Che cosa significa essere
una donna? Essere zittita se vuoi usare la tua voce, magari per sempre se
quello che canti dà speranza alle altre. Essere vilipesa e vista come un
pericolo se mostri talento, estro, doti particolari. Essere allontanata ed
emarginata se sei diversa. La sola via d’uscita è unirsi alle altre, è contare
sulla sorellanza.
Sembra questo il messaggio
di fondo di The Nevers (HBO, Sky Atlantic),
ambientato nella Londra vittoriana. Joss Whedon è diventato Joss Whedon per una
ragione: si sarà anche giustamente trasformato in un paria per i comportamenti
abusanti di cui è stato accusato, ma non c’è dubbio che sappia fare il suo
mestiere. In questa produzione si sente il suo stile e il suo gusto, e quello
del suo team (Jane Espenson in primis), compresa la sua inclinazione a ibridare
i generi e a costruire arguti repartee.
Questa non è la più riuscita delle sue opere, ma questa creazione steampunk è
solida a sufficienza, con pennellate che rimandano alla settimana stagione di Buffy
(con le “potenziali”) e magari echi di Dollhouse e Firefly. Percepire lui dietro a tutti per molti sarà
una nota dolente, ma non per me, che non ho difficoltà in questa istanza a
separare opera e autore.
A causa di un evento
sovrannaturale di una nave spaziale aliena che rilascia delle spore, alcune
persone, donne soprattutto ma non solo, ricevono doti particolari, chiamate
“turn” in originale, “svolte”. Sono i “Toccati”, visti dal governo britannico e
dalla popolazione ordinaria come un pericolo. Amalia True (Laura Donnelly, Outlander),
una giovane vedova che ha delle premonizioni a flash su eventi futuri, prende
sotto la sua ala protettrice le sue simili in un orfanatrofio, di proprietà di
Lavinia Bidlow (Olivia Williams, Counterpart), una ricca ereditiera
confinata sulla sedia a rotelle. Accanto ad Amalia, che ha periodica necessità
delle cure del dottor Horatio Cousens (Zackary Momh) che ha il potere della
guarigione, c’è la sua migliore amica Penance Adair (Ann Skelly), prodigiosa
inventrice che precorre il suo tempo. Da lei è attratto Augustus “Augie” (Tom
Riley), fratello minore di Lavinia, anche lui con un potere che tiene segreto,
quello di possedere la mente degli uccelli. Altre dotate di “svolte” sono la
matura Lucy (Elizabeth Berrington), che distrugge le cose al toccarle; Myrtle
(Viola Prettejohn), che parla infinite lingue mescolandole; Primrose (Anna
Devlin), alta più di tre metri; Harriet (Kiran Sonia Sawar), che con un soffio
tramuta tutto in vetro; Désireé (Ella Smith), prostituta che riesce a far
confessare a chiunque quello che chiede; l’angelica Mary (Eleanor Tomlinson, Poldark), che con la sua voce riesce a
cantare una melodia che quelli come lei riescono a sentire… Di quest’ultima è
innamorato Frank Mundi (Ben Chaplin), l’ispettore di Scotland Yard, che cerca
in particolare di catturare Maladie/Sarah (Amy Mandon) che, squilibrata e piena
di dolore, è a capo di un gruppo di ribelli, fra cui Annie (Rochelle Neil) che
produce e lancia fuoco dalle mani. Nelle loro vicende rimane coivolto anche
Nimble Jack (Vinnie Heaven), ladro transessuale che riesce a produrre degli
scudi “volanti”.
A capo del potere tradizionale
che non vede di buon occhio i cambiamenti c’è Lord Gilbert Massen (Pip Torrens,
The Crown, Poldark), che incarna il passato, l’Impero, il patriarcato; il
dottor Edmund Hague (Denis O’Hare, True
Blood, American Horror Story) è
un chirurgo che fa esperimenti sui “toccati” per capirne le “svolte”; Hugo
Swann (James Norton) è un aristocratico pansessuale che impiega le doti di
questi esseri speciali nel suo privato club sessuale; il “Re Mendicante” (Nick
Frost) è un leader dei criminali londinesi; i “puristi”, che si identificano con
un fazzoletto rosa annodato intorno al braccio, pure, sono un movimento di
persone ostili.
La prima stagione è stata
suddivisa in due parti, e a chiusura della prima vendono date alcune essenziali
spiegazioni su come tutto questo ha avuto origine. In “True” (1.06) infatti la
narrazione si sposta in un futuro remoto in cui un’unità di soldati della
Coalizione di Difesa Planetaria (PDC) cercano di difendere un Galanthi da
un’altra fazione chiamata FreeLife Army. I Galanthi sono una razza aliena in
grado di attraversare portali spazio-temporali che cercano di aiutare gli umani
a salvare una terra sull’orlo dell’annientamento ecologico. A emergere è il
personaggio di Stripe (Claudia Back). Qui il fulcro della mitologia di base,
che dall’elenco di personaggi sopramenzionati è evidente essere molto ricca e
dettagliata, è definito con chiarezza, e chiude la parentesi whedoniana.
Che sia un’allegoria
antropologico-politica è perfino scontato da dire. Quella che è riuscita è la
commistione passato-presente-futuro in modo che commenta la realtà su più
livelli temporali. E l’asse di scontro principale è fra tradizione e progresso.
Lord Masse e Amalia hanno un diverbio in cui lui sostiene che il caos non è
cambiamento, che nel mondo c’è un’armonia che vale la pena preservare, e che
gridare per avere riconoscimento non rende la gente degna di ottenerlo. Lei
ribatte acutamente che l’armonia, per come la capisce lei, è formata da voci
differenti che cantano note differenti, al che lui rincalza ammettendo che è
vero, ma che una è sempre sopra all’altra (1.01). In seguito (1.05),
l’aristocratico osserva che una cosa che minaccia l’ordine naturale, per quando
carina possa essere, è per definizione mostruosa, mentre il Re Mendicante
sostiene che in realtà non c’è niente di naturale nell’ordine. Quello che è il
motore di fondo ideologico qui sembra perciò essere proprio la lotta e
l’equilibrio fra rivoluzione e restaurazione, fra passato e futuro, in ogni
possibile declinazione, come si incontrano e scontrano.
Si è in bilico fa momenti
di lotta fisica e momenti più meditati e delicati, ma nel personaggio centrale
della tosta True c’è matura disillusione, ma anche consapevolezza
dell’importanza di combattere per quello in cui si crede. E senso di solidarietà,
particolarmente solido nell’amicizia fra lei e Penance, che ancora le vicende.
Dal settimo episodio la serie va in mano alla showrunner britannica Philippa Goslett, di cui al mio scrivere ancora si devono vedere le creazioni (previste per il 2022), e si può solo aspettare per capire che cosa il programma diventerà.
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