Enrico Papi, che conduce il gioco con la sua solita pimpante e giocosa verve, dice che l’idea è nata da sua figlia, ancora un bambina. Sarà che sto perdendo il contatto con la sensibilità dei giovanissimi, ma non mi fa impazzire Trasformat (Italia1, ore 20.30), nonostante il titolo davvero geniale. Eppure deve aver saputo cogliere quello che funziona nell’umore generale, perché è un successo, nonostante una illuminazione che mi pare sotto tono rispetto alle possibilità. Il principio è sufficientemente semplice: i volti di personaggi famosi vengono storpiati e camuffati e i concorrenti (quattro in partenza, uno alla fine), a cui vengono assegnate in partenza 20 vite che perderanno via via che commetteranno errori, devono individuare di chi si tratta. Ci sono quattro manche e giochi come faccia di gomma, faccia a faccia (il duello fra i due concorrenti rimasti), faccia di cubo (il finale in cui su ogni faccia del suddetto esaedro c’è un nome da scoprire per portare a casa il premio finale, con possibilità dell’aiuto di rendere più chiara l’immagine, rivelare la voce e sapere un indizio). I protagonisti da scoprire sono sempre allargati, truccati, arricchiti di dettagli visuali, trasformati in modo vario – puffizzati, profumizzati, clownizzati, etnicizzati, invecchiati, contadinizzati… - cosa che dovrebbe essere il buffo valore aggiunto all’idea di scoprire chi sono. Raffaella Fico è la valletta-corpo, lì solo per far vedere i prodotti da vincere, mercificata pure lei per gli sguardi interessati; Katia Follesa (quella del duo Katia e Valeria, per intenderci) è la presenza comica. Che in un simile orario e contesto ci sia una donna che non è lì solo in una funzione di ammiccamento sessuale è un grande, gradito passo avanti. Forse anche in questo caso dobbiamo pensare al fatto che Papi ha una figlia? Qualunque sia la ragione, la approvo. Peccato solo che Katia non faccia ridere. Non qui, almeno.
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