Personalmente ho trovato
appagante la seconda stagione di House
of the Dragon (HBO, sky Atlantic) che ha una sua identità diversa dal Trono di Spade,
pur essendone chiaramente una costola, ambientata circa 200 anni prima, anche
se molti sono rimasti delusi soprattutto da una conclusione anticlimatica o
comunque priva degli eventi significativi che speravano.
ATTENZIONE SPOILER
Ci sono due schieramenti
contrapposti della famiglia Targaryen che regna a Westeros. Da un lato ci sono
i Verdi, attualmente al potere: ad Approdo del Re il figlio maggiore della
regina vedova Alicent (Olivia Cooke), Aegon (Tom Glynn-Carney), è il sovrano: è
giovane, insicuro e inesperto, ma vuole fare di testa sua. La madre lo sostiene
convinta che il defunto marito volesse effettivamente lui sul trono. Nonno Otto
(Rhys Ifans) lo consiglia, ma nella sua irruenza il ragazzo crede di saper
meglio lui che cosa è giusto fare e lo licenzia senza mezzi termini. Inoltre
decide di andare in battaglia lui stesso, guidando un drago, ma il tradimento
del fratello minore Aemond (Ewan Mitchell), che vuole per sé il potere, lo
riduce a un invalido perennemente sofferente, situazione che consente a Larys
Strong/"Piededuro" (Matthew Needham) di avvicinarsi a lui come
consulente. Il popolo è scontento perché affamato ed è tenuto all’oscuro delle
effettive condizioni del regnante.
Dall’altro lato nella pretesa al
trono ci sono i Neri, rappresentati dalla regina Rhaenyra (Emma D'Arcy),
legittima erede di Viserys I. Spetterebbe a lei sedervisi, per volontà paterna, e se Alicent è
convinta del contrario è solo perché ha mal interpretato i vaneggiamenti del
marito morente. Rhaenyra vorrebbe riconquistare il ruolo che le spetta, anche
con la forza se è necessario, ma rimane cauta perché ha ereditato dal padre 80
anni di pace e non vuole mettervi fine con leggerezza. I consiglieri vorrebbero
che si mettesse da parte, anche perché donna, ma lei ha la stoffa per governare
e intende farlo. Il marito Daemon (Matt Smith) si reca da altri signori del
regno per chiedere sostegno e raccogliere alleanze per un esercito, mentre a Roccia
del Drago lei, che fino in ultimo non sa se poter contare sulla lealtà del
marito, arruola nuovi Cavalieri di Draghi fra i “bastardi”, una cosa mai fatta
prima, dal momento che solo chi ha sangue Targaryen è in grado di farlo, ma
fino ad ora per cavalcare questi esseri considerati alla stregua di dei erano
solo stati scelti mobili di nascita legittima. La cosa non aggrada molto al
figlio Jacaerys (Harry Collett). Fra i consiglieri di Rhaenyra, c’è Mysaria (Sonoya
Mizuno), ex-prostituta.
La guerra civile è inevitabile, e
si condensa bene nella sorte che spetta ai membri della Guardia Reale Arryk and
Erryk Cargyll (Luke ed Elliott Tittensor), costretti a combattere l’uno contro
l’altro.
La puntata più appassionante
della stagione è stata indubbiamente “Il drago rosso e il drago dorato” (2.04) scritta
da Ryan Condal e con la regia di Alan Taylor, e questo anche perché si vedono
all’opera i draghi, aspetto epico che è sempre un appassionante piacere, ma
soprattutto perché c’è una lotta senza esclusione di colpi in cui perde la vita
Rhaenys (Eve Best), la regina che non fu, oltre che il tradimento di Aemond che
colpisce il fratello. Tuttavia come ci viene ricordato da Mysaria nella puntata
successiva (2.05) “esiste più di un modo per combattere una guerra”, non solo
attraverso le armi. È stato
criticato da qualcuno che non è realistico che si cerchi così persistentemente
la pace, perché non sarebbe stato così in epoca medievale. L’accusa sarebbe di essere “troppo morali”, anche rispetto al fatto che il popolo si lamenta dell’abbondanza
dei regnanti quando loro muoiono di fame, nella convinzione che certe disparità
socio-economiche erano considerate nell’ordine delle cose in quelle epoche e
per questo non contestate. Ammesso anche che sia vero, l’obiezione non ha
fondamento per il fatto che siamo in un mondo immaginario, non reale, per
quanto ispirato magari al nostro medioevo – in proposito si veda questo interessante
video di iStorica in cui si spiega come la serie si ispiri all’Anarchia, una
guerra di successione che divise per vent’anni l'Inghilterra nel XII secolo. E
poi, delle tante licenze poetiche che si possono prendere, quella di carcare di
preservare la pace un po’ più a lungo non sarà eventualmente certo un problema,
soprattutto viste tutte le critiche di eccessi di violenza che macchiavano la
serie madre, e lo stesso vedere i poveri che si lamentano della propria
situazione criticando l’atteggiamento dei ricchi.
