Outlaw, il telefilm che ha debuttato il 15 settembre sulla NBC ideato da John Isendrath, in cui Jimmy Smits interpreta un giudice della Corte Suprema che decide di dimettersi per fare l’avvocato, è atroce. Non so nemmeno l’ultima volta in cui ho visto qualcosa di tanto pateticamente scadente. Mi sono vergognata per quelli coinvolti nel progetto. Già la premessa non sta in piedi. I Justices (come vengono chiamati i giudici della Corte Suprema americana) sono fra le persone più potenti che ci si possano immaginare in campo giuridico. Le loro sentenze diventano law of the land, in pratica legge. E il giudice Cyrus Garza – che va in crisi a un anno dalla morte del padre perché questi non era d’accordo con lui – decide di abbandonare la professione perché ritiene di non riuscire a essere efficace a sufficienza nel combattere i mali del mondo perché come giudice gli tocca essere imparziale e preservare lo status quo? Posso ridere? Posso piangere per la totale mancanza di comprensione giuridica? Posso sollevare un’obiezione, vostro onore? Rivedere la propria filosofia giudiziaria no? Comunque, passi anche la premessa. Un po’ di sospensione di incredulità gliela avremmo anche concessa, se era necessaria per poi mostrarlo affrontare casi scottanti e di grande attualità. Del resto, i 9 di cui fa parte Garza sono chiaramente quelli di oggi. Conservatore, lo ha nominato Bush, nella ricostruzione della finzione. Lo scranno su cui si siede vede come compagni di lavoro il giudice Ginsburg e il giudice Scalia, fra gli altri, in un casting e un trucco attenti a far sì che gli attori somigliassero ai veri attuali Justices. Già il primo caso però, sulla pena di morte, si è risolto in modo risibile: l’accusato era innocente, e colpevole era un poliziotto che aveva minacciato una testimone per coprire il suo crimine. E la presentazione è stata così contorta che l’unica reazione possibile è una smorfia. Il protagonista ha fatto lo sbruffone arrogante con gli altri giudici. I collaboratori sono uno peggio dell’altro: l’investigatrice Lucinda (Carly Pope) è una ninfetta in astinenza; un suo law clerk, Eddie (jesse Bradford) è completamente dimenticabile; l’altra, Mereta (Ellen Woglom), ad un certo punto, credendo erroneamente che al suo capo rimangano solo 3 mesi di vita, gli dichiara pubblicamente amore eterno, in una scena intesa come volontariamente imbarazzante, ma che lo è stata ancora di più involontariamente. E trenta secondi dopo si è continuato come nulla fosse successo. Un po’ dispiace per il bravo Jimmy Smits, già reduce recentemente di un’altra serie davvero mal riuscita, Cane. Qui il giudice sono io, e condanno Outlaw senza possibilità di appello.
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