Basata sul libro “Piccole
cose meravigliose” di Cheryl Strayed, Tiny
Beautiful Things – Le piccole cose della vita, miniserie di Hulu
disponibile in Italia su Star (Disney+) portata in TV da Liz Tigelaar, fa riferimento
nel suo titolo a tutte quelle piccole cose belle che non credi di poter
meritare perché ti senti uno schifo, ma che in realtà dovresti essere in grado
di vedere. Ogni puntata ha una sceneggiatrice diversa ma, pur con situazioni
più o meno convincenti, nel tono generale non si nota perché riesce ad essere
ben uniforme: un coro che canta la stessa canzone.
Protagonista è Clare
Pierce, sull’orlo dei 50, interpretata da Kathryn Hahn da adulta e da Sarah
Pidgeon da giovane, entrambe molto convincenti nella parte, e credibili come
una la versione adulta dell’altra. È una operatrice sanitaria
in una casa di riposo che aveva ambizioni come scrittrice finite un po’ in
disparte dai fatti della vita, che si ritrova a curare una rubrica di consigli
firmandosi come Sugar. È sposata con Danny Kincade (Quentin Plair), con cui il
rapporto è però in crisi, anche se fanno terapia di coppia cercando di riparare
la situazione. In particolare lui l’ha sbattuta fuori di casa perché le
rimprovera di aver dato al fratello Lucas (Nick Stahl da adulto e Owen Painter
da giovane) dei soldi che avevano messo da parte per pagare l’università della
loro figlia, per ora ancora adolescente, Frankie Rae (Tanzyn Crawford), che è
particolarmente ostile alla madre, da cui si sente incompresa. Clare, nel dare
i propri consigli sotto pseudonimo alla gente, esamina quello che accade nella
propria vita, che sembra a rotoli o sul punto di esserlo, e torna con la
memoria alla giovinezza, quando ha conosciuto l’attuale marito e in particolare
al periodo in cui era ancora viva sua madre Frankie Pierce (Merritt Wever),
precocemente morta di cancro quando lei aveva 22 anni e, almeno nei ricordi, era
una specie di esempio di virtù e santità materna.
Il punto di forza della
serie, che ho gradito ma non mi ha trascinata, è che mostra personaggi davvero
umani, che si vogliono bene e nondimeno si feriscono, che sono anche un po’
persi, disordinati, alla deriva, spezzati. Quello che non me lo ha fatto
apprezzare totalmente è che è sembrato troppo “impostato”, troppo “compito in
classe” su questo argomento, un po’ troppo “ho imparato che…”. Come scrittrice
la protagonista di interroga: “chi sono io? La figlia di mia madre, la madre di
mia figlia, un brava scrittrice”; e nella mirabile “The Nose” (1.05, scritta da
Des Moran), una tesina su “Il Naso” di
Gogol in forma di puntata televisiva — quella tesina che Clare
non è riuscita a consegnare pur essendo il solo compito che le rimaneva per
laurearsi, perché le è mancata la madre che, iscrittasi pure lei al corso con
la figlia riceve invece una laurea pur essendo defunta—, si riflette sul racconto
come modo allegorico di narrare su che cosa accadrebbe se cose impossibili
diventassero possibili. Si parla anche di sesso - anche se il buon senso ci fa
domandare chi mai prenderebbe consigli da una donna che usa un vibratore di una
marca tanto scadente che le si fulmina in mezzo alle gambe mentre lo usa,
ferendola (1.06) e, sarò cinica, ma anche quanto credibile sia che una
americana non faccia poi causa alla casa produttrice (in questo caso
ragionevolmente).
Fra i riferimenti alla
televisione che hanno fatto ho gradito quello a General Hospital, citato due volte (1.05) perché era evidente che
chi scriveva conosceva la storyline di Monica Quartermaine che si era ammalata
di cancro alla mammella e l’osservazione che il fratello fa a Clare,
paragonandola a Carly nella soap: fa sorridere perché è molto “vita reale”.
Potente la chiusura di
stagione, soprattutto in quelle scene in cui i personaggi discutono e si attaccano
fra loro con un continuo passaggio fra attori adulti e attori giovani. Lo stratagemma stilistico rende più incisivo il valore di quello che si dicono nell’ottica del
loro passato. Quello che vedono davanti ai propri occhi infatti non è solo la
persona attuale, ma anche quella passata, rendendo la presente carica di tutto quello che c’è stato nel
rapporto fra loro. Con il fatto che è avvenuto quando ormai per tutta la
stagione li abbiamo visti, è scivolato in maniera naturale e pregnante.
Gli argomenti trattati, dall’amore alla morte, dal matrimonio ai rapporti genitori-figli, dal lutto alla rabbia al perdono, sono tutti tosti e non si finge che non sia così. Potenzialmente è uno strappalacrime, ma sono rari i momenti in cui davvero si frigna.
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