venerdì 16 settembre 2011

RINGER: il ritorno di Sarah Michelle Gellar


Sulla base del solo pilot, Ringer, la nuova attesissima serie ideata da Eric Charmelo e Nicole Snyder (Supernatural) con cui ha debuttato ufficialmente la nuova stagione televisiva  autunnale americana il 13 settembre, che vede il ritorno sul piccolo schermo di Sarah Michelle Gellar (Buffy the Vampire Slayer), è parsa un po’ tiepida, ma la protagonista da sola è ragione sufficiente per dare a questo thriller un’opportunità per mostrare che tipo di costruzione intende erigere al di là delle fondamenta. La premessa ricorda un po’, e questo si sapeva in partenza, quella di The Lying Game, ma è il tono ad essere diverso e l’audience che si cerca è più matura.
Può valer la pena ricordare, in apertura, che  “Ringer” in americano significa “impostore” e l’espressione “dead ringer” significa “sosia”. La Gellar interpreta due gemelle, Bridget Kelly e Siobhan Martin. Bridget è un’ex-spogliarellista che sta seguendo un programma di recupero in 12-passi alla Narcotici Anonimi ed è l’unica testimone di un omicidio per cui ora l’FBI, e segnatamente l’agente Victor Machado (Nestor Carbonell, Lost), le promette protezione e il perdono di alcune illegalità. Senza dare spiegazioni, nemmeno al suo sponsor Malcom (Mike Colter), Bridget sparisce e lascia il Wyoming per raggiunge, nella metropoli newyorkese dove vive, la sorella Siobhan, donna ricchissima che non vede da anni. Escono in barca insieme, Bridget si addormenta e al suo risveglio non trova più Siobhan e crede che si sia suicidata. Per il timore che la vogliano uccidere per l’omicidio a cui assistito, non vede altra scelta che appropriarsi della vita delle sorella gemella, sua copia identica, facendosi passare per lei, e cercando di decifrare le relazioni di quest’ultima: con il marito Andrew (Ioan Gruffurdd) con cui i rapporti sono freddi e di facciata, a cui Sionbah non ha mai rivelato di avere una sorella, che ha una figlia adolescente che si è appena fatta cacciare da scuola e qualche affare non proprio cristallino che tratta segretamente al telefono; con la migliore amica Gemma (Tara Summers), che sospetta il tradimento del proprio marito; con il marito di lei Henry (Kristoffer Polaha), con cui scopre di essere lei quella con cui lui ha una relazione extraconiugale. Quando alla fine del pilot viene aggredita, scopre che in realtà non era lei-Bridget che cercavano, come credeva, ma sua sorella Siobhan di cui ora ha assunto il ruolo e che diversamente da quello che crede lei è ancora viva. Questo in sintesi è quello che accade nella prima puntata, ma sono solo le basi, appunto, il bello in teoria dovrebbe arrivare ora. A questo punto infatti si aprono molti quesiti, legati alle premesse di cui sopra.  
La recitazione da parte di tutti è solida, ma non pare eccezionale. L’atmosfera è tesa e vagamente cupa, a momenti quasi noiosa. La protagonista è fortemente isolata e questo potrebbe essere un tema importante. La musica al talvolta melodrammatico alla maniera dei vecchi film hollywoodiani con cui alcuni critici hanno percepito dei contatti: TV Guide ha menzionato una vecchia pellicola di Bette Davies in cui viene trattato il tema del doppio, un classico delle soap opera peraltro, come hanno ricordato in molti; il New York Times ha ripensato a La signora di Shangai con Rita Hayworth e Orson Wells nell’immagine dello specchio di Ringer, in cui una sorella di vede riflessa nell’altra.
Quello che spero di non rivedere sono i terrificanti effetti non troppo speciali delle scene in barca, davvero cheesy, finte e scadenti insomma, e i grugni del cattivo di turno, definito tale proprio dal cipiglio truce. Risibile. E, dei vari commenti fatti dai personaggi sullo scarso peso della protagonista, che anch’io ho trovato dimagrita, non posso dire di aver gradito quello dell’amica che dopo averle detto che sembrava anoressica le domanda quale sia il suo segreto. Che una qualunque serie, ma tanto più una con un target femminile giovane come la CW su cui va in onda il programma, lasci passare in modo trasversale il concetto che essere anoressici è qualcosa a cui aspirare mi ha davvero disgustata.   
A questo punto un classico del genere invece è la domanda fatidica, che per un momento fa sussultare l’impostore e qui viene posta da Andrew a Bridget che si finge Sionbah: “chi sei?”. È quello che vogliano scoprire anche noi.

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