noah Price (Mekki Leeper) si
perde la vacanza con la sua ragazza per questo impegno da cui non può
sottrarsi, ma fa presto amicizia con Jeannie Abruzzo (Edy Modica); Todd Gregory
(David Brown) è un impacciato inventore; Barbara Goldstein (Susan Berger) è
un’anziana che continua ad addormentarsi durante il processo; Ross Kubiak (Ross
Kimball) è un insegnante in crisi matrimoniale, anche se non vuole farlo
sapere…Per ogni necessità possono far riferimento a Nikki Wilder (Rashida
Olayiwola), l'ufficiale giudiziaria. Gli avvocati che discutono la causa, pur
attori, hanno un passato professionale nel campo.
C’è umorismo, ma per la gran parte appena accennato, in questa creazione di Lee Eisenberg e Gene Stupnitsky con la regia di Jake Szymanski. C’è qualche occasione esilarante, come quando in “Field Trip” (1.04) Todd è costretto ad indossare una maglietta che scoprono avere un (fittizio) significato a sostegno dei neonazisti, o quando Noah vuole fare l’amore con Jeannie (1.05), ma viste le sue convinzioni si vede costretto a chiedere l’aiuto di James. Quello che emerge è il cameratismo e il bel rapporto che si crea fra le persone, anche se appunto, in molto è fasullo, cosa che lascia davvero molta amarezza, anche se ci rassicurano con le dichiarazioni che sono rimasti in contatto e hanno imparato a conoscersi sul serio. Se non fosse per la trovata in ogni caso, e se fosse una serie scripted, sarebbe solo passabile.
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