In Flaked, con una prima
stagione di 8 puntate su Netflix, siamo a Venice, immersi nella rilassata atmosfera
delle zone di spiaggia nel sud della California. Chip (Will Arnett, Arrested Development) è un ex-alcolista
che 10 anni prima ha ucciso una persona guidando ubriaco. Ora partecipa agli
incontri dell'anonima alcolisti, beve solo kombucha e caffè al locale Free
Coffee e va in giro in bicicletta per la piccola comunità dove ha un negozio in
cui vende sgabelli realizzati da lui stesso. Almeno finché qualcosa non va storto.
Va a letto con Kara (Lina Esco), musicista incontrata all’AA, ma è attratto da
London (Ruth Kearney), una cameriera che piace pure al suo migliore amico e
vicino di casa Dennis (David Sullivan). Nella sua vita ci sono anche due amici,
Cooler (George Basil) e il suo ex-sponsor, il poliziotto George (Robert Wisdom).
Ideato da Will Arnett e
Mark Chappell (The Increasingly Poor Decisions
of Todd Margaret), si tratta di un dramedy dove l’accento è più sull’aspetto
drammatico che su quello comico, o meglio ancora, è quello che qualcuno ha
chiamato un traumedy, ovvero un
programma che parte dai traumi e le tragedie del protagonista per cavarne po’,
dalle mille amarezze, delle venature comiche ed ironiche. È,
in questo, sulla linea di molti altri recenti show, come Togetherness, Girls, Baskets, Looking o Love, che, spesso senza apparente direzione, sono vagamente
esistenzialisti e navigano le insoddisfazioni della vita tenendosi giusto a
galla per poco, mostrando come facilmente sconfiggono le piccole quotidianità
di una vita da adulti non troppo convinti.
Qui la recitazione è ottima,
ma i passaggi fra un momento e l’altro inizialmente li ho trovati un po’ troppo
messi in scena. La sensazione di fondo è quella di una certa superficialità programmatica,
una sorta di lasciarsi vivere. Non riesce ad essere pregnante o acuto o
originale come altri, ma come ha ben osservato Indiewire,
è un programma di persone infelici che mentono continuamente per mantenere
la dignità o per auto-preservazione e in questo riesce a catturare molte delle
sfumature del dover avere a che fare con una dipendenza da sostanze. Inoltre ha
messo in scena il problema molto attuale ma poco trattato della
gentrificazione.
Le recensioni sono state tiepide ma, a coglierne lo spirito, piace
quella sensazione di esistenza sfuocata che, come ricorda il protagonista nel
pilot, ora sei costretto a vivere e magari capisci solo in seguito.
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