La seconda stagione di Bridgerton (Netflix), che mi sono
goduta più della prima, è la definizione di frivolezza disimpegnata: un
perfetto scacciapensieri che si basa su gusto del gossip, i più tradizionali
schemi di romanzo rosa all’insegna del senso del dovere versus i desideri del
cuore, una lieve vena parodistica e costumi da fare invidia. “Solo le persone
superficiali non giudicano dalle apparenze”, diceva Oscar Wilde, e qui di
apparenze ce ne sono molte e il suo famoso aforisma calza a pennello allo
spirito del programma, anche se lui è lievemente posteriore rispetto all’epoca Regency in cui la serie è ambientata. Ci
si è lamentati per le poche scene di sesso, ma io penso che sia stata una buona
scelta, e spiegherò perché. Questa creazione di Chris Van Dusen basata sui
popolari libri di Julia Quinn, non è alta televisione, ma di certo non è
nemmeno trash: sa quello che vuole fare e lo fa bene.
Protagonista di questa
seconda stagione è il primogenito della famiglia, Anthony (Jonathan Bailey) - ricordo
che i figli sono stati chiamati in ordine alfabetico. Intende prendere moglie
ed è subito uno degli scapoli più desiderati della stagione. Lady Danbury (Adjoa
Andoh) ha sponsorizzato la famiglia Sharma: lady Mary (Shelley Conn), che a
causa della sua scelta di marito è stata ripudiata dai genitori e rientra in
Inghilterra dall’India dopo anni di assenza, ha due figlie, Miss Kate Sharma (Simone
Ashley), l’altra metà della coppia per cui si fa il tifo in questo arco, e Miss
Edwina Sharma (Charithra Chandran). La regina sceglie ogni anno quella che
ritiene essere il “diamante” della stagione, e la sua scelta ricade proprio
su Edwina. L’obiettivo della regina (Golda Rosheuvel) è quello di scoprire, attraverso
di lei, chi sia Lady Whistledown, la misteriosa persona che rivela i
pettegolezzi di tutta la città in una periodica newsletter, e che noi dalla
fine della scorsa stagione sappiamo essere Penelope (Nicola Coughlan). Anthony
decide di sposare Edwina: non è interessato all’amore, vuole solo adempiere a
un dovere. Per farlo deve però superare il vaglio della sorella di lei, Miss
Sharma, che gli è ostile dal momento che gli ha sentito dire che non è per
amore che si sposa. Vuole il meglio per la sorella e sa anche quello che nessun
altro di loro sa: i nonni di Edwina, nobili, hanno offerto l'accesso alla
fortuna di famiglia se lei sposerà un pari rango per ripristinare l’onore perso
a causa della figlia ripudiata. Il visconte Anthony corteggia Edwina, ma è
presto evidente che dietro l’apparente ostilità e i battibecchi, la vera
attrazione è fra lui e Miss Sharma, che si innamorano progressivamente l’uno
dell’altra.
In storie secondarie, Portia
(Polly Walker), accoglie il nuovo erede dei Featherington e si trova a dover
far fronte alle finanze in bolletta, Penelope cerca di non farsi scoprire e
continua ad essere innamorata di Colin (Luke Newton), Eloise (Claudia Jessie) si scalda alle
rivendicazioni femministe, Benedict (Luke Thompson) aspira a dedicarsi alla
pittura, rivediamo Daphne (Phoebe Dynevor), ora mamma. È tutto un susseguirsi di
incontri mondani, feste, giochi balli, cene…E qualche colpo di scena.
Bridgerton ha aggiunto un po’ di colore e necessaria, benvenuta
inclusività ai nostri schermi: delle eroine di origine indiana, tanto più
nell’ottica del colonialismo inglese, sono una scelta brillante. La serie è una
delle più viste al mondo, attingere a un bacino di rappresentazione più ampio
del solito è sensato, anche facendo solo dei biechi calcoli interessati. E qui
vengo alla presunta carenza di scene di sesso nella storia. Non tutte le
culture mostrano il sesso con la stessa facilità di quella americana come
coronamento dell’amore. Qui, visto il contesto culturale dei personaggi, un
maggiore riservo non è sembrato fuori luogo, e con i k-drama che spopolano e che fanno penare a lungo anche solo un
bacio, perché non dovrebbe essere apprezzabile usare lo steso tipo di metro? In
fondo è quello che hanno fatto le soap opera e le telenovele per anni. E anche in
fondo certa letteratura: farci sospirare perché una coppia si avvicini, e farci
appassionare più con la costruzione del rapporto reciproco e la tensione
frustrata dell’uno verso l’altra. Il piacere sta nel desiderio e dell’attesa, in
questo caso, più che nel suo appagamento. E sta bene così. Mi godo sempre buone
scene di sesso, ma allo stesso tempo, penso che siano anche troppo spesso la
regola e mi fa piacere che ci sia varietà anche in questo senso. Già di fronte
agli onnipresenti allosessuali, se anche ci fossero personaggi che non provano
attrazione sessuale non sarebbe poi la fine del mondo, anzi, ma qui non è
nemmeno quello: è bello vedere personaggi provare attrazione reciproca non solo
per il sesso, ma per temperamento. Probabilmente, se non mi fosse stato fatto
notare dalle molte voci che si sono espresse in tal senso, nemmeno ci avrei
fatto caso alla scarsità di sesso. La costruzione delle vicende era tale da non
renderlo necessario. Poi, quando finalmente cedono alla passione, il climax è
stato goduto da loro come dagli spettatori. E anche in chiusura. Io sotto
questo profilo sono del tutto soddisfatta.
Pensieri sparsi: quanto è meta sentire i personaggi parlare della “stagione” (loro pensano a quella sociale, noi a quella televisiva)? Ma perché continuo a sorprendermi che a Benedict piacciano le donne? Non faccio spoiler, era chiaro dove sarebbero arrivate Eloise e Penelope, ma che commozione. Mamma Bridgerton, Violet (Ruth Gemmell). meriterebbe una stagione sua, ma chissà che le sue vicende non abbiano spazio ne vociferato spin-off dedicato alla regina. Certo, Newton (il cui vero nome è Austin), il corgi delle Sharma, lo avrei voluto un po’ più protagonista. Amo i corgi!
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