In The Lying Game, Alezandra Chando (Così Gira il Mondo) interpreta due sorelle gemelle, separate alla nascita per non si sa quale ragione: una, Sutton Mercer, è stata adottata da una famiglia amorevole e ricca; l’altra, Emma Becker, vive con una famiglia affidataria economicamente allo sfascio e dove il fratellastro cerca di provarci. Le due non sanno dell’esistenza l’una dell’altra, finché Sutton, decisa a capire chi sono i suoi vedi genitori e a scoprire quello che ritiene essere il mistero dietro alla sua adozione, non la contatta e diventano amiche. Un giorno Emma scappa di casa e chiede asilo a Sutton che le propone di vestire i suoi panni all’insaputa di tutti mentre lei indaga. Emma ora è Sutton e, anche se qualcuno si accorge delle differenze – “Chi sei tu e che cosa hai fatto di mia figlia?” dice scherzosamente il padre adottivo al suo essere troppo gentile rispetto al solito in un momento che per un attivo la fa raggelare -, lei cerca di vivere nei panni di un’altra: “le pancake sono il mio nuovo tofu” finisce per dire ai genitori e alla sorella Laurel (Allie Gonino) che la guardano stupiti mentre divora frittelle che la volta prima che hanno preparato si era rifiutata perfino di assaggiare. Parte così la nuova serie familiar-adolescenziale che ha debuttato sull’americana ABC Family lo scorso 15 agosto.
Un po’ è The Parent Trap – Trappola per genitori – Un cowboy col velo da sposa: nello scambio fra due sorelle alle spalle dei genitori; un po’ è Pretty Little Liars: nelle amicizie e chiacchiere fra le amiche, nella moda, nel vago senso di minaccia e mistero e menzogna nelle situazioni più minime, ma con un cast che si sforza di essere più multietnico – in particolare la ABC Family nella sua programmazione dà parecchio spazio ai nativi americani, mi pare di intuire; un po’ è Switched at Birth: nelle famiglia ricca-povera, nella questione dell’influenza dell’ambiente sulla crescita di una persona.
La fonte di ispirazione sono ancora una volta i libri di Sara Sheperd (che già ha scritto i libri da cui è stata tratta Pretty Little Liars, portati in TV da Charles Pratt jr (Melrose Place, Desperate Housewives e una multi-decennale carriera nel campo delle soap opera). Non ho letto il ilbro, ma in un’intervista con TV Guide Pratt spiega che ci saranno numerose differenze, prima fra tutti quella di tenere in vita Sutton, almeno per il momento, di aumentare il “quoziente di ragazzi-gnocchi” e di tenere coinvolti i genitori, in linea con le attuali serie rivolte agli adolescenti.
Spiega anche: “Nel libro, il “lying game – il gioco delle menzogne” si riferiva a una cricca segreta che Sutton e i suoi amici avevano creato per fare degli scherzi ai compagni di classe, inclusi quelli del gruppo. Emma subito si domanda se uno degli scherzi non abbia portato all’omicidio di Sutton. Nella serie invece, Pratt dice che il gioco delle menzogne rimane in secondo piano. ‘Viene nominato in vari momenti, ma è qualcosa che facevano nel passato’, dice. ‘Gli effettivi giochi di menzogne non vengono inseriti [nel programma] perché sono collegati all’omicidio [nel libro] che non facciamo. Abbiamo tenuto il titolo… perché lo scambio che queste due gemelle hanno fatto è una grande menzogna e quasi ogni relazione e ogni storia è casata su questioni di menzogne e verità”.
Dal pilot sembra una serie giocosa con la giusta leggerezza e intrigante alla maniera dei modelli che ho indicato come riferimento. I fan delle soap sembra possano contare anche su guest-star che vengono da quell’ambiente, probabilmente proprio grazie al collegamento con Pratt. Nel pilot ad esempio c’è Tyler Christopher che i fan di General Hospital conoscono bene per il suo ruolo di Nikolas Cassadine. In particolare in ogni caso è spassoso vedere qualcuno nei panni i qualcun altro e immaginarsi in una situazione del genere.
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