venerdì 3 dicembre 2010

RICETTE DI FAMIGLIA: grigio e pigro


Il bello di Ricette di famiglia è che offre allo spettatore ricette di cucina della provincia italiana, illustrate da vere famiglie che se le tramandano di generazione in generazione e le condividono con il pubblico cucinandole passo passo nelle piazze dei paesi, i cui scorci vengono mostrati in tutto il loro fascino più suggestivo da inquadrature che incorniciano l’ambientazione che ha reso possibili certi sapori. Una cornice vera e propria viene posizionata dinanzi ai protagonisti della puntata. Il brutto di Ricette di famiglia è che è grigio e pigro. Questa non si distingue dalle molte altre trasmissioni condotte da Davide Mengacci su questo argomento. Se togli il titolo e vedi un segmento da casa, potresti scambiarlo senza problemi con Cuochi senza Frontiere, Fornelli in piazza, addirittura con La domenica del Villaggio. E lo sguardo “istituzionale” fatto di sindaci e presidenti di camere di commercio risucchia ogni piacere da quella che potrebbe essere un’esperienza molto più goduriosa. Il cibo buono parla da sé se lo sai inquadrare bene, e trasmettere gusti e profumi. Prendere una mela annurca e commentare “che bontà!”  praticamente ancor prima di averla morsa sa di pubblicità grossolana per la promozione di un prodotto locale, non fa riempire la bocca di acquolina e lo spirito di desiderio di uscire subito a comprarne una, se ci fosse la possibilità. La striscia del sabato di Rete4 (ore 11.00) ha lo stomaco per il lavoro, ma non ha il palato. Quello vogliamo.

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