Frizzante, romantico, divertente,
pieno di avventura, di intrighi e colpi di scena, di tensione e desiderio: My
Lady Jane (Amazon Prime), purtroppo cancellata dopo una sola stagione, è
stata una gradita sorpresa. Adattata per la televisione da Gemma Burgess, è
basata sull’omonimo libro, primo di una serie di romanzi conosciuti come The
Lady Janies, scritti da Jodi Meadows, Brodi Ashton e Cynthia Hand.
Si tratta di un’ucronia fantasy
romantica in cui protagonista è Lady Jane Grey (Emily Bader), prima regina di
Inghilterra, pronipote di Enrico VIII (sul personaggio storico si legga qui). Come nella finzione,
fu fatta sposare a Guilford Dudley (Edward Bluemel, Sex Education),
rampollo del duca John Dudley (Rob Brydon), consigliere di Edoardo VI (Jordan
Peters) che, morendo, l’aveva designata come sua erede al trono. Nella vita
reale ha regnato per soli nove giorni, dal 10 al 19 luglio 1553, condannata a
morte da quella che lei stessa riconosceva come legittima erede, Maria I (Kate
O’Flynn, Everyone Else Burns), figlia di Enrico VIII. Qualcuno forse
ricorda il famoso quadro di Paul Delaroche, che ritrae la sua esecuzione (qui).
Nella serie le vicende vanno
diversamente. La madre di Jane, Lady Frances (Anna Chancellor) costringe sì la
figlia a sposarsi con un uomo che non conosceva, e alla fine deve farlo
nonostante un tentativo di fuga messo in atto con la sua fedele domestica Susannah
(Máiréad Tyers); e sì Mary cerca a tutti i costi, con l’aiuto del marito Lord
Seymour (Dominic Cooper), di accaparrarsi il trono, ma lei sopravvive e quello
che era un matrimonio forzato in realtà diventa uno di complicità oltre che di
attrazione che inizialmente entrambi cercano di negare e tenere a freno e alla
fine di amore. L’incipit parla chiaro, e nel farlo mostra subito lo spirito
irriverente che anima il programma: “Tanto tempo fa, in una terra non molto
lontana, una stirpe di re credeva che Dio avesse concesso loro il diritto di
governare l’Inghilterra a loro piacimento. Conoscete Re Enrico VIII il gigante,
re Tudor dai capelli rossi. Usava le mogli come fazzoletti, un soffio e via.
Divorziata. Decapitata. Morta. Divorziata. Decapitata. Sopravvissuta. A lui
successe il figlio Edward. Quando egli morì ci si aspettava che la corona
andasse alla sorellastra Mary o magari a Elisabeth. E, invece, ci fu uno shock
pazzesco. Lady Jane Grey. Intellettuale ribelle, discreta rompipalle e pedina
della propria ambiziosa e nobile famiglia, Jane fu sposata senza il suo
consenso e incoronata regina contro il suo volere. E, solo nove giorni dopo fu
marchiata come una traditrice e… Perse la testa. Sarebbe potuta essere la
leader che serviva all’Inghilterra, ma la storia la ricorda come l’emblema
della damigella in pericolo. Ohhhh Vaffanculo! E se fosse andata diversamente?”
C’è di più. In questa versione
dell’Inghilterra di epoca Tudor esistono delle persone, gli Ethiani, persone mutaforma
che a piacimento e all’occorrenza si possono trasformare in animali,
considerati da molti come esseri inferiori e perseguitati, che sono in
contrasto con gli umani, detti Veritiani. Questo elemento fantastico maschera
allegoricamente quello che nella storia è stato il contrasto nel Paese e nella
vita di questa regina, fra Protestanti e Cattolici. ATTENZIONE SPOILER Anche
Guilford è un ethiano, anche se fa di tutto per nasconderlo. Per lui è più
difficile che per gli altri, perché non riesce a trasformarsi a piacimento, ma
di giorno diventa un cavallo e solo quando cala il sole può ritrasformarsi in
uomo. Spera proprio che la brillantezza di Jane possa trovare un modo per guarirlo. È ossessionato dalla cura,
tanto da subordinare tutto a quella, inizialmente. Una lettura metaforica può
facilmente essere fatta in termini LGBTQ+ o di abilismo: e si contrappone una
sana accettazione di sé a un fobica demolizione di ciò che è diverso.
La recitazione è brillante da
parte di tutto il cast e fa funzionare le scene più bizzarre, spesso commentate
con ironico distacco dalla voce fuori campo (Oliver Chris nella versione
originale). L’intesa fra Jane e Guilford è palpabile, i battibecchi e
scaramucce verbali fanno scintille e ben mostrano l’intesa montante fra loro
che lo spettatore anela che consumino. C’è verve e grande umorismo, ma anche
tanto romanticismo, e alla fine l’amore trionfa.
Qualcuno ha inappropriatamente
collegato la serie a Bridgerton, ma a parte un’ambientazione d’epoca, e
pure diversa, il solo contatto è nella presenza di una madre preoccupata dalla
propria situazione finanziaria dopo la morte del marito e nella necessità di
maritare tre figlie. Il tono sbarazzino, rivoluzionario, lievemente sboccato e
femminista lo avvicina più a The Great con qualche elemento alla Queste
oscure materie di Pullman o
eventualmente Ladyhawke.
Godibilissimo. Qui il trailer ufficiale in italiano.