L’amatissimo autore televisivo Joss Whedon (Buffy, Angel, Firely…), classe 1987, ha ricevuto una
laurea honoris causa dalla Wesleyan University ed è stato chiamato a tenere il
tradizionale discorso ai neo-laureati in occasione delle cerimonia di consegna
dell’attestato, noto negli Stati Uniti come commencement
speech. Lo trovate sotto nel video di YouTube che lo riporta, seguito dalla
mia traduzione della trascrizione. In originale la trovate qui (ad esclusione del
piccolo passaggio quando si toglie il copricapo, che c’è nel video e ho perciò
anche se non c’era l’ho aggiunto io nella versione italiana).
Mi fa piacere farne un post perché trovo sia stato
davvero un gran discorso, un discorso socratico in un certo qual modo, e un discorso
in cui mi ritrovo molto. Lo condivido in ogni passaggio. E, forse è anche un po’
assurdo, ma sentirlo in queste occasioni mi rende fiera una volta in più di
essere una sua fan.
Discorso per la cerimonia di laurea – sta andando bene – sta andando bene. Grazie
Jeanine per… avermelo fatto fare.
Sarà grande. Sarà un buon discorso. Andrà veramente bene.
“Due strade divergevano in un bosco”, e… no. Non sono così pigro.
In effetti sono stato presente a molte lauree. Quando sedevo dove oggi
sedete voi, la persona chiamata a parlare era Bill Cosby – il comico Billy
Cosby, è stato molto divertente ed è stato molto breve, e lo ho ringraziato per
questo. Ci ha lasciato un messaggio che ho veramente portato con me, e che
molti di noi non hanno mai dimenticato, sul cambiare il mondo. Ha detto, “non
cambierete il mondo, perciò non ci provate”.
Questo è stato quanto. Non se lo è affatto rimangiato. E poi si è lamentato di dover comprare alla
figlia una macchina e ce ne siamo andati. Ricordo di aver pensato, “Penso di
poter fare meglio. Penso di poter essere un po’ più di ispirazione di così”.
E così, quello che vorrei dire a tutti voi è che morirete tutti.
Questo è un buon discorso per la cerimonia di laurea perché credo che da
qui si possa solo migliorare. Può solo andar meglio, per cui va bene. Non può essere più deprimente. Avete,
nei fatti, già cominciato a morire. Avete un bell’aspetto. Non capitemi male.
Siete giovani e belli. Siete al picco fisico. I vostri corpi
sono appena tornati dai campi di sci al vertice della crescita e del potenziale
e ora arriva la gigantesca discesa di livello “Black Diamond” fino alla tomba.
E la cosa bizzarra è che il vostro corpo vuole morire. A livello cellulare,
questo è quello che vuole. E questo probabilmente non è quello che volete
voi.
Mi trovo davanti a molta grandiosa e meritevole ambizione da questo corpo
studentesco. Volete essere politici,
lavoratori nel sociale. Volete essere artisti. L’ambizione del
vostro corpo: pacciame. Il vostro corpo vuole fare dei bambini e poi andarsene
nel terreno a fare da fertilizzante. Tutto qui. Questo sembra un po’ una
contraddizione. Non sembra giusto. Tanto per cominciare, vi
stiamo dicendo “andate fuori nel mondo!” proprio quando il vostro corpo sta
dicendo, “Hey, rallentiamo un momento. Buttiamolo giù”.
Ed è una contraddizione. Questo è proprio quello di cui vi vorrei parlare. La
contraddizione fra il vostro corpo e la vostra mente, fra la vostra mente e se
stessa. Penso che queste contraddizioni e queste tensioni siano il più grande
dono che abbiamo, e spero di riuscire a spiegarlo.
Ma prima lasciatemi parlare della contraddizione, sto parando di qualcosa
che è una costante nelle vostre vite e nella vostra identità, non solo nei
vostri corpi, ma nelle vostre menti, in un modo in cui potete o forse non
potete riconoscervi.
Diciamo, ipoteticamente, che due strade divergano in un bosco e voi
prendiate il percorso meno battuto. Una parte di voi dirà, “Guarda quel
sentiero! Laggiù è molto meglio. Ci viaggiano tutti. È asfaltato e in pratica c’è uno Starbucks ogni 40
kilometri Non va bene. In questo, ci sono le ortiche e il corpo di Robert Frost
– qualcuno avrebbe dovuto spostarlo – e lo senti strano. E non solo la tua
mente te lo dice, è sull’altro
percorso, si comporta come se fosse
sull’altro percorso. Sta facendo l’opposto di quello che stai facendo tu. E per
l’intera vita, farai, ad un certo livello, l’opposto – non solo di quello che
stavi facendo – ma di quello che pensi di star facendo. E quello che devi fare
è onorarlo, capirlo, portarlo alla luce, ascoltare quest’altra voce.
[Si interrompe, facendo riferimento al tocco che ha in testa ] OK, lo
tolgo, altrimenti finisce che viene via in modo drammatico al momento
sbagliato. Lo so, ho lavorato molto per sistemarmi questi capelli, per cui
dovevo tirarli fuori e mostrarli. [Riprende il discorso]
Avete, cosa rara, quella capacità e responsabilità di ascoltare il dissenso
in voi stessi, di dargli almeno la parola, perché è la chiave – non solo per la
consapevolezza – ma per la vera crescita. Accettare la dualità è guadagnare
identità. E l’identità è qualcosa che ti guadagni in modo costante. Non è solo chi
sei. È un processo in cui devi essere attivo. Non è solo fare il pappagallo dei
tuoi genitori o dei pensieri dei tuoi colti insegnanti. Ora come non mai è
comprendere te stesso in modo da poter diventare te stesso.
