Non fa ridere Bob ♥ Abishola (Bob hearts Abishola – Bob cuore Abishola, in italiano forse potremmo dire "Bob Lovva Abishola"), la
nuova serie sull'americana CBS di Chuck Lorre (Due uomini e
mezzo, The Big Bang Theory) e
Eddie Gorodetsky, Al Higgins e Gina Yashere (una comica britannico-nigeriana).
Nemmeno un po’. E questo la boccia come sit-com. Funziona meglio sul lato umano
e di tenerezza, ma non a sufficienza.
Bob (Billy Gardel, Mike e Molly) è un uomo di mezza età che
nella vita ha una fabbrica di calzini a gestione familiare, a Detroit. Fra lo
stress lavorativo e quello provocatogli dalla madre Dottie (Christine Ebersole),
il fratello Douglas (Matt Jones) e la sorella Christina (Meritbeth Monroe)
finisce per avere un attacco di cuore. In ospedale, il Woodward Memorial
Hospital, si innamora dell’infermiera di origine nigeriana che si prende cura
di lui, Abishola (Folake Olowofoyeku),
che ha un figlio, Dele, per cui sogna la carriera di medico, e che vive con zia
Olu (Shola Adewusi) e zio Tunde (Barry Shabaka Henley). Bob inizia a
corteggiare Abishola, regalandole dei calzini. A raccogliere le confidenze di
lei e a commentare la situazione ci sono anche la collega Gloria (Vernee
Watson) e l’amica Kemi (Gina Yashere).
Da una sit-com che infila
una scorreggia entro il primo minuto nella speranza di provocare ilarità, si
capisce che non si punta troppo in alto, ma la premessa è interessante. Nel
podcast di “TV’s Top Five” (puntata del 20 settembre 2019) Lorre dichiara di trovare
l’immigrazione un argomento politico, ma gli immigrati un argomento
semplicemente umano: vuole celebrarli perché sono loro che hanno reso grande l’America
e, con loro, il loro coraggio e la determinazione che ci vogliono per andare a vivere in un Paese straniero
cercando una vita migliore. Nel confronto fra culture diverse spera di poter
guardare la realtà in prospettiva fresca, scoprendo valori che magari un tempo
appartenevano anche alla cultura americana, ma ora apparentemente non più. Fa l’esempio
specifico del rispetto per le persone più vecchie e indica una scena del pilot
che in effetti salta agli occhi (ho ascoltato l’intervista dopo aver visto la
puntata e ammetto di aver notato da sola quanto diceva): Dele serve la
colazione alla madre Abishola. L’intenzione perciò c’è, ed è nobile, e si potrà
realizzare lì dove si riuscirà ad evitare la caricatura etnica e gli stereotipi
da cui all’esordio non si sfugge (specie con gli zii).
Dove pure c’è potenziale
è anche in quello che in The Kominsky
Method Lorre ha dimostrato di saper esplorare bene: la vulnerabilità dell’essere
umano. Un uomo sentimentalmente solo, ma con desiderio di amare e con un certo
fascino gentile, e una immigrata tosta e pragmatica che deve lavorare sodo e
crescere un figlio, cominciano a trovarsi interessanti a sufficienza da voler
imparare a conoscersi. Può davvero essere la base di qualcosa di autenticamente
romantico e questo è evidente che lo comprendono bene. Ugualmente una miniera
interessante può essere l’esplorazione del rapporto fra i neri afro-americani e
i neri africani. Come già in Mom
(pure di Lorre) il riso non preclude parti drammatiche o comunque serie.
La recitazione è buona,
i passaggi di scena con le slugline scritte
a caratteri cubitali sono quantomeno originali.
Rimane, per il poco che
ho visto, il problema enunciato all’esordio: non diverte. E avrà speranza di sopravvivere
solo se riuscirà a farlo, presto.
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