È basato sul libro Cheer! Inside the Secret World of College Cheerleaders di Kate Torgovnick il nuovo telefilm (ha debuttato l’8 settembre 2010) della CW intitolato Hellcats. Marti (Aly Michalka), una ragazza che al liceo faceva la ginnasta, all’università si concentra completamente sullo studio della giurisprudenza perché vuole un futuro diverso. C’è la crisi, i soldi scarseggiano, le bollette si accumulano e la madre, che lavora come cameriera nel bar del campus e ha un passato dalla bottiglia facile non le è di aiuto – la sempre fantastica Gail O’Grady nel ruolo di Wanda Perkins, in una situazione che fa pensare a un Friday Night Lights dei poveri. Se non trova presto i soldi per pagarsi l’università viene buttata fuori. Per questa ragione fa un provino per entrare a far parte delle Hellcats del titolo, la squadra di cheerleader della sua scuola. Diventando una ragazza pom-pon infatti può ottenere una borsa di studio. Lo passa, anche grazie al voto positivo di Savannah (la Ashley Tisdale di High School Musical, al cui personaggio in originale si fa un rapido riferimento linguistico), leader del gruppo, con il quale ora Marti deve dividere anche camere e spogliatoi.
Sarà che le mie aspettative erano veramente molto, molto basse, ma non mi è dispiaciuto questo telefilm. Ci sono le solite appena passabili storielle di rivalità, amicizia adolescenziale e piccoli amori, ma non è più terrificante di tanti altri telefilm su questo principio (penso a Make it or break it, con un pizzico del ben più qualitativamente interessante Glee). E’ stato criticato il casting che mi pare magari non eccellente, ma dignitoso. E non mi pare nemmeno che le puntate siano solo balletti in stile video musicale, per quanto ne costituiscano una bella fetta, e tanto meno che abbiano ammiccamenti a toni da porno soft – la malizia forse in quel caso stava in chi ha fatto quell’osservazione. Anche pensando direttamente alla critica durante la visione, non l’ho condivisa. Anzi, ho apprezzato mostrassero un’eroina disposta a lavorar sodo per pagarsi gli studi e migliorare la propria vita. Il motto con cui si allenano anche è positivo: ‘energia, esecuzione, eccellenza’. Forse, nella valutazione della serie, è anche questione di aspettative appunto.
Memorabile, e quello sì mi ha fatto ridere di gusto, è stata la battuta-riferimento a Heroes nel pilot. La frase topica di Heroes era “Salva la cheerleader, salva il mondo”, qui è stata girata in “Salva le cheerleader, salva la borsa di studio”. In questo senso, anche quando il telefilm suona come una soap-opera scadente e ha passaggi di trama troppo smaccati, dimostra un certo gusto per il riferimento intertestuale pop, come la ragazza che per riferirsi all’amicizia fra due amici gli dice che erano “tutti Judd Apatow l’uno per l’altro” (1.03) o il professore di diritto (un Gale Harold in forma smagliante dopo il rovinoso incidente stradale che lo ha lungamente allettato mentre era nel cast di Desperate Housewives) che assegna un caso fittizio ai suoi studenti, il Kobayashi Maru, che è un noto riferimento a Star Trek e a ciò che ha fatto il capitano Kirk per risolvere la situazione nel test che porta quel nome (1.03). Una parte del focus narrativo è concentrato nel ribadire la legittimità sportiva di un’attività fisica che molti sminuiscono, ricordando che ci sono stati nomi noti che si sono dedicati a questa attività (uno per tutti l’ex-presidente americano George W. Bush), mostrando questa necessità dello sforzo per il riconoscimento da parte della squadra, e utilizzando diciture che hanno una grande forza meta-testuale. Un esempio è la frase “La percezione è la realtà”, pronunciata dal suddetto professore di diritto. Lui la riferisce ai casi legali che gli studenti devono affrontare, ma è chiaro che può essere applicata alle vicende delle Hellcats che si trovano prive di fondi perché la squadra di pallavolo ha fatto causa alla scola per averli loro in quanto “ vero e proprio sport”, così come può essere applicata alla serie in quanto tentativo di “difendere la causa” delle cheerleader. Perché a conoscerlo bene, è chiaro che è uno sport. Non manca nemmeno un tropo del genere: l’atleta che sotto pressione, per motivi vari, in questo caso un infortunio, decide di ricorrere a un aiutino farmacologico. Scadente con brio.
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