lunedì 9 marzo 2020

SEX EDUCATION (2.05): punti di scarso piacere


Amo Sex Education, e penso che abbia confezionato una magnifica seconda stagione, come ho avuto modo di scrivere nel mio post in proposito. Purtroppo però non sono mancati gli scivoloni. Penso a una storia del quinto episodio (2.05), scritto da Alice Seabright, piena di errori su tutta la linea. Jean (Gillian Anderson) tiene a casa sua un seminario rivolto ad un gruppo di donne sui “punti di piacere all’interno della vagina”.

Punto primo, mi rendo conto che nell’usare un modellino in plastica delle pudenda femminili (come da immagine che è un fotogramma della puntata),  si usa quello che si trova sul mercato, ma nell’indicare il clitoride, che qui sembrava una specie di chiodino e che per ragioni umoristiche si commenta non essere estraibile nella realtà, si poteva magari cogliere l’occasione proprio per ricordare come se ne conosca poco la forma, tanto che molti non lo sanno riconoscere. Se le scuole francesi dalle elementari alle superiori possono avere primo clitoride 3D open-source al mondo, anatomicamente corretto, utilizzato per l'educazione sessuale nelle scuole (si legga qui sul Guardian in proposito), sicuramente potrà permetterselo anche la produzione della serie.

Punto secondo, se si parla di punti di piacere all’interno della vagina, non si può sicuramente partire dal clitoride, che non fa parte della vagina, ma semmai della vulva. Ora, anche qui, sono consapevole che nel linguaggio si usi regolarmente ‘vagina’ per intendere ‘vulva’, ma sono altrettanto consapevole che il fatto che farlo regolarmente non lo rende corretto. Non solo, culturalmente è molto criticata questa riduzione che è storicamente vista come una visione patriarcale intesa a dare valore solo al piacere maschile e non a quello femminile (che può esserci anche senza il coinvolgimento della vagina). Non serve avere chissà quali approfondite conoscenze femministe o di critica freudiana o chi sa che cosa. Sono le basi, proprio. E qui proprio non ci sono. Un delitto in una stagione che mi sembra abbia cercato di dare un peso maggiore alla parte femminile della sessualità.

Punto terzo. Il personaggio in questione è una sessuologa professionista che trova ragionevole lasciare il gruppo a cui sta facendo lezione per una litigata a latere con il compagno che sta installando in cucina delle mensole. Sebbene sia chiaro l’intendo umoristico, è stato fuori luogo e professionalmente svalutante per il personaggio. È stato imbarazzante, ma per le ragioni sbagliate.

Punto quarto. Si sta parlando di piacere femminile e di scoperta dell’anatomia femminile. Quando Jean rientra dal suo alterco con il compagno e riprende la lezione, subito prima di staccare su un’altra scena e situazione, invita la compagnia muliebre a tirare fuori degli specchietti. Uno evidentemente si immagina che, secondo quanto si faceva già negli anni ’70 se non prima, si guarderanno poi le proprie parti intime. Tutto  bene. Ma allora perché quando la moglie del preside, che poco prima aveva manifestato la preoccupazione del fatto di essere molto arrugginita, per così dire, si sente l’esigenza di dire quasi sottovoce  “Venga a trovarmi dopo, ho una cosa che potrebbe aiutarla”? Quella cosa che poteva aiutarla, lo vediamo in seguito quando questa lo usa, è un semplicissimo vibratore. Vuol dire che per tutte le altre che erano lì quell’oggetto non era contemplato? Ma andiamo! Va bene che per una ragione di costi non poteva magari regalarne uno a destra a manca, ma in un corso del genere esce una domanda di questo tipo e lei non coglie la palla al balzo per parlarne a tutte? Ma che corso è? Di questi tempi è già tanto che non sia una marca di vibratori a sponsorizzarglielo.   

Punto quinto. G. No, così, giusto per battuta. Almeno quello ci rimane. Non ho altre obiezioni. Le quattro sopra direi che sono più che sufficienti. E con qualcun altro si poteva anche soprassedere, con questa serie proprio no.  Non sono stati punti di piacere, posso dirlo.

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