lunedì 11 marzo 2019

SEX EDUCATION: franca, divertente, romantica


Con una miscela di empatia e ironia, franchezza e pudore, ingenuità e competenza, Sex Education (Netflix) racconta delle scoperte sessuali e di vita di un gruppo di adolescenti inglesi.

Otis Milburn (Asa Butterfield, assolutamente perfetto per la parte e con un je ne se quoi che ricorda un giovanissimo Joshua Jackson dei tempi di Dawson’s Creek) è un adolescente vergine che, nonostante la sua inesperienza e la difficoltà a masturbarsi, ha una grande conoscenza indiretta in campo sessuale, acquisita ascoltando la madre con cui vive, un’apprezzata sessuologa, la dottoressa Jean Milburn (Gillian Anderson, The X-Files), che ha il suo studio professionale in casa. Una compagna di scuola di Otis, Maeve (Emma Mackey), abbandonata a se stessa, sempre a corto di soldi e con la reputazione di bad-girl, gli propone di fungere da improvvisato terapeuta per i compagni di classe che hanno ogni genere di problema e quesito. Spinto anche dal suo migliore amico Eric (Ncuti Gatwa), gay, Otis accetta e fra i primi suoi clienti c’è Adam (Connor Swindells, Harlots), bullo che tormenta Eric e figlio del rigido preside del liceo da loro frequentato, Mr. Groff (Alistar Petrie).

Ideata da Laurie Nunn, di primo acchito ci si domanda perché non si sia pensato prima a fare una serie di questo tipo, ovvero che parla di sesso agli e con gli adolescenti: brillante quanto necessario. Si fa davvero educazione sessuale. Otis si ritrova a che fare con il compagno che non riesce ad avere un orgasmo quando fa sesso con la sua ragazza, come con la coppia lesbica che non riesce a trovare un’intesa, quella che si lamenta di avere troppi peli pubici o quella che ha inaspettati problemi di vaginismo e quello che vuole solo fingere di parlare con lui per far credere alla ragazza che gli piace di essere sessualmente attivo... Si riesce a parlare di aborto (1.03)  mostrando la ragione per farlo, e il supporto necessario e utile in queste situazioni, non evitando tra l’altro la possibile ostilità degli antiabortisti piazzati fuori dalla clinica. 

[ATTENZIONE SPOILER da qui in poi]. Si è frizzanti e divertenti: non ci sono predicozzi, ma le vicende si dipanano anche come storie di formazione, amicizia e come commedia romantica. Otis si innamora di Maeve, e quando Jackson (Kedar Williams-Stirling), campione di nuoto della scuola, si rivolge a lui per chiedergli consiglio su come conquistarla lui (1.04) è in estrema difficoltà. La puntata scritta dall’ideatrice insieme a Laura Neal, è stata costruita in modo impeccabile, con Otis che all’inizio si lascia sfuggire dei suggerimenti nel tentativo di difendere la ragazza che ama, e poi, nonostante i buoni propositi etici, fa il gioco del suo “rivale” decidendo volontariamente di sabotarlo. Quando finalmente lei si rende conto di amare lui, lui comincia ad interessarsi ad Ola (Patricia Allison). Ostacoli che sono classiconi che ci fanno tifare perché la coppia riesca a stare insieme.

Chi lamenta il fatto che l’eteronormatività condanna l’omosessuale al perenne ruolo di “amico di” qui può gioire del fatto che, se è comune che sia amico della protagonista femminile, ben più raro è vedere che sia il punto di riferimento per un coetaneo maschio etero. Anzi, l’amicizia al maschile è una delle parti meglio riuscite di questa pregevole serie, ed è meraviglioso come si mostra un mondo in cui si può essere sicuri della propria mascolinità senza che questo implichi omo o tranfobia – la puntata del compleanno di Eric (1.04) è particolarmente efficace in proposito – o se si è consapevoli del potenziale implicito  sessismo di certi divertimenti ritualizzati – e qui basta pensare alle parole di Otis sul ballo scolastico e le inadeguate aspettative sul romanticismo che crea (1.07) – e di aspettative di gender e solidarietà femminile – non si può non pensare alle studentesse in assemblea scolastica che si alzano una a una a dichiarare “è la mia vagina”, riferita a un’immagine che era di una solo di loro, ma poteva rovinarle la reputazione (1.04), senza trovarla divertente, commovente ed empowering. Fa tornare alla mente una vecchia pubblicità di preservativi.

A chi lamenta la trita rappresentazione della sessuologa come una donna dai forti appetiti sessuali e molto disinibita, non posso che dare ragione, è uno stereotipo un po’ abusato, ma si riesce ad evitare di farne una macchietta, e diventa tridimensionale non solo nel suo ruolo di madre, ma anche nel rapporto con l’idraulico Jakob (Mikael Persbandt), che con lei vorrebbe una storia seria. A chi infine si lamenta che nelle serie in generale, e anche qui, ci si preoccupa sempre troppo di insegnare come far bene le fellatio e troppo poco a far bene il cunnilingus mi unisco io, ma c’è tempo per esplorare ulteriormente anche questi aspetti, che comunque si dimostra, dal proprio atteggiamento, di non voler trascurare.

La sessuologa clinica nella vita reale Lindsay Doe, che su YouTube ha un canale chiamato Sexplanations (che non ha nessun legame di per sé con questa serie) ha detto (non chiedetemi in quale delle molte puntate) che la domanda che le pongono più spesso le persone è “Sono normale?”. Azzardo a dire che qui si risponde un pochino a quella domanda nel senso che si mostrano tante situazioni e tanti comportamenti, o per lo meno si comincia a farlo sbirciando nell’argomento, e si mostra che la normalità ha tante facce. Lo stesso protagonista Otis, che pure lo sa bene, si sente diverso, indietro rispetto ai propri compagni (1.06). Se sotto i riflettori c’è la pubertà, la serie parla di fatto di sesso anche agli adulti perché alcune problematiche rimangono vere a tutte le età.

Si è molto espliciti, anche nel mostrare, si potrebbe forse dire pruriginosi ma l’intento non è di ammiccamento o solleticamento, è più maturo e si è attenti a non scindere la parte carnale dalle questioni psicoaffettive, e si mostrano con naturalezza insicurezze, imbarazzi e desideri. Per me la si può sicuramente inserire già fra le migliori serie del 2019.  


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