Spumeggiante: così si
può definire in partenza Mr Selfridge,
la serie inglese (andata in onda da gennaio su ITV, e pronta a debuttare il 31
marzo negli USA sulla PBS – in Italia chissà se e quando la vedremo) sviluppata
da Andrew Davies
e basata sulla biografia Shopping,
Seduction and Mr Selfridge, scritta da Lindy Woodhead, sul fondatore
dei grandi magazzini londinesi di Oxford Street che portano il suo nome,
costruiti da zero.
È il
1909. Harry Gordon Selfridge è un americano con un progetto ambizioso, quello
di cambiare le abitudini degli inglesi aprendo un lussuoso e spettacolare
grande magazzino dove le parole d’ordine sono bellezza, eleganza e qualità, e allo
stesso tempo glamour, stile e teatralità – “voglio l’Isola del Tesoro qui
dentro, la grotta di Aladino”. Per far questo
vuole offrire i prodotti migliori in vetrine riccamente allestite - assume per il
compito Monsieu Leclair (Gregory Fitoussi) - e far sì che ci sia la possibilità
di vedere e toccare la merce in un’epoca in cui se entri in un negozio e dici
che vuoi solo dare un’occhiata ti rispondono che non sei a una mostra. Il
personale a servire la clientela è il migliore disponibile, accuratamente
selezionato. Vuole che lo shopping diventi un momento elettrizzante.
Jeremy Piven (Entourage) che interpreta il protagonista
infonde nel personaggio un grandissimo entusiasmo. Mail
Online lo accosta, fra gli altri, per il suo spirito, al Willy Wonka di
Gene Wilder. Un po’ gli è endogeno, lui è un americano sempre ottimista che
tutti si aspettano che fallisca ma che vuole sbalordire, però un po’ è anche
una facciata (perché aiuta negli affari, per non allontanare investitori, per
non demotivare i dipendenti, per andare avanti), e in privato talvolta la
lascia cadere. A preoccuparsi sul serio e perfino a spaventarsi ci pensa chi
tiene i libri contabili, l’ansioso Mr Crabb (Ron Cook), che gli fa da contrappunto.
Il pilot termina con questo scambio fra Mr Selfridge, che ha appena terminato
la giornata dell’inaugurazione, e Mr Crabb che ha appena finito di fare due
conti:
Mr Selfridge: Grande giorno, Mr Crabb. Grande giorno.
Mr
Crabb: Come spettacolo, Mr Selfridge. Come spettacolo.
Mr Selfridge: Buona notte, Mr Crabb.
La carica ottimista del
visionario commerciante-imprenditore permea tutta la serie, e c’è un senso
epico di star facendo qualcosa di grande, di eccitante, di mai tentato prima,
quasi un’avventura.
Harry è circondato da un
“entourage” – passatemi il termine, non ho resistito – di donne: la moglie che
ama, Rose (Frances O’Connor); Lady Mae Moxley (Katherine Kelly), ricca
nobildonna con i migliori contatti sociali della City che decide di finanziarlo;
Ellen Love (Zoë Tapper), un’attrice di teatro; Agnes Towler (Aisling Loftus), che
lui fa assumere per scusarsi di essere stato la causa del suo licenziamento in
un altro negozio. E poi ci sono numerosi altri personaggi minori, come Miss
Mardle (Amanda Abbington), a capo della sezione degli accessori, che ha una
storia con il capo del personale, Mr Grove (Tom Goodman-Hill).
Le ambientazioni sono sontuose,
il tono leggero e frizzante. “Sarà il nuovo Dowton Abbey?”, si
sono chiesti in molti, così come sono stati fatti accostamenti con la serie
della BBC The Paradise. L’inizio
intanto è godibilissimo, e la serie, la cui prima stagione conta 10 episodi, è
stata confermata per una seconda.
Sotto, la sigla d’apertura.
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