Dopo The Good Wife, The Good Fight, The Good Place e The Good Doctor
arrivano le Good Girls, con una nuova
serie targata NBC dalla penna di Jenna Bans (Grey’s Anatomy, Scandal) che
mescola avventura e dramma familiare a humor nero.
Beth (Christina Hendricks,
Mad Men) è una donna sposata con quattro
figli che si rende conto che il marito Dean (Matthew Lillard) la tradisce e li
sta mandando in rovina economica; sua sorella Annie (Mae Whitman, Parenthood), che lavora come cassiera in
un supermercato dove il manager Boomer (David Hornsby) le fa delle avances non gradite,
ha un ex marito (Zach Gilford, Friday Night Lights) che intende
ottenere la custodia esclusiva della figlia Sadie (Izzy Stannard), che è genderfluida;
la loro amica Ruby (Retta, Parks and
Recreation), sposata con un marito aspirante poliziotto (Reno Wilson), ha
una figlia con seri problemi di reni, ma i medici non le prestano troppa attenzione
perché non ha risorse finanziarie sufficienti per farla curare a dovere.
Esasperate dalle proprie vite e in necessità di denaro, decidono di rapinare il
negozio dove lavora Annie, puntando idealmente a una cifra di 30.000 dollari a
testa, per risolvere così i loro problemi, lasciandosi poi ogni attività
criminosa alle spalle. Il colpo va meglio dello sperato e si ritrovano con un
mucchio di sodi, ma all’improvviso sono in un mare di guai, si verifica una
complicazione dopo l’altra, a partire da
una banda di criminali professionisti, capitanati da Rio (Manny Montana), che
usavano l’ipermercato per riciclare denaro sporco e che ora lo rivogliono
indietro.
Le tre donne
protagoniste, interpretate in modo superbo da tutte e tre le attrici, potenti
nelle parti drammatiche quanto impeccabili nei momenti comici, sono anti-eroine
dell’epoca del #MeToo. Degli abusi fisici e psicologici degli uomini ne hanno
abbastanza – una scena per tutte nel pilot vede Beth difendere Annie da un
tentato stupro in un momento che incapsula la costante minaccia della vita di
Annie e fa esplodere tutta la rabbia di quella di Beth e le unisce in una “sorellanza”
che non è solo biologica, ma spirituale. Sono tutte e tre mamme, in senso vero
e in senso forte, orgogliose e contemporaneamente vincolate al proprio ruolo il
cui ideale finiscono per sovvertire. Qui la loro esasperazione prima e il
panico per conseguenze che non hanno anticipato fino in fondo poi, uniti alla scarsa
considerazione sociale, scatenano il comportamento criminale, un po’ alla Breaking Bad e alla Weeds. Non si approverà il loro comportamento, ma non si può non
simpatizzare per loro.
Ambientata nei sobborghi
di Detroit, la serie altalena fra momenti thriller e momenti comici, in un equilibrio
delicato su cui per il momento riesce a mantenersi, ma con indecisioni, e non è
chiaro per quanto riuscirà a sostenerlo. Quanto buona sarà la narrazione lo si
capirà da quanto si riusciranno ad approfondire i personaggi, nella misura in
cui intenzioni buone, azioni meno nobili e risultati terribili riusciranno a
rivelare le protagoniste a se stesse e a noi. Il ritmo è buono però e con una recitazione
di tale livello eventuali lacune di sceneggiatura vengono superate senza batter
ciglio.
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