Con una settima stagione più corta delle altre
(solo 10 episodi) The Good Doctor (ABC, Rai2) ha chiuso il suo corso con una series
finale delicata ed appropriata.
SPOILER SULLA FINALISSIMA
L’arco conclusivo ha visto il dottor Shaun Murphy (Freddie
Highmore) dibattersi davanti a due casi importanti per cercare di salvare da un
lato il Dr. Aaron Glassman (Richard Schiff), suo mentore e figura paterna, a
cui era tornato il cancro, e dall’altro l'amica di sempre, la dottoressa Claire
Browne (Antonia Thomas), alle prese con una grade infezione, rientrata negli
USA per farsi curare anche lei per un cancro, in questo caso al seno, proprio per
questo ultimo atto, dopo lunga assenza giustificata dal fatto che alla fine
della quarta stagione aveva deciso di trasferirsi in Guatemala per seguire una
clinica lì. Per il primo purtroppo è calato il sipario, e il programma lo ha
espresso in modo molto elegante, semplicemente mostrandoci Sean su una giostra
da solo; la seconda ha avuto più fortuna, grazie proprio alla brillantezza dei
propri colleghi e al sostegno di un ritrovato Jared Kalu (Chuku Modu),
nonostante la perdita non indifferente di un braccio.
La serie ha detto ormai quello che aveva da dire:
si è portata consapevolezza su alcune problematiche dell’autismo e, come ha
rilevato in più di un’intervista l’attore protagonista, si è riusciti a
mostrare come anche le persone con autismo possano cambiare ed evolversi , così
come le persone neurotipiche. Nella settima stagione si è pure potuto vedere il
dottor Murphy nel ruolo di padre. L’evento più significativo è stata la
prematura scomparsa del dottor Asher Wolke (Noah Galvin) a causa di un violento
attacco omofobico, proprio a ridosso del fidanzamento con Jerome Martel (Giacomo
Baessato). E sono stati introdotti due nuovi studenti praticanti, la dottoressa
Charlie Lukaitis (Kayla Cromer), pure lei nello spettro dell’autismo e che
idolatra Shaun, anche se lui non la vede con lo stesso favore, e Dominick “Dom”
Hubank (Wavyy Jonez), molto in difficoltà di
fronte alla vista del sangue.
Già in corso di via si è notato l’impegno a
chiudere le vicende. Con l’avvicinarsi della conclusione già avevano dato il
lieto fine per altri personaggi come la dottoressa Morgan Reznick (Fiona
Gubelmann) e il dottor Alex Park (Will Yun Lee) che si sono finalmente sposati.
Della finalissima, che è stata appropriatamente intitolata “Goodbye” (7.10), erano
le ultime battute quelle di cui ero più curiosa, vedere in che modo si sarebbe
scelto di dire l’addio definitivo al San Jose St. Bonaventure Hospital. Si è andati
nel futuro. Nella coda di quella che diversamente sarebbe stata una puntata
come le altre, vediamo Shaun impegnato
in un TED Talk – sullo sfondo appaiono i nomi dei pazienti che ha aiutato nella
sua carriera: gli effettivi nomi dei personaggi con cui ha interagito nel corso
delle puntate; Adam, il primo che compare, è quello che ha salvato nel pilot. Ascoltando
il suo discorso, pronunciato in onore del
dottor Glassman, e vedendo chi è presente, veniamo a sapere “come sono
andate le cose”: è diventato primario di chirurgia; ha aperto insieme
Claire una fondazione per promuovere la
presenza medici neurodivergenti, la Dr. Aaron Glassman Foundation for
Neurodiversity in Medicine; con Lea (Paige Spara) ha avuto un altro figlio, una
bambina questa volta…Più o meno tutti sono fra il pubblico. La dottoressa Audrey
Lim (Christina Chang) la vediamo pronta a partire con “Surgeons for a Better
World" per un’altra opportunità lavorativa e la dottoressa Bria Samoné
Henderson vediamo che si è sposata con Danny Perez (Brandon Larracuente).
C’è stato insomma un lieto fine che ha cercato di non lasciare fuori nessuno e ci è riuscito. Forse questi personaggi mancheranno, ma ha chiuso in modo appagante e in linea con quello che la serie è stata in questi anni: un appuntamento gradevole che ha sostenuto l’inclusività.
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