In Journeyman
(Italia2, ore 9.50) Dan Vassar (Kevin McKidd, che abbiamo visto nel ruolo del
centurione Lucio Voreno in Roma e vediamo
in quello del dottor Owen Hunt in Grey’s Anatomy) è un giornalista di San
Francisco che viaggia nel tempo. Senza preavviso viene colpito da forti mal di
testa e si ritrova in un’epoca passata, senza saperlo sparendo dal presente per
periodi di tempo a volte lunghi, a volte brevi. La moglie Katie (Gretchen
Egolf) all’inizio non gli crede, poi è costretta ad arrendersi all’evidenza dei
fatti e alle prove.
Questa è la premessa di un telefilm del 2007 ideato
da Kevin Falls, per una
serie che in realtà ricalca in modo evidente un libro che è stato un piccolo
caso negli USA e che è arrivato anche in Italia (Mondadori), “La moglie
dell’uomo che viaggiava nel tempo” di Audrey Niffenegger. Non risulta che il
telefilm vi si sia in qualche modo ispirato – semmai di norma lo collegano a Quantum Leap - ma le vicinanze fra le
due storie sono così forti che è impossibile non pensarci. L’aspetto di
struttura più rilevante in cui si discosta è in realtà quello meno riuscito
della serie: Dan, che non sa perché viaggia e che perciò cerca di fare dei test
medici che possano chiarirgli la sua situazione, si ritrova ad influire nella
vita di alcune persone, ogni volta diverse. E’ chiaro che il suo intervento è
necessario perché il futuro vada in un certo modo. In questo elemento episodico
ricorda Early Edition - Ultime dal cielo ed è questo che toglie forza alla
narrazione che potrebbe costruirsi diversamente in modo molto più intrigante.
Dan, nei suoi viaggi, rivede la donna di cui era
innamorato e che è morta 9 anni prima, Livia (Moon Bloodgood), che pure è
consapevole di questi scarti temporali. E vengono mostrate le difficoltà
pratiche della sua condizione: non può guidare, fatica a rispettare le scadenze
lavorative, sale su un aereo e poi non si trova più con allerta della sicurezza
e difficoltose spiegazioni da dare successivamente. Aiuta, ma non sempre, avere
un fratello poliziotto, Jack (Reed Diamond).
Tutto avviene sullo sfondo di una San Francisco
brillante, mostrata in tutta la sua bellezza e attrattive come era tempo che
non succedeva in una serie. Sembra quasi essa stessa un personaggio. Parte del
piacere è notare come sono cambiate le cose nel tempo, la tecnologia, ad
esempio. Anche se, è certo, errori ce ne sono. Rispetto alla città, giusto per
fare un piccolissimo esempio, la linea F su Market Street, mostrata nel 1987,
non è esistita in realtà fino al 1995. Solo 13 gli episodi.
Nessun commento:
Posta un commento