Preparatevi alla
tonsillite più romantica della storia (1.12). Sono tutte meritate le lodi che sta ricevendo One Day – Un giorno, che ha debuttato su
Netflix lo scorso 8 febbraio. A dispetto di un poster promozionale
pigro e respingente, per me sarà indubbiamente una delle migliori serie
dell’anno: dolce, romantica, intelligente. Ho letto il libro di David Nicholls,
da cui è tratta, secoli fa. Mi era piaciuto molto, ma non posso dire di
ricordarlo, se non per come finisce e per il senso del titolo: viene narrato un
giorno per ogni anno della vita dei due protagonisti, Dexter (Leo Woodall) ed
Emma (Ambika Mod), dal momento in cui si sono conosciuti, e ci sarà un giorno
in cui come “è finita” avrà forse un senso (mi esprimo in termini generici per
non fare spoiler).
L’aspetto che di primo
acchito mi ha sorpreso di più è stato il casting, perché nella mia limitata
immaginazione non avevo pensato a un’attrice di origine indiana. E in effetti nel
libro il personaggio era bianco, e nel film che ne era seguito (che non ho
visto) che era stato sceneggiato dallo stesso autore, l’attrice che
interpretava Emma era bianca. Ma questa variante non mi ha lasciato dubbi: entrambe
le scelte di casting sono state azzeccatissime. Lei già la sapevo eccezionale
per il suo ruolo in This is going to hurt:
qui interpreta una donna molto brillante e saggia che aspira a diventare scrittrice
e che lavora inizialmente come registra teatrale per una compagnia itinerante
poi come insegnante; è una persona complessa, amante della lettura, anche un po’
timida ma certa di non essere il premio di consolazione di qualcuno, ma l’opposto
(1.12). Lui lo avevo apprezzato, anche se non altrettanto, in un ruolo minore
in The White Lotus in un cast dai
nomi tutti pesanti, ma qui come leading
man ha potuto risplendere, affascinante e vulnerabile in egual misura, risoluto
e ammirato come presentatore televisivo che già viene da una famiglia abbiente e
insicuro nella misura in cui sente di non realizzare qualcosa di significativo nella vita, e pronto ad affogare nell’alcol e
nelle droghe i propri dolori esistenziali (che siano la perdita della madre o
la scarsa autostima o la mancanza di prospettive appaganti) nonostante la vita di
successo nel jet set.
Insieme sono stati credibili,
e si è saputo mettere in scena una storia di amicizia in primis e d’amore poi
che a lungo rimane non dichiarata, ma perennemente sottesa, dopo il loro primo
incontro, il 15 luglio 1988 in occasione della festa di laurea che segna la
fine dei loro studi all'Università di Edimburgo. Si piacciono, passano una
notte insieme in modo grosso modo platonico, chiacchierando, scalando insieme
il giorno dopo un vecchio vulcano conosciuto come Arthur’s Seat e decidendo di
rimanere in contatto, in un’epoca in cui cellulari ancora non esistevano (e
questo diventa giocosamente un elemento che segna il passare del tempo).
Quello che questa rom-com
in quattordici puntate di varia durata, ideata e per la gran parte sceneggiata da Nicole Taylor, riesce a fare
magistralmente è mostrare la semplicità dello stare insieme di due persone che
si amano veramente, come amici prima di ogni cosa e poi come innamorati, anche
se superficialmente non li si vedrebbe l’uno per l’altra. Eppure funzionano, vedono
l’essenziale, sanno comprendersi e sono giocosi, allegri, si crea la magia
nella quotidianità. Allo stesso tempo si vede l’imbarazzo di due persone che
pur provando gioia alla compagnia reciproca talvolta non sanno bene come farlo
e come passare da amici ad innamorati. Nell’episodio 4 ad esempio, ambientato
in Grecia, se lo dicono e non se lo dicono, ci girano intorno. Passano dei
momenti di distanza, negli anni, fanno errori e si feriscono. In 1.07, Dexter la
accusa di essere giudicante, Emma gli rinfaccia di essere raramente sobrio e
spesso assente, tuti e due di non apprezzarsi reciprocamente come dovrebbero.
Entrambi in tempi e modi diversi piangono, metaforicamente o meno, se la
controparte sta con un altro o un’altra. A lungo non sembra mai il loro
momento. E anche quando poi stanno finalmente insieme, sanno essere dolci, ma
non sono sdolcinati; sono reali.
In un’intervista
a Entertainment Weekly Nicholls, che qui si è riservato la scrittura della penultima puntata, ha dichiarato che “La premessa del romanzo è che dovrebbe essere come sfogliare
un album di fotografie, nel senso che una fotografia cattura un momento nel
tempo, che questi giorni sono piccole vignette di come si era in quel momento”.
E proprio questa è la sensazione che si riesce a cogliere anche nella serie,
dove i personaggi talvolta nemmeno sono insieme: l’episodio 8 ad esempio è
dedicato solo a lei, il 9 solo a lui. Ciascuno ha il proprio percorso: lei va a
vivere con Ian (Jonny Weldon) e poi ha una relazione con il preside della
scuola dove insegna, lui sposa Sylvie (Eleanor Tomlinson, Poldark), da cui ha una bambina, Jasmine. Sembrano destinati a non
essere l’uno per l’altro l’amore della vita, eppure lo sono e la serie riesce a
farti credere nella forza e nella possibilità dell’amore anche quando le nostre
scelte apparentemente sono volte a negarlo o a sabotarlo.
C’è delicatezza anche nella crudezza in One Day, cha fa tifare per Emma e Dexter e che è tanto concreto e reale quando sognante e, appunto, romantico.
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