Spero trovi presto una
nuova cuccia la serie Downward Dog,
cancellata dalla ABC dopo una prima stagione di 8 episodi, e in cerca di un
nuovo network che continui a mandarla in onda.
Devo fare due premesse:
l’idea di una sit-com concentrata su un cane parlante mi avrebbe fatto scappare
a gambe levate alla sola idea, prima di provare io stessa che cosa significhi
avere un cane; non riuscivo e non riesco
a dimenticare che in Episodes, una
serie con un cane parlante è indicata come la quintessenza di TV spazzatura. Poco
importa, questa incarnazione dell’idea è adorabile, non iper-esilarante, ma
dolce e di cuore.
Protagonista principale
è un cane meticcio, Martin (interpretato da Ned, preso da un canile, con degli
occhioni molto espressivi) che è un po’ giù di corda – spesso descrive le sue
giornate come le peggiori della sua vita – e riflette con una vena filosofico-umoristica
sui fatti della vita, che naturalmente interpreta a modo suo. Quando la sua
umana lo porta al lavoro con sé, ad esempio, non è perché ha una impegnativa
scadenza di lavoro e finirebbe per lasciarlo troppo da solo, ma perché un
serial killer, Pepper, il gatto che lui non sopporta che vive loro vicino, che
ha “lame retrattili, nelle mani”, aveva lasciato una minaccia di morte
psicotica, un uccellino morto, davanti alla porta di casa.
Siamo a Pittsburgh - in
un ambiente che sembra preservare una dimensione umana, cittadina, ma a pochi
passi anche bucolica - e Nan (la meravigliosa Allison Tolman, Fargo) ha una relazione a intermittenza
con Jason (Lucas Neff) e lavora nel settore creativo-aziendale di una serie di
negozi d’abbigliamento in stile Urban Outfitters, la Clark + Bow, dove può
contare su Jenn (Kirby Howell Baptiste) come amica, ma è soggetta ai guizzi
temperamentali del suo capo, Kevin (Barry Rothbart) incompetente, egocentrico e pieno di sé. Lei è veramente
brava nel suo lavoro e quando agli inizi di stagione il cane le rovina completamente
una presentazione, questo si rivela strumentale per una brillante idea in cui
si impegnerà per l’arco della stagione: far sì che la gente si veda bella, così
come il suo cane vede sempre lei.
Ideata da Samm Hodges
(che in americano dà la voce al cane) e Michael Killen, sulla base di una loro web series, questa produzione brilla
perché riesce a mostrare la solitudine, i dubbi e le insicurezze della vita, ma
anche le piccole vittorie e saggezze quotidiane, attraverso un peloso che riflette
di fronte a una telecamera, con la bocca mossa con gli effetti speciali in modo
che sembra che parli davvero, in stile confessional-documentaristico, dicendo
cose che vanno al cuore della verità umana, come quando realizza che, con i
propri difetti, scegliere di amarsi è un grande atto di coraggio. Si ride di
quei momenti introspettivi che venendo da cane hanno dell’assurdo nella
giustapposizione fra realtà canina e verità umana, come quando pondera il fatto
che la cultura canina coltivi troppo l’anti-intellettualismo.
Se avessi una coda
scodinzolerei.
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