Si è chiusa come previsto,
dopo la conclusione della sesta stagione, l’apprezzata The Crown, che ogni due stagioni ha cambiato l’attrice che ha dato
il volto alla Regina Elisabetta. Mi ha molto convinta l’interpretazione di Imelda Staunton, professionista
di grande spessore ed esperienza con al suo attivo anche una nomination
all’Oscar, ma nota al grande pubblico soprattutto per la sua partecipazione ai
film di Harry Potter. Ha incarnato
una sovrana ormai matura, forte della propria esperienza, ma anche limitata
dalle difficoltà derivanti da una società molto diversa da quella che era
quando ha cominciato a regnare.
Pur considerando la
recitazione al pari rispetto al passato, condivido l’impressione generale di un
calo qualitativo della serie in confronto alle prime stagioni. Risulta
legittimo domandarsi se questo declino sia dovuto al fatto che non conosciamo “direttamente”
gli eventi storici e quindi attribuiamo maggiore realismo, verità, aderenza ai
fatti, pregnanza a quello che ci è stato raccontato inizialmente, mentre lì
dove abbiamo vissuto i momenti narrati abbiamo maggiori obiezioni e perplessità,
se siamo più indulgenti insomma con eventi più cronologicamente distanti da noi,
o se effettivamente ci sia stata minore capacità di analisi di fatti che,
troppo freschi, non hanno la stessa obiettività e capacità critica, pregnanza
storiografica potremmo dire, che un distacco temporale avrebbe reso più facile.
Personalmente tendo alla seconda ipotesi, ma con un pizzichino anche della
prima.
La sesta stagione si è
costruita in due blocchi – che appropriatamente Netflix ha rilasciato in due
momenti diversi: il primo il 26 novembre, il secondo il 14 dicembre 2023. Nella
prima tranche il fulcro delle vicende è stata Lady Diana, la sua storia con
Dodi Al-Fayed fino al tragico epilogo della morte insieme nel tunnel dell’Alma
nel 1997. Anche chi avesse vissuto in semi-eremitaggio – come è stato
sicuramente per me in quegli anni a causa della mia malattia - difficilmente
non ha sentito più versioni e storie su quei fatti, compreso il possibile
coinvolgimento (omicidio?) da parte della Corona, possibilità che qui viene
esclusa in toto, e se di responsabilità si è parlato è solo di atteggiamento
che ha allontanato la principessa e di disagio nei confronti di quel possibile
legame sentimentale. C’è chi contesta la ricostruzione delle vicende (e io non
sono in grado di valutare chi possa avere ragione), ma la narrazione pare
plausibile, e quello che si ammira è la resa finzionale di moltissime immagini
che sono impresse nella memoria collettiva. Penso in particolare al momento in
cui lei si trova a Portofino seduta sul bordo di una passerella sullo yacht del
padre di Dodi e indossa un costume da bagno intero color turchese, ma anche ad
altro. Elizabeth Debicki, che per questo ruolo ha vinto nel 2024 il Golden
Globe e il Critics Choice Television Award come miglior attrice non
protagonista, oltre ad aver ricevuto una nomination all’Emmy, è stata
eccellente nella parte ma è stata assistita da un “trucco e parrucco”, e in
generale da una messa in scena sotto ogni profilo, che l’ha resa estremamente
credibile.
Per chi avesse visto il
film del 2006 The Queen, la cui
sceneggiatura pure era di Peter Morgan, qui ideatore e sceneggiatore, i momenti
successivi alla dipartita della “principessa del popolo” hanno avuto il sapore
di qualcosa di già visto, per me sicuramente che ho trovato quegli specifici
momenti meglio realizzati nella pellicola cinematografia, per l’attenzione che
si è data alla reazione della Corona. La storia di Diana era alla fine anche
qualcosa di cui la serie doveva liberarsi, e il prosieguo è stato più a tutto
tondo e ha dato uno spaccato più variegato. C’è stata la Willymania (6.05) del
timido principe William adorato dal pubblico; Blair, agli inizi più amato della
regina e i tentativi si svecchiare la monarchia (6.06); l’introduzione
effettiva di Kate come personaggio di rilievo (6.07) e l’indicazione che la sua
conoscenza del primogenito di Carlo fosse più studiata (dalla madre di lei) che
puramente casuale; gli infarti e l’ultimo periodo di vita della principessa
Margaret (6.08), vulnerabile e indifesa; la morte della regina madre, i 50 anni
del giubileo e ancora la storia d’amore fra William e Kate (6.08); le nozze di
Carlo e Camilla, e qualche accenno ad Harry (6.09).
La scena finale è stata molto toccante: ha visto tutte e tre le interpreti della regina (quindi oltre a Imelda Staunton anche Olivia Colman e Claire Foy – entrambe vestite di nero, versioni di lei già morte, mentre lei è in bianco) una accanto all’altra (una e trina). La regnante donna più longeva della storia (più a lungo di lei ha regnato solo Luigi XIV) passa davanti alla visione di una bara, la sua, drappeggiata con lo Stendardo Reale (sopra ci sono la corona, lo scettro e la sfera, e un mazzo di fiori). Vede la sé stessa del 1945 (Viola Prettejohn), che indossa l'uniforme del Servizio Ausiliario dei Trasporti, che si congeda con il saluto militare. Poi appaiono appunto le altre due versioni di sé, e lei si incammina per la navata centrale della chiesa sulle note della cornamusa che suonano "Sleep, Dearie Sleep", che Elisabetta aveva scelto per il suo funerale, che proprio nelle ultime battute era stato da lei pianificato come richiesto. Si dirige verso la porta della chiesa da cui esce una intensa luce: un modo elegante di segnalare la sua dipartita.
The Crown è stata una serie davvero notevole perché ha saputo guardare sia nell’aspetto istituzionale che in quello umano delle persone che l’hanno incarnata, una realtà che sembra anacronistica ai moderni e ha impattato in modo concreto, almeno per me così è stato, il modo di interpretare i fatti reali. È riuscita a farlo in un modo che ha saputo ben calibrare il pubblico e il privato, le ragioni storiche a quelle quotidiane a contingenti, con un buon equilibrio fra serietà e frivolezza. Sarà un metro su cui altre fiction che dovessero affrontare queste tematiche verranno misurate. Questa è stata la sua forza e la sua legacy, il suo legato, la sua eredità spirituale. Per chi ama queste cose poi, The Guardian ha fatto una classifica di tutti 60 gli episodi di The Crown dal meno al più riuscito: qui.
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