Per chi è appassionato di televisione in senso ampio può valere la pena leggere la “Prima lezione sulla televisione” (Laterza, 2011, disponibile anche come e-book) di Aldo Grasso, professore ordinario di Storia della radio e della televisione all’Università Cattolica di Milano, nonché direttore scientifico del CeRTA, il Centro di Ricerca sulla televisione e gli audiovisivi. Si tratta di uno sguardo essenziale alla TV sia come tecnologia che come forma culturale, che offre un approccio storico, la ricostruzione dei principali filoni di ricerca teorica e dei generi e che chiude sul tema della convergenza mediale.
Si parte infatti da una riflessione sul pedagogismo televisivo, non solo para-scolastico, ma di socializzazione e “nazionalizzazione”: l’“avvento della televisione è stato pari alla Divina Commedia e alla spedizione dei Mille. Se Dante aveva dato all’Italia post-latina una lingua unitaria, se la spedizione dei Mille aveva realizzato politicamente quell’unità che per seicento anni era rimasta solo una utopia letteraria, dobbiamo anche ammettere che l’italiano di Dante era ristretto a pochi intellettuali. La televisione, secondo Tullio De Mauro e Umberto Eco, ha unificato linguisticamente la penisola, là dove ancora non vi era ancora riuscita la scuola. Lo ha fatto nel bene come nel male: ha unificato non con il linguaggio di Dante ma con quello di Mike, nel migliore dei casi con quello delle cronache sportive, del Festival di San Remo, della lotteria di Capodanno, del telegiornale. Si è trattato di un fenomeno di proporzioni enormi che ha accelerato i ritmi della vita sociale italiana in maniera impressionante: i secoli si sono compresi in anni, gli anni in mesi, i mesi in ore”.
E si arriva a riflessioni più legate all’attualità televisiva, e in particolare al fenomeno della “televisione convergente”: “Se un tempo Marshall McLuhan scriveva che ‘il medium è il messaggio’, a indicare la centralità e la rilevanza sociale dei moderni mezzi di comunicazione di massa, oggi potremmo quasi invertire i termini e affermare che ‘il contenuto è il mezzo’. L’attuale trasformazione dei media ruota attorno a un presupposto cruciale: il contenuto si sta affrancando dal suo contenitore, diventa il motore centrale, il driver della convergenza, è il passaporto che permette di viaggiare fra le diverse piattaforme distributive”.
Mi è anche capitato di criticarlo, ma Grasso vale comunque sempre la pena.
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