Semmai è più ragionevole
lamentarsi della Siberia narrativa in cui è stato Daemon che, separato dal
resto del cast principale, si è trovato ad Harrenhal ed è stato tormentato
tutto il tempo da allucinazioni e incubi visionari, da una giovane Rhaenyra
(Milly Alcock) fino a scene che iniziano con un montaggio in cui lo si vede far
sesso con una donna e in cui si capisce alla fine che si tratta di sua madre Alyssa
Targaryen (Emeline Lambert), che molti hanno trovato tediose e in quest’ultimo
caso disturbante. Se concordo che fossero abbastanza sottotono, ne capisco il
valore per il personaggio per il cui il viaggio è soprattutto spirituale e lo
porta alla fine della stagione a confermare la sua lealtà alla moglie. La sua
assenza però, soprattutto dinanzi al pungolo di una guerra imminente, è vero che si è
fatta sentire. E ha brillato la determinazione dell’adolescente Ser Oscar Tully
(Archie Barnes), che in parecchi hanno già definito la versione maschile di Lyanna
Mormont, nel gestire Daemon.
Tutti, non solo me compresa ma
George Martin compreso (si legga qui),
hanno trovato assolutamente adorabile un piccolo personaggio che è stato
aggiunto nella versione televisiva, il cane di Formaggio, un ammazzatopi che
Daemon aveva assoldato, insieme alla guardia cittadina Sangue, per uccidere
Aemond. Il piano fallisce e al posto viene scozzato il principino Jaehaerys
prelevato dal proprio lettino. Formaggio viene impiccato e l’adorabile
cagnolino lo si vede fedele fino in ultimo. Il pubblico si è arrabbiato di più
per il fatto che Formaggio a un certo punto gli ha tirato un calcio che non per il
bambino umano assassinato. Scrive bene Martin: “quel cane è stato fantastico.
Ero pronto a odiare Formaggio, ma l'ho odiato ancora di più quando ha preso a
calci quel cane. E poi, quando il cane si è messo ai suoi piedi, con lo sguardo
rivolto verso l'alto... mi ha quasi spezzato il cuore. Una cosa così piccola...
un cane così piccolo... ma la sua presenza, i pochi brevi momenti in cui era
sullo schermo, hanno dato all’ammazzatopi così tanta umanità. Gli esseri umani
sono creature così complesse. La presenza silenziosa di quel cane ci ha
ricordato che anche il peggiore degli uomini, il vile e il venale, può amare ed
essere amato”. Mi aggiungo alle voci di coloro che vorrebbero che gli autori
trovassero un modo per farlo ricomparire con una coda scodinzolante, da qualche
parte.
In ogni caso ad affascinare sono
stati soprattutto i rapporti fra le persone. Egon-Aemond. Si è tanto parlato della
scena di nudo frontale di Ewan Mitchell (2.03), ma se è stato tanto
significativo è perché vediamo che Aemond se ne va senza veli quando Aegon lo schernisce
mentre è a letto con una prostituta. Alicent – Rhaenyra. Io non ci vedo la
tensione lesbica che alcuni ci leggono, leggere sempre tutto in termini
sessuali mi pare mancanza di fantasia, ma il loro rapporto di ex-amiche, due donne
su schieramenti opposti è un asse portante. Rhaenyra-Mysaria. Si è dato vita a una
complicità femminile notevole che qui sì può avere senso sia sfociata in un
bacio. Aegon-Larys…
Chi vuole solo azione, guerra e sangue, questa stagione sarà moscia, più di preparativi e attesa che altro, ma narrativamente è stata solida.
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