sabato 8 luglio 2023

SILO: una entusiasmante distopia

"Non sappiamo perché siamo qui. Non sappiamo chi ha costruito il silo. Non sappiamo perché tutto ciò che è fuori dal silo è così com'è. Non sappiamo quando sarà sicuro uscire. Sappiamo solo che quel giorno non è oggi". Viene ripetuto più volte, quasi un mantra, questo ricorsivo epigramma che gli abitanti del Silo della omonima serie distopica di AppleTV+ conoscono a memoria. È ideata da Graham Yost (Justified) e basata sulla La Trilogia del Silo, nove romanzi dell'autore Hugh Howey. Ha debuttato lo scorso 5 maggio 2023 ed ha appena chiusa la sua coinvolgente prima stagione con una season finale appagante, ma alo stesso tempo intrigante a sufficienza da lasciare sete per una già confermata seconda stagione. Sin dall’esordio è molto appassionante, una serie che sa quello che è e dove vuole andare e non perde tempo, asciutta, efficace, di grande atmosfera. La sigla, soprattutto musicalmente parlando, richiama Westworld, ed è uno spettacolo in sé con i suoi giochi di spirali, scale a chiocciola, e rimandi al DNA, alla spina dorsale e al generatore che sostiene la vita della comunità ritratta. 

Siamo in un futuro imprecisato e la gente vive in un bunker sotterraneo, il silo del titolo, da cui non ha la possibilità di uscire a meno che non lo chieda espressamente. In quel caso, se proprio dice ad alta voce “Voglio uscire”, non può più ritirarlo, diventa irrevocabile, la persona viene arrestata ed espulsa, cosa che equivale ad un suicidio, perché la vita fuori è invivibile. Ma lo è davvero? Viene chiesto a queste persone, debitamente preparate con un apposito abbigliamento stile “astronauta”, di pulire una volta uscite il vetro degli oblò delle vetrate da cui la comunità che abbandonano riesce a guardare fuori e che mostrano una terra invivibile, e gli eventuali cadaveri di chi è uscito. Non sono però obbligati a farlo. Se si deve eliminare qualcuno dalla comunità in ogni caso, lo si manda “a pulire”, come dicono in gergo.

Agli inizi della storia si festeggia il 140° anniversario del Giorno della Libertà, il giorno in cui fu sedata una ribellione che minacciava di aprire le porte del silo al mondo esterno, durante la quale sono stati distrutti tutti i file e i libri appartenenti al mondo passato.  Quello che è stato prima non si sa, si conosce solo attraverso “reliquie”, oggetti del mondo passato, ammessi solo se legali. I livelli del silo sono numerosissimi e tutta la vita è regolata da ferree regole sotto il controllo del Giudiziario. La serie debutta con lo sceriffo Holston (David Oyelowo) che chiede di poter uscire. Tempo prima lo aveva fatto la moglie Allison (Rashida Jones), convinta che fuori non fosse così invivibile come dicevano, a seguito della scoperta di alcuni file e, pur avendo ricevuto l’autorizzazione a rimanere incinta, sospettosa del fatto che i loro problemi di fertilità non fossero dovuti a loro. George, l’esperto di computer con cui Alison aveva fatto queste scoperte, viene trovato ucciso, e Juliette (Rebecca Ferguson, anche produttrice esecutiva), che era la sua ragazza (con cui aveva una relazione, anche se non autorizzata), è convinta che non sia un suicidio come vogliono far credere. Lei è un’ingegnera da cui dipende il buon funzionamento del motore che tiene in vita il silo e George l’aveva messa a parte di alcune scoperte.

Presto si sente in dovere di accettare una proposta che le arriva dalla sindaca Ruth (Geraldine James, Anne with and E) e diventerà lei la nuova sceriffa, incarico che accetta per poter meglio indagare. Viene affiancata nel suo ruolo da Paul Billings (Chinaza Uche), vero esperto del Patto, il documento che regola la vita nel loro microcosmo, e affetto dalla "sindrome", una condizione medica che provoca tremori che vuole tenere nascosta. Juliette finirà per scontrarsi con Robert Sims (Common) il minaccioso capo della sicurezza, e con Bernard Holland (Tim Robbins), a capo del Dipartimento IT. Trova invece degli alleati, anche se in qualche caso riluttantemente, in Patrick Kennedy (Rick Gomez), un rustico addetto alla manutenzione ed ex contrabbandiere di "reliquie", e nel timido Lukas Kyle (Avi Nash), un esperto di tecnologia che per primo le fa notare che nel cielo ci sono dei puntini luminosi, anche se nessuno dei due sa che cosa possano essere. Juliette scoprirà che le cose non sono come sembrano. E lo scopriamo anche noi. È separata dal padre, il dottor Pete Nichols (Iain Glen, Il Trono di Spade) da quando era ragazzina, e ad avere nei suoi confronti un ruolo genitoriale e farle da confidente è “Walk”, ovvero Martha Walker (Harriet Walter, Succession) esperta di ingegneria elettrica che gestisce un'officina nei livelli inferiori del Silo da cui non esce letteralmente mai.

Con grande atmosfera, e un’illuminazione di primordine che impedisce che ci sia la sensazione di claustrofobia nonostante di svolga in sotterraneo, questa distopia procede lla creazione di un mondo istantaneo. Il world building avviene senza spiegoni o complicanze e riesce ad essere dettagliato e a fornire i punti di riferimento essenziali per muoversi con agilità in quel contesto, come il fatto che i vari piani del silo, oltre 100 e privi di ascensore, si portano dietro anche differenze di classe (più socialmente importante sei percepito, più stai in altro). Le tematiche che si toccano sono legate alle divisioni sociali, al potere delle informazioni e come vengono usate o tenute nascoste per il controllo sociale, all’autoritarismo, alla nascita di teorie di cospirazione, alle menzogne del potere, al valore del vedere (il panottico che è il silo, in cui tutti vengono controllati anche senza saperlo, quello che si vede fuori, le immagini del mondo di prima), il ruolo della memoria… Come scrive Lucy Mangan sul Guardian, è uno studio sulla cancellazione e su chi può scrivere e riscrivere la storia e tratta anche dei vantaggi e degli svantaggi che si incrociano e competono di sapere la verità o di negarla, sia per l'individuo e per la collettività; un ruolo di rilievo lo hanno anche un paio di donne anziane (la sindaca e Walk), cosa rara e preziosa da vedere, che ho apprezzato.

Si tratta di un drama fantascientifico ibridato con una storia da detective, uno di quegli appuntamenti a cui non vedi l’ora di concederti non appena esce il nuovo episodio. Le prime due puntate in particolare sono uno dei debutti migliori dell’anno, con la terza c’è forse un calo perché ci si focalizza sulle indagini, ma non c’è un momento di stanca, la trama si infittisce e ti trascina fino alla fine. Per me  indubbiamente una dei programmi migliori dell’anno. 

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