Raffinato,
elegante, misurato: sono questi alcuni dei primi aggettivi che vengono in mente
quando si pensa a Downton Abbey, dal
2 dicembre con la nuova stagione (Rete4, prima serata), pluripremiata serie
britannica, che non si capisce perché le reti Mediaset non promuovano un po’ di
più e meglio.
La
prima stagione si era chiusa con l’annuncio dello scoppio della prima Guerra
Mondiale, e proprio agli anni della guerra e agli sconvolgimenti che porta è
dedicata la seconda stagione. “Prima, l’aristocrazia era sembrata remota a
quelli delle classi inferiori, ma al Fronte vivevano fianco a fianco nelle
trincee, mentre le donne lavoravano le une accanto alle altre come infermiere.
Qualcosa del fascino misterioso dell’aristocrazia era andato perduto” nota il
libro The Chronicles of Downton Abbey
che ufficialmente accompagna la serie.
Narrativamente
questa stagione è più debole, soprattutto perché ricorre a quei classici cliché
che ormai risulterebbero stantii anche nella più trita delle soap: il giovane
finito sulla sedia a rotelle che dovrebbe rimanere paralizzato che recupera
l’uso delle gambe (qui Matthew Crawley); l’uomo onesto che finisce in carcere
per un crimine che non ha commesso (qui John Bates); un vecchio cugino creduto
morto che torna a comparire (in una storia senza capo ne coda, mollata come una
patata bollente).
Si
consolidano però le coppie portanti della serie: Lady Mary e Matthew, Anna e il
signor Bates, Lady Sybill e Tom Branson. Lady Edith rifiorisce dando aiuto ai
malati, Daisy si ritrova intrappolata in una storia che non vuole… Non mancano
i graffianti commenti della Contessa di Grantham Lady Violet e c’è anche uno
“speciale” di Natale.
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