Dare una chance o no Doctor
Odyssey, dal 28 novembre 2024 su Disney+, disponibile poco dopo il debutto
negli USA il 26 settembre sulla ABC (la ABC è di proprietà della Disney)? Per
me la risposta aveva un pro e un contro: il pro è che ha come protagonista Joshua
Jackson (Dawson’s Creek, Fringe, The Affair), un attore bravo e
attraente che sta invecchiando bene, nel ruolo del dottor Max Bankman un medico
neoassunto su una nave da crociera, la Odyssey (Odissea), ed ero in cerca di
una serie di easy-viewing per sostituire la terminata The Good Doctor;
il contro è che la serie è ideata da Ryan Murphy, insieme a Jon
Robin Baitz e Joe Baken. Intendiamoci, ho stima intellettuale per Murphy, che
ha al suo attivo numerose pregevoli produzioni. Solo, mi sento spesso
attivamente bullizzata dalle sue creazioni che non mi fanno stare bene e, alla
fine, a che pro seguirle? Poi è arrivata una teoria di TV Line che mi
incuriosita molto: dovevo vederla. Ma procediamo con ordine…
Il suddetto dottor Bankman viene
accolto sulla nave da crociera di cui al titolo dal capitano Robert Massey (Don
Johnson, Miami Vice, Nash Bridges). Incontra subito i suoi più
stretti collaboratori, gli infermieri Avery Morgan (Phillipa Soo) e Tristan
Silva (Sean Teale), quest’ultimo forse non troppo segretamente innamorato della
collega. Bankman è anche
troppo qualificato per quel lavoro, ma vuole un ambiente diverso da quello a
cui è abituato, più rilassato e che gli permetta anche di godersi un po’ la
vita, e in ogni caso si rende conto che nonostante la sua bravura, i suoi
collaboratori riescono ad essere più efficaci di lui lì dove è necessaria anche
l’esperienza sul campo di casi che nell’ambiente di una nave di quel tipo si
ripetono con costanza. Il motivo per cui cerca un cambio di rotta è che è stato
il paziente zero all’inizio della pandemia da coronavirus e ha una nuova
prospettiva ora che è guarito. E qui vene il bello. TV Line infatti si
domanda: e se non lo fosse?
Qui
spiegano la loro teoria che traduco di seguito. “Max non ha mai sconfitto il
COVID. È bloccato in coma, sospeso tra la morte e la vita. L'Odyssey è il
paradiso, che lo invita a passare dall'altra parte. La nave non esiste! Come
spiegare altrimenti l'aura ultraterrena del dottor Max? Come si spiega altrimenti
che una nave di queste dimensioni impieghi solo tre medici? Come si spiega
altrimenti l'assurda bizzarria di tutto ̶ come l'equipaggio un minuto prima curi un
uomo per aver mangiato troppi gamberi e quello dopo faccia festa su una
spiaggia, lasciando apparentemente gli ospiti dell'Odyssey a cavarsela da
soli?”
La narrazione è velocissima, con eventi
ridotti all’osso e salti pindarici, quindi che passino da curare un paziente a divertirsi
non è necessariamente significativo, ma la loro ipotesi ha senso. Poi, naturalmente
portano ampie prove indiziarie a supporto della propria tesi: sembra un sogno in
qualche modo irreale, molto luminoso come se fossero stati usati dei filtri di
Instagram, tanto che Ryan Murphy avrebbe usato la parola “sparkle” (luccichio,
scintillio) per descriverne la qualità; il
nome Odissea allude a un viaggio o una ricerca intellettuale o spirituale,
quindi il protagonista o trova un modo di tornare alla vita o rimane sulla nave
che è il paradiso: il capitano della nave la definisce proprio come tale,
“paradiso”; un teaser della ABC per la serie ha usato la canzone “Wouldn’t It
Be Nice” dei Beach Boys il cui testo dice “Non sarebbe bello se potessimo
svegliarci al mattino quando il giorno è nuovo?” e sotto il continuare della
canzone si sentono macchinari di ospedale…E indubbiamente entrare nella nave visivamente
ha il senso di attraversare un tunnel e uscirne salire una scala verso una
grande luce (1.02), la luce del Paradiso?
Insomma, è vero: Tristan e Avery potrebbero
non essere gli assistenti del dottor Max a bordo della Odyssey, ma parte del
suo team di cura e lui in una sorta di purgatorio della coscienza. E la luce in
cui sono immersi i personaggi, per me a dire il vero fastidiosa e poco
attraente, è segno di una realtà atra, distorta. Persino sul set pare abbiano
avanzato questa ipotesi. Dopotutto, come ricorda bene sempre TV Line, se
il tutto si rivelasse un sogno o una illusione durante un coma non sarebbe
nemmeno così rivoluzionario: nel 1988, nella celeberrima series finale
di St. Elsewhere – A Cuore Aperto si scopre che la realtà dell’ospedale in
cui sono ambientate le vicende altro non era se non quello che il giovane Tommy
Westphall (Chad Allen), il figlio autistico del dottor Westphall, che era un
personaggio ricorrente, immagina accada dentro una palla di vetro, di quello
che se giri e scuoti inneva l’interno.
Se fosse un’allucinazione, se non
altro questo renderebbe meno attivamente stronzo Max (quando ci vuole ci vuole),
che nel pilot bacia Avery davanti a Tristan poco dopo che lui gli ha ammesso di
esserne innamorato, non certo un comportamento da nobile eroe, mettiamola così.
La locandina con la tagline “Big Deck Energy” non grida proprio finezza,
a dire il vero - “Deck” è ponte, ma mi
sorprenderei se qualcuno mi dicesse che non ha pensato a “Dick” (cazzo). Non so
se continuerò a seguire Doctor Odyssey perché ha un modo di raccontare le
storie troppo rapido per i miei gusti, troppo succede-questo-e-poi-questo-e-poi-questo
come uno spuntare una lista di accadimenti senza spessore o conseguenze a lungo
termine, e per questo troppo poco appagante. Curiosa però, sono curiosa.
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