La quinta è stata l’ultima stagione di Angel – è appena andata in onda su Rai4 (ore 12.25), dove ora lo hanno ripreso dalla prima stagione (ore 9.20). La TV generalista dal canto suo ha semplicemente spesso di trasmetterlo. Complessivamente il telefilm non è mai all’altezza di Buffy, di cui è lo spin-off, ma è sempre efficace nel suo obiettivo primario: ridefinire il concetto e significato dell’essere un eroe, un paladino della giustizia, un champion, come dicono in inglese. A questo proposito la puntata 5.14 (intitolata “Smile Time”), in cui Angel (David Boreanaz) viene trasformato in un pupazzo, emerge come una delle più memorabili dell’intera serie e ci ricorda come la sceneggiatura di Joss Whedon sia in una classe a sé. Questa urgenza tematica si mescola alle tante che sono da sempre state care alla serie, come il significato e il confine fra bene e male, il senso di colpa, il sacrificio, l’espiazione, la redenzione, il perdono, il potere… Battaglie, amicizia e umorismo. La quarta stagione era terminata con un mirabile colpo di scena: Angel aveva accettato di dirigere la sede di Los Angeles della Wolfram & Hart, gli “avvocati del male”, a patto che si cancellasse in suo figlio ogni ricordo della sua vita passata e gli si desse una nuova vita e famiglia felice. Angel, con Wesley (Alexis Denisof), Charles (J. August Richards) e Fred (Amy Acker), pure loro dimentichi di quanto è accaduto nell’anno precedente, si trasferisce nella nuova sede, con ciò che comporta operare per il bene in un luogo tanto moralmente compromesso. Questa quinta stagione - il cui tema di fondo nell’ottica dell’ultima puntata sembra essere il fatto che la vita è una guerra continua e non importa sconfiggere il mare, perché forse non ci si riuscirà mai, ma importa impegnarsi a combatterlo – è stata di alti e bassi, diseguale e priva di una visione a lungo termine. Il ritorno di Spike (James Masters), dapprima come fantasma, ha assicurato un po’ di umorismo, ma quello di Harmony (Mercedes McNab) è stato un po’ sprecato; i ritorni di Cordelia, Connor, Andrew, Darla, Drucilla, Lindsay, anche quando fugaci, sono state un bel tocco, ma il più delle volte sono stati fuochi di paglia; il flash di Buffy nella terz’ultima puntata ce l’ha mostrata a Roma, ma che pena vedere la rappresentazione del nostro paese bloccata a 50 anni fa; l’apparizione di Illyria (Amy Acker) ci ricorda che nulla mai si può dare per scontato e che questo è un telefilm che, se serve a creare una storia potente, non ha il timore di sacrificare i propri personaggi, cosa che accade fino all’ultimo. Ci sono momenti memorabili, ma la stagione delude e in chiusura si condivide la tristezza con cui esce di scena Lorne (lo scomparso Andy Hallett).
Hola, es muy interesante tu visión sobre la serie "Angel" .
RispondiEliminaSaludos desde Buenos Aires, Argentina.
José
Gracias. Saludos. :)
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