Ha convinto al pari della prima
stagione la seconda tranche di Sex
Education (Netflix), capace di essere piena di verve e umorismo, ma
contemporaneamente di riuscire a trattare tematiche molto serie e rilevanti.
Si riprende con il
protagonista adolescente Otis (Asa Butterfield) che finalmente ha superato la
propria incapacità a masturbarsi. Sebbene venga rassicurato che è normale e sano
farlo, ora ha l’impressione che il suo corpo abbia preso possesso di lui e si
rende conto non solo che ha molto da imparare, ma che sebbene abbia tanta
esperienza teorica ne ha poca di pratica, e questo è un nuovo terreno di
esplorazione per lui. Convinto di essere bravissimo nei ditalini (2.02) alla
sua ragazza Ola (Patricia Allison), rimane presto deluso nello scoprire di non
esserlo. Qui, e cosa importante proprio attraverso questo personaggio che
parecchio ne sa, ma anche attraverso altri (in 2.06 con il tema delle docce
anali, ad esempio), si insegna a mio avviso una delle lezioni più importanti di
tutte: nessuno “nasce imparato” come si suol dire, e anche nel sesso, come in
altri aspetti della vita, c’è un percorso di apprendimento.
Si è parlato della
necessità di ascoltare il proprio partner (2.02); si è mostrato che sono
tematiche che interessano tutti a tutte le età, con la moglie del preside, Maureen
(Samantha Spiro), timorosa di manifestare la propria insoddisfazione; si è fatto
vedere che ci si può pensare in un modo per poi scoprire che la propria identità
sessuale è diversa da quella che si immaginava, con Ola che si rende conto di
essere pansessuale (2.05); si rassicura sul fatto che il sesso è solo una parte
della vita e che per qualcuno può non essere importante, dando visibilità e
sollievo a un personaggio asessuale (2.04); si è dato più peso rispetto alla
prima stagione alla sessualità femminile, accennando anche a situazioni come vaginismo
e perimenopausa (2.08); non si è avuto timore di dire, cosa che dovrebbe essere
scontata ma non lo è, nella esigenza di rendere educative e scientifiche le conversazioni,
che una componente importante è il piacere… A fronte di vergogna e cattiva comprensione,
la madre di Otis che è sessuologa, Jean (Gillian Anderson), che si trova a
lavorare come consulente per la scuola del figlio, vuole offrire fiducia, dialogo
e verità. E astutamente la serie si “autodenuncia” portando alla luce la non
eticità di quello che il protagonista adolescente ha fatto finora, ovvero fare
consulenza a pagamento ai compagni.
Nonostante qualche
scivolone (a stretto giro pubblicherò un post apposito su questo), una grande
forza della serie sta nel riuscire a fare davvero educazione sessuale. Magari
riferire informazioni puramente mediche, come il fatto che la clamidia si
trasmette attraverso lo scambio di fluidi sessuali (2.01), è anche
sufficientemente semplice, e la brillantezza nel trasmetterlo è stata nel fatto
di riuscire a renderlo umoristico, con tutta la scuola presa dall’isteria in
proposito.
Ma si è anche stati
davvero eccellenti con informazioni decisamente più umanamente complesse, con
risvolti psicologici che richiedono sicuramente più finezza intellettuale. A questo proposito non posso non applaudire
la vicenda che ha coinvolto la dolce Aimee Gibbs (Amiee Lou Wood). Prende l’autobus
(2.03) e uno dei passeggeri si masturba eiaculando sui suoi jeans. Lei prende
la cosa alla leggera, apparentemente più seccata di aver rovinato uno dei migliori
capi di abbigliamento che ha, che altro. Maeve (Emma Mackey) però la convince a
sporgere denuncia. Nei giorni successivi la ragazza ha il terrore di prendere l’autobus.
Si fa chilometri a piedi pur di non rimettersi nella stessa situazione e
comincia a vedere il molestatore in ogni dove, mettendola in crisi nei suoi
rapporti personali con l’altro sesso. L’intelligenza e la forza di questa
storia stanno nel mettere in scena una situazione in fondo minore – non c’è stata
propriamente un’aggressione, uno stupro o chissà che altro – e di mostrare come
possa impattare fortemente in negativo la vita di una donna. La storia è diventata
ancora più potente, e con echi più vasti, facendola diventare un’occasione di
solidarietà femminile. Un gruppetto di ragazze viene messo in punizione e
quello che devono fare per uscirne è fare una presentazione su quello che le
lega come donne (2.07). Non c’è molto, scoprono, ma per tutte loro ci sono
state attenzioni sessuali non richieste e sgradite: una è stata palpeggiata, un’altra
seguita, un’altra ancora esposta alla visione delle parti intime di uno che
frequentava la piscina dove aveva dovuto rinunciare ad andare, un’altra è stata
molestata verbalmente…Se, per sostenere la compagna, decidono tutte insieme di
salire sull’autobus e farle passare ogni timore, si denuncia il fatto che due
terzi delle minorenni si trovano a dover gestire situazioni similari.
Non ho problemi particolari
ad ammettere che #metoo, io stessa ho vissuto prima della maggiore età più di uno
degli esempi qui descritti. In particolare mi sono travata proprio in una circostanza
che presenta dei parallelismi con quella di Aimee, sebbene fosse in parte
diversa e sebbene io fossi considerevolmente più giovane di lei. Forse anche per
questo mi ci sono fortemente identificata: ho sperimentato la paura di trovarmi
alla fermata dell’autobus, l’idea che poteva essere chiunque ad aggredirmi, la
sensazione di non essere mai al sicuro…proprio come è stata descritta qui. Io quei
paralizzanti timori me li sono portati dietro per anni e mi hanno condizionata.
Sono, in effetti, esperienze comuni, ma non so se mi sia capitato altre volte
di riconoscermi così autenticamente in una storia come in questo caso e vederlo
rappresentato così mi è sembrato qualcosa di grande, di rilevante, di
necessario. E non è stato pesante, ci si è anche riso su.
Ci sono stati altri begli
intrecci di plot con spessore: quello dell’amore contrastato fra Otis e Maeve,
con il difficile rapporto di lei con la madre. E uno degli aspetti più mirabili
nella costruzione di Otis si è avuto esplicitato dalle parole della compagna
Ola: cerca così fortemente di comportarsi bene che finisce involontariamente a
ottenere l’effetto opposto. Si è ragionato sulla mascolinità (con il preside Groff
e il padre di Otis) e sull’omofobia interiorizzata verso se stessi attraverso
la storia di Adam (Connor Swindells) e il suo rapporto con Eric (Nguti Gatwa),
coinvolto in un bel triangolo con il nuovo arrivato Rahim (Sami Outalbali). La
pressione, anche involontaria, dei sogni e delle aspettative dei genitori verso
i figli è stata ben incarnata dalla storia di autolesionismo di Jackson
Marchetti (Kedar Williams-Stirling), e si è costruita una bella amicizia fra
lui e Viv (Chinenye Ezeudu).
Si è detto molto insomma,
con uno stile fresco e accattivante. Già non si vede l’ora della terza confermata
stagione.
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