Continua
con dolcezza, in linea con le precedenti stagioni, la serie LGBTQ+
adolescenziale Heartstopper,
ormai alla sua terza stagione. Importante è stata in questo arco la tematica
dei problemi di disturbi alimentari e di autolesionismo di Charlie (Joe Locke),
realizzata con delicatezza ma senza paura. Sembra che questo genere di problemi
siano più diffusi nella comunità LGBTQ+ che fra gli eterosessuali, e
soprattutto fra i giovani, ma se ne parla poco e ancora meno quando si tratta
di persone di sesso maschile. L’immaginario diffuso collega l’anoressia (che è
quello di cui soffre il protagonista) in modo prevalente alle donne.
Alice
Oseman, l’ideatrice, rivela in un’intervista
ad Elle:
“Si
trattava di trovare il giusto confine tra il mostrare troppo e il mostrare
troppo poco, essenzialmente. Volevo che fosse realistico e che mostrasse in
modo autentico la realtà di avere un disturbo alimentare, ma se mostravo
troppo, allora diventava gratuitamente orribile e dannoso. Quello non è utile
per nessuno. Anzi, è attivamente dannoso per le persone che guardano.
Ma
d'altra parte, se tratto di sfuggita o glisso sugli elementi più oscuri di
quella storia, allora non è realistica o nessuno riesce ad riconoscervisi. C'è
una linea intermedia che ho cercato di trovare, e questa è stata la sfida anche
quando ho scritto le graphic novel. Mi sono avvicinata alla storia pensando:
cosa devo mostrare? Cosa non dovrei mostrare? Cosa dovrei raccontare al
pubblico e non farglielo vedere?”
Da
profana ritengo che abbiano fatto un buon lavoro, con i familiari e il suo
ragazzo Nik (Kit Connor) che gli stanno vicino, ma se per esperienza con
l’argomento ritenete che non sia così, mi fa piacere se mi commentate
argomentando in proposito.
I primi
approcci al sesso pure hanno avuto il loro spazio, così come la tematica trans,
con il rischio che venga vista attraverso quella lente qualunque cosa uno
faccia: Elle (Yasmin Finney) rimane delusa e ferita che, convocata per
un’intervista sulla sua arte, finiscano per chiederle poi in realtà più della
sua sessualità che della sua opera.
Nel
variegato gruppo è rincuorante vedere che non si dimenticano di chi è
asessuale, anche perché se c’è una categoria sottorappresentata è quella. Di
questo specifico aspetto in passato ne avevo parlato qui.
Graditissimo
il cameo di Jonathan Bailey (Bridgerton,
Fellow
Travelers) che, grande fan lui stesso, si è attivato per poter
partecipare. ‘Tutti coloro che hanno superato i 40 anni dovrebbero essere
costretti a guardarlo. (…) E onestamente, se fossero costretti a guardare Heartstopper,
il mondo sarebbe probabilmente migliore per questo”, ha dichiarato (qui).
Non so se si dovrebbero costringere le persone a vedere cose, ma concordo;
sarebbe per molti un’educazione.
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