lunedì 25 novembre 2024

HEARTSTOPPER: disturbi alimentari nella terza stagione

Continua con dolcezza, in linea con le precedenti stagioni, la serie LGBTQ+ adolescenziale Heartstopper, ormai alla sua terza stagione. Importante è stata in questo arco la tematica dei problemi di disturbi alimentari e di autolesionismo di Charlie (Joe Locke), realizzata con delicatezza ma senza paura. Sembra che questo genere di problemi siano più diffusi nella comunità LGBTQ+ che fra gli eterosessuali, e soprattutto fra i giovani, ma se ne parla poco e ancora meno quando si tratta di persone di sesso maschile. L’immaginario diffuso collega l’anoressia (che è quello di cui soffre il protagonista) in modo prevalente alle donne.

Alice Oseman, l’ideatrice, rivela in un’intervista ad Elle:

“Si trattava di trovare il giusto confine tra il mostrare troppo e il mostrare troppo poco, essenzialmente. Volevo che fosse realistico e che mostrasse in modo autentico la realtà di avere un disturbo alimentare, ma se mostravo troppo, allora diventava gratuitamente orribile e dannoso. Quello non è utile per nessuno. Anzi, è attivamente dannoso per le persone che guardano.

Ma d'altra parte, se tratto di sfuggita o glisso sugli elementi più oscuri di quella storia, allora non è realistica o nessuno riesce ad riconoscervisi. C'è una linea intermedia che ho cercato di trovare, e questa è stata la sfida anche quando ho scritto le graphic novel. Mi sono avvicinata alla storia pensando: cosa devo mostrare? Cosa non dovrei mostrare? Cosa dovrei raccontare al pubblico e non farglielo vedere?”

Da profana ritengo che abbiano fatto un buon lavoro, con i familiari e il suo ragazzo Nik (Kit Connor) che gli stanno vicino, ma se per esperienza con l’argomento ritenete che non sia così, mi fa piacere se mi commentate argomentando in proposito. 

I primi approcci al sesso pure hanno avuto il loro spazio, così come la tematica trans, con il rischio che venga vista attraverso quella lente qualunque cosa uno faccia: Elle (Yasmin Finney) rimane delusa e ferita che, convocata per un’intervista sulla sua arte, finiscano per chiederle poi in realtà più della sua sessualità che della sua opera.

Nel variegato gruppo è rincuorante vedere che non si dimenticano di chi è asessuale, anche perché se c’è una categoria sottorappresentata è quella. Di questo specifico aspetto in passato ne avevo parlato qui.

Graditissimo il cameo di Jonathan Bailey (Bridgerton, Fellow Travelers) che, grande fan lui stesso, si è attivato per poter partecipare. ‘Tutti coloro che hanno superato i 40 anni dovrebbero essere costretti a guardarlo. (…) E onestamente, se fossero costretti a guardare Heartstopper, il mondo sarebbe probabilmente migliore per questo”, ha dichiarato (qui). Non so se si dovrebbero costringere le persone a vedere cose, ma concordo; sarebbe per molti un’educazione.

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