The Society è un teen
drama di Netflix che vede un gruppo di ragazzi adolescenti che, di ritorno
da una sorta di gita interrotta dal maltempo, all’improvviso si ritrovano da
soli, isolati e senza adulti in genere, in quella che sembra una copia perfetta
della cittadina di West Ham, in Connecticut nel New England, in cui abitavano, circondata
solo da foresta, e devono cavarsela con le proprie forze e far funzionare la
nuova società che sono costretti a costruire.
Ideata da Christopher
Keyser, che già aveva esplorato il tema dell’assenza dei genitori in Party of Five, questa serie è un po’ Il Signore delle Mosche (a cui è in
parte ispirato), un po’ The 100, un
po’ Riverdale, un po’ Persons Unknown e Wayward Pines o Under the
Dome. Altre influenze, esplicitamente richiamate, sono Walden di Thoreau, Peter Pan, e Rosencrantz e Guildersten sono morti di Stoppard.
I protagonisti che si
contendono la scena sono numerosi: Cassandra Pressman (Rachel Keller, Legion) leader naturale del gruppo, che
ha problemi di cuore; sua sorella Allie (Kathryn Newton, Big Little Lies), che presto diventa forzatamente il punto di
riferimento della comunità; il loro cugino Sam (Sean Berdy, Switched at Birth), un ragazzo sordo gay,
e la sua migliore amica Becca (Gideon Adlon), che è incinta; Il fratello
maggiore di Sam, Campbell (Toby Wallace), che mostra tendenze psicopatiche e ha
un comportamento abusante e intimidatorio nei confronti della sua ragazza, Elle
(Olivia DeJonge); il miglior amico di Allie, Will (Jacques Colimon), cresciuto
con genitori in affido e senza una sua casa; Luke (Alexander MacNicol),
ex-giocatore di football, e la sua ragazza Helena (Natasha Lui Bordizzo), molto
religiosa; Harry (Alex Fitzalan), un ragazzo ricco abituato a spadroneggiare in
città e la sua ex Kelly (Kristine Frøseth); e Gordie (Jose
Julian), un giovane con aspirazioni da medico che ha una cotta per Cassandra.
Ammetto che sono affascinata
dalla premessa di fondo a prescindere, qui mi è anche piaciuto molto come è
stata realizzata – a dispetto del pietoso poster. Il mistero del dove siano,
perché siano lì, se i loro genitori siano ancora vivi o no (lo si scopre nella
finale di stagione) e come fanno eventualmente a tornare “a casa” è un filo
presente, ma tenue. È il pretesto, in fondo…
Il cuore delle vicende è
più di tipo politico-sociale: qual è il modo migliore di autoregolarsi e
gestirsi, la democrazia o la dittatura? Il socialismo o il capitalismo? Che poteri e che limiti deve avere un governo? E le forze dell’ordine? Quali sono le priorità
in una comunità? Come cambia le persone il potere? Che
confine ci sono fra interessi personali e comuni? Che sacrifici comporta
spendersi a favore della comunità? Come affrontare la scarsità di risorse,
alimentari, ma anche culturali? Che cosa significa costruire una nuova vita?
Come arginare gli elementi distruttivi o pericolosi di una società? Come va
gestito il dissenso? Come si infliggono punizioni? Come si fanno rispettare le
regole? Come si decide chi comanda e fa rispettare le regole? Come si tengono in
equilibrio le vicende personali e quelle della comunità? Che cosa conta nella
vita?
Si dibattono perciò queste
problematiche di diritto e scienze politiche, ma anche di natura etica e
morale, sia esplicitamente che implicitamente, attraverso argomenti ambiziosi e
inaspettati colpi di scena. Si mostrano quanto concrete e quotidiane siano
queste questioni, con echi alla realtà che viviamo. Attraverso il microcosmo
degli adolescenti si ha, in un certo senso, una versione del mondo che potrebbe
essere definita ad usum Delphini, ma
che non suona esplicitamente pedagogica, ma è più di stimolo alla riflessione
in una trama avvincente. Le speculazioni intellettuali dei ragazzi, che
dibattono queste questioni in arene pubbliche o privatamente sono stringentemente
legate alla loro realtà, non esercizio astratto. Ne va della loro sopravvivenza
e della qualità della loro vita.
I dialoghi non sono
particolarmente memorabili, ma la costruzione narrativa è molto solida, e gli interpreti
sono talentuosi. Al di là delle premessa fantastica è tutto molto credibile. La
parte femminile del cast è servita meglio nel senso che i personaggi femminili
sono approfonditi di più, mostrano più spina dorsale e sono genericamente
ritratte in modo più positivo della controparte maschile, a cui per ora sono
stati riservati ruoli antagonistici o di supporto. Ci sarà tempo di approfondire
nella confermata seconda stagione. Un YA adatto anche agli adulti.
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