Parlo di questa contraddizione, e di questa tensione, e ci sono due cose
che voglio dire al riguardo. Uno, non va mai via. E se pensate che realizzare
qualcosa, se pensate che risolvere qualcosa, se pensate che una carriera o una relazione
acquietino quella voce, non lo faranno.
Se pensate che la felicità sia la pace totale, non sarete mai felici. La
pace viene dall’accettare la parte di voi che non sarà mai in pace. Sarà sempre
in conflitto. Se lo accettate, tutto
migliora molto.
L’altra ragione è perché state stabilendo le vostre identità e le cose in
cui credete, avete bisogno di demolirvi nella discussione con voi stessi,
perché qualcun altro lo farà. Qualcun altro verrà da voi, e qualunque sia
quello in cui credete, la vostra idea, la vostra ambizione, qualcuno la metterà
in dubbio. E almeno che non lo abbiate fatto voi per primi, non sarete in grado
di replicare, e non sarete in grado di mantenere la vostra posizione. Se non mi credete, provate a stare in piedi su
una gamba sola. Avete bisogno di vedere entrambe le prospettive.
Ora, se lo fate, questo significa che potrete cambiare il mondo? Beh, ora
ci arrivo, per cui rilassatevi. Tutto ciò che posso dire riguardo a questo è
che possiamo essere tutti d’accordo che al mondo non guasterebbe un po’ di
cambiamento. Non so se i vostri genitori ve lo hanno insegnato ma… lo abbiamo guastato.
Mi dispiace… è un po’ un casino. È dura uscire là fuori. Ed è un momento strano per il nostro
Paese.
La cosa del nostro Paese è che – oh, è bello, mi piace – è che non va forte
in contraddizione e ambiguità. Non va forte in questo genere di cose. Gli piace
che le cose siano semplici, gli piace che le cose siano incasellate – buono o
cattivo, nero o bianco, blu o rosso. E noi non siamo così. Siamo più interessanti di così. E nel
modo in cui andiamo nel mondo, capire è avere queste contraddizioni in noi
stessi e vederle in altre persone e non giudicarle per questo. Sapere questo,
in un mondo dove il dibattito è in un certo modo entrato in disuso per lasciare
il posto alle urla e al bullismo, sapere che la cosa migliore non è solo l’idea
di dibattito onesto, la cosa migliore è perdere il dibattito, perché significa
che hai imparato qualcosa e hai cambiato la tua posizione. Il solo modo per
capire veramente la propria posizione e il suo valore è capirne l’opposto.
Questo non significa il tipo pazzo alla radio che sputa odio, significa le
dignitose verità umane di tutte quelle persone che sentono la necessità di
ascoltare quell’uomo. Siete connessi a quelle persone. Loro sono connesse a lui. Non potete
scamparne.
Questa connessione è parte della contraddizione. È la tensione di cui stavo
parlando. Questa tensione non è fra due poli
opposti, riguarda la linea fra loro, e viene tirata da loro. Dobbiamo
riconoscere e onorare quella tensione, e la connessione di cui quella tensione
è parte. La nostra connessione non è solo alle persone che amiamo, ma a tutti,
incluse le persone che non sopportiamo e che non desidereremmo vicine. La connessione
che abbiamo è parte di ciò che ci definisce ad un livello così basilare.
La libertà non è libertà dalla connessione. Gli omicidi seriali sono
libertà dalla connessione. Certe grandi compagnie di investimento hanno instaurato
libertà dalla connessione. Ma noi come persone non lo facciamo mai, e si
suppone che non lo facciamo, e non dovremmo volerlo. Siamo individui,
ovviamente, ma siamo più di questo.
Perciò questa è la cosa rispetto al cambiare il mondo. Viene fuori che non
è nemmeno la questione, perché non avete scelta. Cambierete il mondo, perché
questo è ciò che il mondo in effetti è. Non attraversate questa vita, lei vi
attraversa. Ne fate esperienza, la interpretate, agite, e poi è diversa. Questo accade costantemente. State cambiando il mondo. Lo avete sempre fatto, e ora, diventa reale ad un
livello in cui non lo era prima.
E questo è il motivo per cui ho solo parlato di voi e della tensione in
voi, perché siete -non in un senso da cliché, ma in un senso bizzarramente
letterale – il futuro. Dopo che siete saliti
qui sopra [a ritirare la laurea, ndt]
e ve ne tornate giù, sarete il presente. Sarete il mondo guasto e l’azione per
cambiarlo, in un modo in cui non siete stati prima. Sarete così tante cose, e
la cosa principale che avrei voluto sapere e che voglio dirvi è, non siate solo
voi stessi, Siate tutti i voi stessi. Non vivete soltanto. Siate quell’altra cosa, connessa alla morte. Siate la
vita. Vivete tutta la vostra vita. Capitela, vedetela, apprezzatela. E
divertitevi.
Grazie.