In mezzo
a una distesa di cadaveri giace il corpo agonizzante di Jamie (Sam Heughan), un
altro corpo sopra di lui; il suo volto è mostrato in primissimo piano, cala la
notte, scende la neve. Rivive in flashback i momenti della battaglia di
Culloden che si è appena consumata, e in questa modalità scopriamo i momenti
più intensi e vediamo lo scontro con il nemico di sempre: ci è rivelato ora così
che il corpo sopra di lui è quello del capitano Jack Randall (Tobias Menzies).
Appare un coniglio, l'immagine della donna amata... così inizia la terza
stagione di Outlander, andata in onda
in Italia a breve distanza dagli Stati Uniti, fra il settembre e il dicembre
del 2017, appassionante, dopo la deludente seconda. Jamie vorrebbe morire, ma
la sorte vuole diversamente.
Le vite
dei due amanti protagonisti hanno ormai percorsi diversi. A Boston, anno 1948, Claire
(Caitriona Balfe) è incinta, inizia una vita domestica con il ritrovato marito Frank
(Tobias Menzies), subisce i commenti
maschilisti del capo di lui, per cui deve sforzarsi di mantenere
l'autocontrollo, e quando lei deve partorire parlano con il marito e non con
lei: sobrio ritratto di un’epoca che in questi aspetti non ci siamo lasciati
alle spalle mai troppo in fretta. Anche se sono separati, lo spettatore non percepisce
Jamie e Claire comunque come due realtà staccate perché si pensano, si amano al
di là de tempo e dello spazio e questo trasmette una forte sensazione di unità.
“All Debts Paid – Io
che sono prigioniero tuo” (3.03) è stata una puntata particolarmente riuscita.
Vengono mostrate infatti in parallelo le vicende dei due. Di Claire, nel ventesimo
secolo, si mostra un’intera vita con fugaci incursioni in momenti topici, come
la sua laurea (in medicina – nella puntata precedente l’avevamo vista iscriversi
all’università), i 16 anni di Brianna (Sophie Skelton), o ancora il diploma
della figlia, la morte per incidente di Frank che le aveva appena chiesto il
divorzio, intenzionato a tornare in Inghilterra… Di Jamie si guarda alla
permanenza nella prigione di Ardsumuir, dove rivediamo in vita Murtagh (Duncan
Lacroix) e dove approfondisce la conoscenza del giovane a capo della prigione,
John William Grey (David Berry), a cui da ragazzino aveva risparmiato la vita e
che si sente in debito d’onore con lui. In incontri successivi, il loro
rapporto si fa di reciproco rispetto, quasi di amicizia e si fanno delle
confidenze. Jamie racconta di Claire,
Grey rivela la sua omosessualità raccontando del lutto in battaglia di un uomo
per lui speciale, qualcosa che deve tenere nascosto per vergogna. In un momento
assolutamente perfetto, Grey appoggia la sua mano su quella di Jamie e la
reazione verbale di quest’ultimo è molto forte: minaccia di ucciderlo se solo
lo rifà. La scena è davvero impeccabile e quello che la rende tanto riuscita è
che ha un senso doloroso molto forte per entrambi: per Grey è l’ennesimo
scontro con la realtà che deve tenere nascosto il suo orientamento sessuale,
per Jamie sappiamo che la reazione non è di omofobia, come Grey l’ha letta, ma
è di reazione allo stupro subito dal comandante Randall. Questa è una di quelle
situazioni in cui è solo la visione pregressa che riesce a dare profondità alle
emozioni in gioco in quel momento. Nell’episodio successivo, “Of Lost Things –
Delle cose perdute” (3.04), vediamo come fra Jamie e Grey si sia creata davvero
una solida amicizia e le circostanze sono tali per cui quest’ultimo declina
l’offerta di Jamie che questa volta, di sua iniziativa, gli offre il suo corpo.
Dopo Claire,
è stato il turno di Jamie di mostrarsi in tappe essenziali della propria vita,
con la nascita di un figlio. Ricattato a fare sesso dall’ereditiera Geneva
(Hannah James), sposata con un nobiluomo, la mette incinta e lei lascia credere
che il figlio sia del marito. Jamie però ha comunque la possibilità di stargli
vicino nei primi anni della sua crescita.
Osserva
bene il podcast di Pop Culture Happy Hour
(qui)
quando dice che una rarità sul piccolo schermo, che è frequente nella vita e
che viene messo in scena in questa serie, è il fatto che l'avere un grande amore
che per qualche ragione non si può soddisfare in uno specifico momento non
preclude ai protagonisti di fare del sesso appagante con altre persone. Questo
è stato evidente nella 3.04. Pur essendo di fatto stato ricattato a
copulare con lei, Jamie alla fine comprende le ragioni della giovane donna, e
cerca con lei di essere molto tenero, rendendole la prima volta la migliore
possibile. La scena di sesso, che ha la regia di Brendan Maher, è stata
veramente spettacolosa, e anche originale. Spesso, questo genere di momenti
non hanno inquadrature o mosse che in qualche modo meraviglino. Qui
si è riusciti a sorprendere, risultando delicati e spinti allo stesso momento,
come quando Jamie le ha succhiato il capezzolo e leccato il seno. Davvero
audace senza essere volgare.
Lo stesso
si può dire della scena, o meglio le scene, dell’atteso re-incontro fra Jamie e
Claire in “A. Malcolm” (3.06), con la regia di Norma Bailey. Il momento in cui
si spogliano l’un l’altra sembra durare in eterno, ed è perfetto. Quando
finalmente i due protagonisti si danno l’uno all’altra, in una stanza sopra a
un bordello di tutti i luoghi, non lo fanno una volta sola, ma due e poi tre.
Non è un mero segno che sono di nuovo insieme fisicamente (spiritualmente sono
sempre stati connessi), ma è proprio il lento ri-appropriarsi l’uno del’altra e
godere l’uno dell’altra; al di là dell’atto, è esplorazione di intimità. Questo
è raro in TV al di fuori delle soap opera del daytime. La forza della serie sta
proprio anche nel non vergognarsi della propria natura romantico-sentimentale,
pur essendo anche parecchio altro.
In
quell’episodio ci si godono anche gli
anacronismi che Jamie incontra per mano di Claire (le fotografie, la zip, la
menzione di una bicicletta), peccato per quella fine di una minaccia di stupro,
l’ennesima che si poteva trattenere fino all’episodio successivo, almeno. Non
credo che nessuno del pubblico, dopo quella puntata, continui a vedere solo
perché teme della sorte dell’eroina in pericolo. Non ci si dimentica mai peraltro
quanto qui i costumi siano ricercati – curati nella serie dalla moglie
dell’ideatore Ronald D. Moore che, come è noto, ha sviluppato la serie su
soggetto di Diana Gabaldon che ne ha scritto i libri.
La stagione,
divisa idealmente in due parti (dalla 3.09 si cambia la sigla), si chiude dopo
un lungo viaggio verso la Giamaica, insieme anche a Fergus (César Domboy) e
Marsali (Lauren Lyle), con numerose avventurose vicende che vedono anche il
ritorno del personaggio di Geillis Duncan (Lotte Veerbeck), fino al naufragio
finale. Appagante.
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